L’OLOCAUSTO DI DRESDA E LO SQUILIBRIO DELLA COLPA (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Gennaio e Febbraio 2022)

L’OLOCAUSTO DI DRESDA E LO SQUILIBRIO DELLA COLPA

di Riccardo Percivaldi

«I “democratici”, che affermano di aver “liberato” il popolo tedesco da Hitler, non hanno portato nient’altro che terrore e distruzione. A Dresda, uccisero diverse centinaia di migliaia di persone in una sola notte d’inferno e distrussero innumerevoli tesori d’arte. Le donne che stavano partorendo i propri figli, nelle sale parto degli ospedali in fiamme, si buttarono fuori dalle finestre, ma nel giro di pochi minuti, queste madri con i loro bambini, ancora appesi al cordone ombelicale, furono anch’essi ridotti in cenere. Migliaia di persone che le bombe incendiarie avevano trasformato in torce umane si buttarono negli stagni, ma il fosforo continuava a bruciare anche nell’acqua. Anche gli animali dello Zoo, gli elefanti, i leoni e gli altri, cercavano disperatamente l’acqua, come gli umani. Ma tutti loro, il neonato, la madre, il vecchio, il soldato ferito e l’animale innocente dello Zoo e della stalla, morirono in modo orribile in nome della “liberazione”».

Thomas Brookes

 «Volando abbastanza alto da evitare l’artiglieria antiaerea, il pilota del bombardiere notturno che liberava il suo carico non ascoltò mai le grida della madre, né vide mai la carne bruciata del bambino. Questo fu il vero Olocausto, una parola che significa morte prodotta dal fuoco».

Nicholas Kollerstrom

 In ogni tempo la storia di determinati conflitti, scritta da parte di coloro che hanno imposto con la spada il proprio dominio sui vinti, ne riporta esclusivamente una versione unilaterale e distorta, spesso in contraddizione con la realtà dei fatti, che risponde solo alla necessità di consegnare ai posteri un’immagine positiva del Potere che grazie a quella vittoria ha conseguito il suo trionfo, cancellando, per ragioni di opportunità e propaganda, tutto ciò che non si accorda con i suoi progetti di controllo e di dominio dei popoli soggiogati, i quali spesso, oltre alla sconfitta subita, perdono anche la memoria del proprio passato, quando questa non venga addirittura sostituita con una narrazione completamente falsificata dalla propaganda dei vincitori, una volta divenuta cultura ufficiale, al preciso scopo di avvilire, colpevolizzare e spegnere ogni desiderio di rivincita di coloro che da uomini liberi sono passati alla condizione di sudditi, educati per generazioni a considerare liberatori i propri carnefici ed eterni nemici.

Accade così che uno dei peggiori crimini di guerra della storia, quale fu in effetti il bombardamento di Dresda, venga dipinto dalla cultura ufficiale e accademica come “un inevitabile prezzo da pagare per la liberazione dell’Europa e del mondo dalla barbarie nazista”. I tedeschi, si dice, diedero inizio alla guerra aerea, precipitarono il mondo nell’abisso del secondo conflitto mondiale e perpetrarono crimini infinitamente maggiori. In fondo “se lo sono meritati”. A Dresda, è vero, morirono tante persone ma lo si fece – concludono i custodi dell’ortodossia democratica – “per il bene dell’umanità”.

I fatti raccontano tutt’altra storia. I bombardamenti terroristici contro la popolazione civile cominciarono in realtà su iniziativa di Winston Churchill per provocare i tedeschi e indurli così a colpire per ritorsione le città inglesi. Per il cinico Primo Ministro britannico questo era l’unico sistema per infiammare il suo popolo di un feroce sentimento germanofobo e convincere la recalcitrante opinione pubblica del suo Paese, maggiormente propensa ad una politica di conciliazione con la Germania, a combattere una guerra che nessuno voleva.

L’idea di fondo era che bisognava provocare Hitler fino al punto che questi, per fermare il massacro dei suoi connazionali, fosse obbligato a trasformarsi in aggressore e a quel punto la propaganda di guerra britannica, capovolgendo i fatti, avrebbe fatto sembrare gli attacchi tedeschi come dei bombardamenti indiscriminati mentre quelli inglesi come delle giuste ritorsioni, innescando una spirale di violenza che avrebbe dato il pretesto a Churchill di mettere a ferro e fuoco l’Europa.

Un documento ufficiale della RAF suggeriva: «Se la Royal Air Force assalisse la Ruhr, distruggendo gli impianti petroliferi con le sue bombe più precise e le proprietà cittadine con quelle cadute fuori bersaglio, la richiesta di rappresaglie contro l’Inghilterra potrebbe rivelarsi troppo forte per la resistenza dei generali tedeschi. In realtà, lo stesso Hitler probabilmente guiderebbe la rivolta».

J.M. Spaight, primo Assistente Segretario al Ministero dell’Aeronautica durante la guerra, ammise nel suo libro del 1944 Bombing Vindicated che: «Poiché eravamo dubbiosi sull’effetto psicologico della distorsione della verità, che eravamo noi ad aver iniziato l’offensiva dei bombardamenti strategici, rifuggimmo dal dare alla nostra grande decisione dell’11 Maggio 1940 la pubblicità che meritava. Questo fu sicuramente un errore. Perché era stata una splendida decisione». [1]

Sin dall’inizio della guerra la Luftwaffe, al contrario, si era astenuta da qualunque attacco sull’Inghilterra. Nonostante ciò il 10 maggio 1940, appena divenuto Primo Ministro, Churchill ordinò di dare inizio ai bombardamenti aerei, chiarendo l’8 luglio: «Una cosa ci permetterà di ricacciare e piegare il nemico: una guerra aerea illimitata che distruggerà tutto».

La distruzione della Germania e dell’Europa era un chiodo fisso nella mente del Primo Ministro, che già nel 1936 aveva dichiarato arrogantemente al generale americano Wood: «La Germania sta diventando troppo forte, deve essere distrutta!»

Decomposing corpse of man with swastika arm band in Dresden, Germany, after the fire bombing during World War II. The aerial bombardment of the civilian center was one of the worst atrocities of the war.

Lo storico F. Veale afferma che il raid dell’11 maggio: «Sebbene in sé stesso poco importante, fu un evento epocale, poiché fu la prima rottura deliberata della legge fondamentale della guerra civilizzata secondo cui le ostilità devono essere condotte solo contro le forze armate del nemico», dato che «l’esclusione dei non combattenti dalla sfera delle ostilità è la distinzione fondamentale tra la guerra civilizzata e quella barbarica».

Ma Churchill, che non si faceva condizionare da simili scrupoli, il 16 luglio incitò apertamente al massacro sbraitando: «e ora mettete a fuoco l’Europa!». La ritorsione tedesca tuttavia non arrivava. Anzi Hitler, dopo aver rifiutato sdegnosamente il consiglio di Raeder, Jodl e Jeschonnek di ordinare il bombardamento a tappeto di Londra, continuava a offrire all’Inghilterra la pace.[2]

Il 20 luglio 1940 l’ambasciatore inglese a Washington chiese all’ambasciatore tedesco, di sua iniziativa ed in modo informale, quali fossero le condizioni della Germania. L’offerta era la seguente: «La Germania ritirerà le sue truppe dalla Francia, dall’Olanda, dal Belgio, dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia. Chiedo all’Inghilterra solo di avere carta bianca sui paesi dell’Est e, naturalmente, l’annessione delle antiche regioni tedesche». Condizioni molto modeste, che qualsiasi statista in buona fede avrebbe accettato. [3]

Ma Churchill, che agiva per conto dell’alta finanza ebraica i cui interessi capitalistici poco si accordavano con le politiche autarchiche e socialiste della nuova Germania – tese ad anteporre l’interesse del popolo su quello degli usurai – dopo esserne venuto a conoscenza, ordinò immediatamente una serie di attacchi terroristici contro Berlino. Questo era l’unico modo per scongiurare il pericolo di una pace duratura sul continente, che avrebbe segnato il definitivo affrancamento dell’intera Europa dalla criminalità organizzata di Londra e Wall Street. [4]

Infatti Churchill, nel suo discorso alla Guildhall nel luglio 1943, confesserà: «Siamo entrati in guerra di nostra spontanea volontà, senza che venissimo direttamente attaccati», vantandosi in una lettera a Stalin il 1 gennaio 1944: «Non abbiamo mai pensato alla pace, nemmeno in quell’anno quando eravamo completamente isolati ed avremmo potuto fare la pace senza troppe conseguenze per l’Impero Britannico».

E tuttavia solo dopo 15 giorni di bombardamenti terroristici Hitler decise di ordinare la ritorsione sulla città di Coventry. Tale raid fu comunque condotto secondo le leggi di guerra e contro legittimi obiettivi tattici. Nel complesso, durante tutta la campagna di bombardamenti aerei, il rapporto tra vittime inglesi e tedesche fu di 1 a 10. [5]

Il dottor Wesserle, che aveva assistito al bombardamento tedesco su Praga, riconobbe che «non ci può essere paragone tra la brutalità dell’offensiva aerea anglo-americana e la pochezza degli sforzi tedeschi e italiani». Analoga disparità emerge dalle istruzioni che le rispettive aeronautiche rilasciavano ai loro piloti. Le cavalleresche prescrizioni della Luftwaffe precisavano che «in linea di principio non è ammesso l’attacco alle città a scopo di terrorismo contro la popolazione. Qualora però si verifichino attacchi terroristici nemici contro città aperte, prive di protezione e difesa, attacchi di rappresaglia possono costituire l’unico mezzo per distogliere il nemico da questa tattica brutale di guerra aerea. La scelta del momento verrà determinata innanzi tutto dallo svolgersi dell’attacco terroristico nemico. In ogni caso l’attacco dovrà mostrare chiaramente il proprio carattere di rappresaglia».

I principi della RAF, al contrario, addestravano i piloti a compiere dei massacri indiscriminati e dopo un susseguirsi di direttive che indicavano con sempre maggior chiarezza che l’obiettivo da colpire era la popolazione civile, finalmente il 14 febbraio 1942, infrangendo ogni norma di diritto bellico, il Gabinetto di Guerra di Churchill istigò i capi militari: «Bersaglio degli attacchi del Bomber Command contro la Germania non dovranno essere le industrie o altri obiettivi militari, bensì il morale della popolazione civile, soprattutto dei lavoratori dell’industria».

Lo stesso giorno il Maresciallo dell’Aria Charles Portal, capo di Stato Maggiore della RAF, incitò più esplicitamente al genocidio, ordinando: «In riferimento alle nuove regole sui bombardamenti: io credo sia chiaro che i punti di mira devono essere le aree edificate e non, ad esempio, i dock o le fabbriche aeronautiche, nel caso siano menzionati. Questo deve essere evidente, se non è stato ancora compreso».

A conferma della criminale strategia britannica il Capo del Bomber Command, Maresciallo dell’Aria Arthur Harris (soprannominato dai suoi stessi equipaggi the Butcher, il Macellaio), famoso per vantarsi con la bava alla bocca «uccido migliaia di persone ogni notte», confessò nelle sue memorie pubblicate nel 1948 che: «Il nostro vero obiettivo fu sempre il cuore delle città».

Da questo momento inizia dunque la metodica distruzione di millenni di storia e di civiltà europea. Gli angloamericani cominciarono a radere al suolo città come Lubecca, Colonia, Dresda, in totale violazione della Convenzione dell’Aja concernente le leggi e gli usi della guerra per terra.

L’Olocausto di Dresda fu il crimine più mostruoso della Seconda guerra mondiale. Esso superò per barbarie e ferocia perfino il bombardamento atomico del Giappone [6]. Ancora oggi molti si interrogano sulle sue reali finalità. Dal momento che la città non ospitava né industrie pesanti né obiettivi strategici, esso sfugge ad ogni logica militare. Al contrario, la città in quel periodo era divenuta meta di migliaia di rifugiati in fuga dalla barbarie bolscevica. I vertici militari alleati erano perfettamente consapevoli di ciò e tuttavia ordinarono la distruzione di Dresda. Perché?

L’esercito americano si difese con il pretesto che la città era un importante nodo di comunicazione e che i bombardamenti a tappeto dovevano servire a distruggere l’infrastruttura che sosteneva lo sforzo bellico del nemico. Ma poiché le bombe ad alto esplosivo e gli ordini incendiari sganciati dalla RAF presero di mira solo le aree residenziali, questa giustificazione è assurda. Basti pensare che la ferrovia, appena scalfita, ritornerà a funzionare entro pochi giorni.

Ugualmente falsa è l’ipotesi che l’attacco servisse a minare il morale della popolazione per costringerla alla resa. Questa giustificazione poteva essere vera all’inizio della guerra aerea, ma già nel 1943 i vertici militari erano perfettamente consapevoli della loro inutilità, grazie ai rapporti costantemente negativi dell’US Strategic Bombing Survey. Come ci illustra Giuseppe Federico Gergo:

 «Le persone morte per le incursioni della RAF furono vittime di una strategia che, oltre a non avere reali finalità militari, assai presto si sospettò non fosse neppure in grado di deprimere il morale della popolazione nemica, come è dimostrato dal fatto che già alla fine del 1940 lo stato maggiore britannico dubitava che questo obiettivo si sarebbe mai raggiunto. Nonostante ciò i bombardamenti non furono interrotti dopo che si era dichiarato che non erano più indispensabili, ma anzi furono continuati e intensificati quando i pretesti per la loro continuazione da tempo erano venuti meno, in questo modo trasformando l’uccisione di massa di civili in una comune arma routinaria, che per di più si dimostrava assai lontana dall’essere di reale utilità per vincere il conflitto».

 Il vero motivo della distruzione di Dresda è molto più inquietante di quello che si potrebbe immaginare. Qui siamo di fronte a un premeditato e sistematico sterminio di civili, che nella mente diabolica dei suoi pianificatori aveva come unico scopo quello di produrre il maggior numero di vittime, soprattutto donne e bambini.

Nel 1990 David Irving portò alla luce una scioccante dichiarazione di Winston Churchill, in cui il “paladino della democrazia” ordinava a sangue freddo: «Non voglio nessun suggerimento su come distruggere obbiettivi militarmente importanti vicino a Dresda. Voglio suggerimenti su come possiamo arrostire i 600.000 profughi che si sono rifugiati da Breslau a Dresda[7]

Lo scopo principale del bombardamento era dunque uccidere i civili (non danneggiare l’industria, non piegare il morale della popolazione per indurla alla resa). Basti pensare dopo la tempesta di fuoco, quando ormai della città non rimaneva più nulla partì un terzo attacco di squadriglie aeree che scendevano a bassa quota per mitragliare gli ultimi superstiti che cercavano disperatamente di mettersi in salvo [7b].

Questo fatto è di estrema importanza poiché ci fa capire il vero movente criminale che dettò la partecipazione alla seconda guerra mondiale da parte dell’Inghilterra e degli Stati Uniti, falsamente dipinti dalla propaganda come “liberatori”. Churchill era spaventato poiché la fine della guerra sembrava imminente e se i tedeschi si fossero arresi troppo presto le vittime sarebbero state inferiori al desiderato. Secondo lui bisognava far durare la guerra più a lungo possibile per sterminare il maggior numero di civili.

Poco prima alla Conferenza di Yalta, parlando della pulizia etnica che avrebbe accompagnato le espulsioni dei tedeschi dai territori dell’Est confessò a Stalin «che c’erano molte persone in Gran Bretagna che erano imbarazzate al pensiero della deportazione ma affermò che, lui personalmente, non aveva alcuno scrupolo. Sei o sette milioni di Tedeschi erano già stati ammazzati e un altro milione o milione e mezzo sarebbe stato probabilmente sterminato prima della fine della guerra. Queste idee per il futuro non erano affatto discorsi a vanvera di propaganda, ma erano le opinioni vere e proprie del Primo Ministro Britannico. Alla 4^ sessione della Conferenza di Yalta, il 7 Febbraio 1945, Churchill rafforzò il suo concento anti-umanitario dichiarando “che non rientrava nei propositi di cessare l’eliminazione dei Tedeschi”. Una settimana più tardi avvenne il genocidio di Dresda da parte dei bombardieri inglesi e americani».[8]

Possiamo dunque gettare nella pattumiera tutte le tesi-pretesto sulla “necessità morale” di impedire l’olocausto e annientare la “volontà nazista” di conquista del mondo, con cui si è cercato fino ad oggi di giustificare i crimini dei vincitori. La verità, invece, è che gli angloamericani non combattevano contro Hitler o contro il “nazismo”, e neppure soltanto contro i tedeschi e i loro alleati. Essi combattevano una guerra di sterminio contro l’Europa intera per distruggere la sua civiltà e i popoli che l’avevano creata.

Come ha giustamente riassunto John Kleeves: «L’ideale per gli Stati Uniti [e gli inglesi ndr] sarebbe stato che tutti i paesi europei fossero giunti alla conclusione delle ostilità completamente distrutti, sia quelli alleati che avversari, sia vinti che vincitori, e possibilmente anche quelli neutrali».

Se il tempo glielo avesse permesso con tutta probabilità gli angloamericani avrebbero incenerito tutta l’Europa con decine o centina di bombardamenti atomici, chimici e batteriologici fino a trasformarla in una landa desolata e senza più nessuna forma di vita. I vertici alleati avevano già pianificato:

 «Il lancio di bombe a gas su trenta targets cities, prima fra tutte Monaco, Augusta, Norimberga, Stoccarda, Karlsruhe, Berlino, Colonia, Dusseldorf, Lipsia e Dresda, considerato praticabile da Churchill in un discorso ai capi di Stato Maggiore il 6 luglio 1944 e in un memorandum agli stessi il 26 luglio; all’epoca, l’Inghilterra dispone di 26.000 tonnellate di bombe con gas mostarda e 6000 con fosgene, mentre viene previsto anche l’impiego dell’aggressivo gas chimico “Lhost” contro sessanta città. L’operazione di guerra chimica, della durata di quindici giorni, avrebbe comportato 5.600.000 tedeschi “direttamente colpiti” e in massima parte soccombenti, e 12 milioni di intossicati, essendo sprovvisto di maschere antigas il 65% della popolazione […]

«Invero, già nell’estate del 1940 l’uso dei gas contro le truppe nemiche era stato previsto da Churchill nell’evenienza di uno sbarco tedesco in Inghilterra. Ed egualmente, cessato ogni possibile ritorsione da parte nipponica, l’uso dei gas era stato previsto dagli americani nel Pacifico […] Quanto ad un altro aspetto della guerra, quella batteriologica, nel febbraio 1944 erano stati ordinati negli USA 250.000 ordigni da quattro libbre, le bombe “N” o “Braddock”, contenenti bacilli del carbonchio, con la previsione di usarli in un solo gigantesco attacco di 2700 velivoli col risultato di almeno tre milioni di morti e città ridotte a territori inabitabili anche per decenni». [9]

 Questo sarebbe stato dunque il futuro che i “liberatori” avevano in serbo per l’Europa, non solo per la Germania e non solo per i “nazisti”, ed è stato solo il caso ad avergli impedito di portare a termine i loro diabolici piani.

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Lo sterminio del nemico e di un’intera civiltà, per noi altrimenti inconcepibile, è il risultato della particolare forma mentis degli angloamericani, plasmata su una visione del mondo di stampo veterotestamentario, che attraverso il Puritanesimo e il Calvinismo (di chiara derivazione ebraica) ha costituito per secoli la base della loro identità nazionale e della loro coscienza politica.

Le atrocità degli inglesi contro i boeri, gli irlandesi e gli indiani e quelle degli americani contro i pellerossa e tutti i popoli “democratizzati” dal ‘45 ad oggi dimostrano che i crimini di guerra per i popoli anglosassoni non sono un’eccezione ma la norma. Nel corso della loro storia essi hanno dimostrato di essere posseduti da una mentalità sadica e vendicativa che gode dello spargimento di sangue fine a se stesso.

Questa particolare attitudine alla crudeltà discende direttamente dalla tradizione religiosa puritano-calvinista che fa credere agli angloamericani, così come agli ebrei, di essere il popolo eletto da Dio. Un dio geloso che esprime la sua predilezione per un popolo arricchendolo e permettendogli di sfruttare il resto dell’umanità. La nazione che rifiuta di farsi fruttare da loro deve per forza subire la vendetta di Dio, e il modo migliore di vendicarsi è appunto sterminando quel popolo.

A noi tutto ciò può sembrare assurdo e inverosimile, ma non si spiegano in altra maniera ad esempio le parole di un deputato ai Comuni nel maggio 1942, che dopo aver chiesto di fare di tutto per bombardare i quartieri operai in Germania, sbraitò con la schiuma alla bocca: «Io sono un uomo di Cromwell, credo al massacro nel nome di Dio!» [11]

L’esigenza dello sterminio del nemico discende direttamente da questa commistione tra fanatismo religioso e avidità di ricchezza che fa si che gli angloamericani concepiscano la guerra non tra eserciti in armi, dotati di uguali diritti e doveri, ma contro le popolazioni civili, come conflitto mortale fra popoli buoni ed “eletti” e popoli malvagi e “dannati”. Anche oggi i politici alla Casa Bianca agiscono guidati dal medesimo fanatismo.

In questo senso gli angloamericani sono stati gli inventori della guerra totale. Già nella guerra anglo-boera gli inglesi furono accusati di condurre una guerra di sterminio contro la popolazione civile, soprattutto donne e bambini [12]. Ugualmente nella prima guerra mondiale, a causa del blocco alimentare, gli inglesi provocarono più di un milione di vittime tra i civili tedeschi, con una moralità infantile elevatissima [13]. Gli americani, a loro, volta, si sono sempre distinti per una morbosa predilezione nell’uso del fuoco per bruciare vive le loro vittime. Dall’incendio dei villaggi dei pellerossa ai bombardamenti al Napalm contro i vietnamiti e al fosforo bianco contro gli iracheni non esiste soluzione di continuità. John Kleeves, in una sua celebre opera, dimostra che per gli americani gli obiettivi dei bombardamenti strategici non sono militari ma psicologici e pseudo-religiosi. In particolare in essi si esprime il desiderio di vendetta e l’esigenza inconscia di compiere sacrifici umani:

 «Questa esigenza fu soddisfatta dai bombardamenti incendiari delle grandi città tedesche, Dresda, Amburgo, Colonia, Berlino e così via, luoghi che furono trasformati in enormi bracieri di fuoco i cui abitanti venivano immolati al Dio del Vecchio Testamento. E’ chiaro che in un angolo della mente dei pianificatori dei bombardamenti era al lavoro il Vecchio Testamento. Ad uno dei più distruttivi – quello eseguito su Amburgo dal 24 luglio al 2 agosto del 1943, che fece come minimo centomila vittime, per la maggioranza arse vive -fu dato il nome in codice di “Operation Gomorrah”. Gomorra è una delle due città – l’altra è Sodoma – che nel Vecchio Testamento Dio distrusse con una pioggia di fuoco […]

 E’ interessante la scelta della fotografia: sullo sfondo di un cumulo di nere macerie ci sono in primo piano i cadaveri carbonizzati di quelli che erano stati due giovanissimi uomini, forse due adolescenti; essi giacciono uno accanto all’altro, sulla schiena, entrambi con le ginocchia piegate e gli avambracci in posizione verticale come protesi al cielo in un gesto di supplica,o di autodedizione. Sono due vittime sacrificali. Ecco perché l’autore scelse tale fotografia fra le tante a disposizione: gli ricordava un sacrificio umano, gli suggeriva il vero, intimo significato del fatto. Tale pensiero dei sacrifici umani si agitava certamente anche nell’inconscio di Sir Arthur Harris, l’uomo che progettò il bombardamento con quei mezzi (bombe incendiarie)e gli diede il nome di “Operation Gomorrah”». [14]

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La decisione di ricorrere ai bombardamenti strategici era stata presa dai vertici militari angloamericani molto prima della guerra. Essi infatti avevano già da tempo avviato la produzione di bombardieri pesanti come il B17, il B15 e l’Avro Lancaster. Al contrario, gli aerei della Luftwaffe, come lo Stuka, erano leggeri, maneggevoli, e costruiti per effettuare bombardamenti a bassa quota e di alta precisione, progettati per il supporto alle truppe di terra e non per la strategia genocida.

Di fatto gli inglesi avevano deciso per i bombardamenti strategici già nel 1918, quando pianificarono di radere al suolo Berlino con una flotta di bombardieri Handlev-Page. Ma la mente criminale del genocidio, colui che pianificò in maniera fredda e scientifica lo sterminio dei civili, fu l’ebreo Frederick Lindemann, definito da sir Charles Snow in Science and Gouvernement edito nel 1961, un essere «pervaso da un impulso sadico profondamente radicato […] che lo condusse a far annientare i quartieri civili delle città tedesche, portando a morte migliaia di donne e bambini». Lo scrittore Alex Natan noterà: «Col tempo la totale distruzione della Germania divenne per lui una vera ossessione».

Proprio per queste sue caratteristiche psicopatologiche esso, oltre che intimo consigliere, era anche grande amico di Churchill che, in “The Second World War”, così lo ricorda: «Lindemann era già un mio vecchio amico […] divenne il mio principale consigliere per quanto riguardava gli aspetti scientifici della guerra moderna».

Questi loschi individui, assieme ai loro colleghi americani, Morgenthau e Roosevelt (quest’ultimo il 19 agosto 1944, sulla base del disgustoso opuscolo German Must Perish [15] scritto dall’ebreo Theodore N. Kaufmann, aveva dichiarato: «Dobbiamo o castrare il popolo tedesco o trattarlo in maniera tale che non possa più generare uomini che vogliano seguitare nel vecchio spirito»), misero a punto la soluzione finale del problema tedesco, che oltre a sterminare milioni di persone doveva servire anche a spazzare via l’identità dei popoli europei. Lo scopo era di distruggere tutti i tesori che testimoniavano la grandezza dell’antica civiltà dell’Europa, poiché i valori tradizionali europei venivano considerati dagli angloamericani come inconciliabili con quelli della società dei consumi e dell’american way of life. Occorreva perciò fare tabula rasa e ricostruire dalle fondamenta un nuovo mondo e una nuova umanità rieducata, più incline a farsi dominare e sfruttare dalle oligarchie capitalistiche di Londra e Wall Street.

A questo proposito, dopo aver sterminato una parte considerevole della popolazione europea e aver distrutto le più belle città dell’Europa, occorreva occupare interamente il continente e procedere ad un opera di lavaggio del cervello su vasta scala con cui inculcare i valori dell’americanismo: avidità di denaro, egoismo, individualismo sfrenato, materialismo, edonismo, droga, pornografia, degrado morale, cultura pop, esaltazione del negro e imbastardimento razziale. La volontà alleata di distruggere in maniera metodica i tesori e le testimonianze della civiltà europea viene ben sottolineata dalla trasmissione radiofonica tedesca Sprechabenddienst n.22, settembre 1944 dal titolo “L’americanizzazione sarebbe la fine dell’Europa”:

 «Non a caso i bombardieri americani cercano di distruggere con particolare sadismo i grandi monumenti culturali dell’Europa. Queste opere non si possono comprare, ma nascono solo in comunità sane. E quindi, poiché non potrebbero mai nascere negli USA, anche gli altri paesi dovrebbero perderle e non più riaverle. A questo provvederebbe, brutale, un’America vittoriosa. Poiché il nemico ce le invidia, perderemmo inevitabilmente tutte le piccole e le grandi opere di civiltà che abbiamo ereditato e sviluppato dalle generazioni passate. Per questo gli ebrei ritorneranno in tutti i settori e la danza mortale che nel 1933 abbiamo bandito dalla Germania riprenderebbe con maggior vigore: dileggio di tutto quanto ci è sacro: la madre, l’eroe, Dio, esaltazione del negro, decadenza della donna a girl, sporcizia e porcheria per bambini e per adulti, degenerazione in tutti i settori di cultura e di vita».

 Ma una nazione che fa ricorso al bombardamento terroristico si scredita moralmente di fronte al mondo. Da qui deriva perciò la necessità di giustificare i propri crimini accusando l’avversario di crimini peggiori e di convincere l’opinione pubblica che il fine giustifica i mezzi. A questo scopo doveva servire la farsa di Norimberga, il cui statuto venne scritto dagli Alleati nell’intervallo tra un’incursione terroristica e l’altra, mentre essi riducevano in cenere migliaia di donne e bambini innocenti. Assolutamente ineccepibile l’analisi di Maurice Bardèche:

 «Per scusare i crimini commessi nella [loro] condotta di guerra, [per gli Alleati] era assolutamente necessario scoprirne di ancora più gravi dall’altra parte. Bisognava assolutamente che i bombardieri inglesi e americani apparissero come la spada del Signore. Gli Alleati non avevano scelta. Se non avessero affermato solennemente, se non avessero dimostrato – non importa in che modo – che essi erano stati i salvatori dell’umanità, sarebbero stati solo degli assassini».

Bisognava perciò criminalizzare il Terzo Reich e trasformare la propaganda di guerra in verità storica, poiché come sosteneva nel 1948 Walter Lippmann, uno dei personaggi più influenti dell’entourage rooseveltiano: «Solo quando la propaganda di guerra dei vincitori avrà trovato accoglienza nei libri di storia dei vinti e sarà creduta dalle generazioni successive, si potrà considerare pienamente compiuta la rieducazione».

In questo modo, grazie alla sentenza di Norimberga e alla propaganda sull’olocausto, oggi la maggioranza delle persone è portata con l’inganno a giustificare moralmente i crimini di guerra alleati, poiché hanno sviluppato la convinzione inconscia secondo cui era moralmente giusto massacrare milioni di civili tedeschi e i loro alleati, come punizione per i crimini “nazisti”.

In altri termini ci hanno fatto vedere la storia con gli occhi dei nostri nemici. È proprio questa idea di giustizia, intesa come vendetta dei buoni contro i cattivi, in grado di presentare come legittima ogni atrocità, se perpetrata da coloro che si sono autoproclamati “eletti da Dio”, che determina quello squilibrio della colpa in forza del quale è possibile che oggi ai popoli europei sia imposto di commemorare le vittime di un popolo straniero – quello ebraico – mentre il ricordo dei loro stessi connazionali sterminati dagli invasori è stato fatto cadere intenzionalmente nell’oblio, quando non addirittura disprezzato.

È un’idea, questa, che fa implicitamente proprio l’assunto talmudico che la vita di alcuni popoli, gli ebrei e gli angloamericani, valga più di quella del resto dell’umanità e che pertanto considera crimini autentici e meritevoli di essere condannati solo alcuni e non altri. È da questo squilibrio che trae legittimazione ogni intervento delle Potenze che oggi costituiscono il braccio armato del mondialismo, nonché l’odierna sudditanza del continente europeo all’egemonia americana.

Il paradigma di Norimberga è il presupposto in virtù del quale ai macellai di Washington e ai loro alleati è tutto permesso in nome della “democratizzazione” del pianeta: bombardamenti al fosforo, guerre preventive, torture e stermini di civili. Per questa ragione è assolutamente necessario distruggere il fondamento su cui esso si basa, ossia il pretesto della necessità morale degli angloamericani di liberare il mondo dallo spauracchio di turno, sia esso il “nazismo”, il “comunismo” o il “terrorismo”.

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Per nascondere i crimini degli Alleati la municipalità di Dresda, al servizio del governo di occupazione statunitense, ha vergognosamente ridotto il numero delle vittime dei bombardamenti a tappeto. I negazionisti dell’olocausto tedesco sostengono che a Dresda morirono solo 35.000 persone . Cifra che in realtà rappresenta solo la piccola percentuale che dopo la tempesta di fuoco è stato possibile identificare con certezza, dato che la maggior parte dei corpi era completamente carbonizzata o orribilmente mutilata [16].

Questi falsari della storia, che sono gli stessi che al contrario aumentano a dismisura le vittime quando si tratta dell’olocausto ebraico, perseguono solo un fine politico, quello cioè di occultare e distorcere i fatti per impedire la nascita di un risentimento che potrebbe rivelarsi politicamente dannoso per Washington.

Come giustamente fa notare John Kleeves:

 «Il danno politico causato da Stati Uniti e Gran Bretagna dai bombardamenti della seconda guerra mondiale continua nel tempo. Potrebbe sembrare che tutto sia stato dimenticato: Giappone, Germania e Italia paiono ottimi amici di Stati Uniti e Gran Bretagna. Ma limitiamoci ai sentimenti dei tre paesi nei riguardi degli Stati Uniti: sono davvero così amici degli Stati Uniti? No davvero. In questi paesi il risentimento antiamericano, dovuto al ricordo della seconda guerra mondiale, è represso dai rispettivi governi, ma in forma latente esiste e in circostanze adatte potrebbe tornare alla luce. In ogni giapponese, sotto una crosta di rispetto e buona disposizione, permane un immancabile nucleo duro di risentimento nei confronti degli Stati Uniti, il loro macellaio della seconda guerra mondiale. Più o meno è lo stesso per quanto riguarda i tedeschi, e più o meno può essere lo stesso negli italiani, e tale risentimento latente nei tre paesi potrebbe rivelarsi nefasto per gli Stati Uniti. In futuro potrebbe anche darsi infatti che gli Stati Uniti abbiano bisogno di loro per la propria autentica sopravvivenza, e che costoro abbiano la possibilità di decidere. Potrebbe allora anche darsi che decidano di ignorare un tale appello, o addirittura che contribuiscano allo scavo della loro fossa. Sono possibilità più concrete di quanto non s’immagini».

NOTE:

[1] L’INGHILTERRA INIZIATRICE DEI BOMBARDAMENTI SULLE CITTA’ di Nicholas Kollerstrom. Spaight sottolineò inoltre che Hitler sarebbe stato disponibile in qualunque momento a fermare la carneficina se gli inglesi fossero stati d’accordo: “Hitler sicuramente non voleva che il bombardamento reciproco continuasse. I rapporti ufficiali tedeschi approvavano in continuazione il concetto di rappresaglia nelle azioni della Luftwaffe … voi smettete di bombardarci e noi smettiamo di bombardarvi”.

[2] ADOLF HITLER: UN CANDIDATO MANCATO AL PREMIO NOBEL: http://olodogma.com/wordpress/2013/03/20/0166-adolf-hitler-un-candidato-mancato-al-premio-nobel/ – Discorso di Hitler 19 luglio 1940: https://www.youtube.com/watch?v=EHcJJcvEHe0

[3] “INTERVISTA” ALLO STORICO INGLESE DAVID IRVING, Chi ha dato l’inizio agli attacchi aerei sulle capitali? Vedi anche l’ottimo documentario: https://www.youtube.com/watch?v=5m6z7Iax31k

[4] The Greatest Story Never Told: Winston Churchill and the Crash of 1929 https://churchillcrash1929.wordpress.com/

Per un profilo su Churchill vedi anche:

WINSTON SPENCER CHURCHILL: UN OMAGGIO Di Harry Elmer Barnes: http://andreacarancini.blogspot.com/2008/04/churchill-visto-da-un-grando-storico.html – Churchill e Roosevelt: due mostri del 20° secolo: http://andreacarancini.blogspot.com/2008/07/churchill-e-roosevelt-due-mostri-del-20.html – The War Criminal Churchill di Alfred Rosenberg: http://research.calvin.edu/german-propaganda-archive/schul05.htm

[5] L’INGHILTERRA – INIZIATRICE DEI BOMBARDAMENTI SULLE CITTA’Di Nicholas Kollerstrom (2007)

[6] Lo scrittore Kurt Vonnegut, che fu testimone del bombardamento di Dresda, in quanto presente nella città come prigioniero di guerra, e che lo descrisse nel libro Mattatoio n°5, affermò in un’intervista concessa a The Independent (Londra, 20.12.2001, p. 19): “Sì, da parte dei nostri [gli inglesi], direi. Voi, ragazzi, l’avete ridotta in cenere, trasformata in una sola colonna di fuoco. Sono morte più persone lì, nella tempesta di fuoco, in quell’unica grande fiamma, che a Hiroshima e a Nagasaki messe assieme”

[7] “INTERVISTA” ALLO STORICO INGLESE DAVID IRVING, Chi ha dato l’inizio agli attacchi aerei sulle capitali? [7b] Testimonianza oculare dei mitragliamenti sui civili: http://www.timewitnesses.org/english/~angela2.html

[8] I PIANI ALLEATI PER L’ANNIENTAMENTO DEL POPOLO TEDESCO, Pubblicato sul Vierteljahreshefte fuer freie Geschichtsforschung (quaderni trimestrali per la libera ricerca storica) 5(1) (2001), pag. 55-65.

[9] Gianantonio Valli, La fine dell’Europa

[10] John Kleeves, Un paese pericoloso

[11] Il deputato era Sir Archibald Sinclair, Segretario per l’Air.

[12] In un discorso del 25 Luglio 1900, Lloyd George disse: “una guerra di annessione, comunque, contro un popolo fiero deve essere una guerra di sterminio ed è ciò che sembra stiamo commettendo, bruciando proprietà e buttando fuori dalle loro case donne e bambini”. Fonte: Bentley Brinkerhoff Gilbert, David Lloyd George: A Political Life (Ohio State University Press, 1987), pag. 183, 191.

[13] Vedi il nostro articolo: “La vera storia della Prima guerra mondiale. L’alta finanza all’assalto dell’Europa”.

[14] John Kleeves, Sacrifici Umani

[15] Consultabile all’indirizzo: http://www.ihr.org/books/kaufman/perish.shtml

[16] UN OLOCAUSTO VERO: DRESDA, 13 FEBBRAIO 1945 di Thomas Brookes (2008):

Più di 12.000 edifici nel centro della città vennero ridotti in polvere durante l’infernale tempesta di fuoco. Considerando che, oltre ai 600.000 abitanti di Dresda, altre 600.000 persone (profughi provenienti da Breslau) avevano trovato rifugio in questa città sovraffollata, si può tranquillamente presumere che ognuno di questi 12.000 edifici conteneva non meno di 50 persone. Ma di questi edifici non è rimasto praticamente nulla, e le persone che vi erano alloggiate vennero ridotte in cenere da un calore di 1.600 gradi Celsius.

I negazionisti dell’Olocausto Tedesco affermano spudoratamente che a Dresda morirono solo 35.000 persone. Considerato che venne distrutta una superficie di chilometri 7×4, vale a dire di 28 chilometri quadrati, la suddetta cifra “politicamente corretta” significherebbe che sarebbero morte meno di 1.5 persone ogni mille metri quadrati! Nel Febbraio del 2005, una commissione di storici “seri” ridusse ulteriormente tale cifra, affermando che a Dresda erano stati uccisi solo 24.000 tedeschi. Ma chiunque conosca il carattere del sistema politico tedesco sa che questi “storici seri” non sono nient’altro che volgari falsari della storia, pagati per impedire l’emergere della verità con menzogne sempre più sfacciate.

La cifra delle 35.000 vittime rappresenta solo la piccola parte delle vittime che poterono essere identificate con certezza. Erhard Mundra, membro del “comitato Bauzen” (un’associazione di ex prigionieri politici della Repubblica Democratica Tedesca) scrisse sul quotidiano Die Welt (in data: 12.2.1995, a p. 8) che “secondo l’ex funzionario del distretto militare di Dresda, nonché tenente colonnello in pensione del Bundeswehr, D. Matthes, 35.000 vittime furono identificate con certezza, e altre 50.000 vennero parzialmente identificate, mentre ulteriori 168.000 non poterono essere identificate”. Non c’è bisogno di dire che gli sventurati bambini, donne e anziani che vennero ridotti in cenere dalla tempesta di fuoco non poterono parimenti essere identificati.

Nel 1955, l’ex Cancelliere della Germania Ovest Konrad Adenauer dichiarò: “Il 13 Febbraio del 1945 l’attacco alla città di Dresda, che era sovraffollata di profughi, provocò circa 250.000 vittime” (Deutschland heute, edito dall’ufficio stampa e informazioni del governo federale, Wiesbaden, 1955, p. 154).

Nel 1992, la municipalità di Dresda diede la seguente risposta ad un cittadino che aveva chiesto il tasso di mortalità: “Secondo le informazioni attendibili della polizia di Dresda, fino al 20 Marzo [del 1945] vennero trovati 202.040 morti, la maggior parte dei quali donne e bambini. Solo circa il 30% di loro potè essere identificato. Se teniamo conto dei dispersi, sembra realistica una cifra tra le 250.000 e le 300.000 vitttime” (lettera di Hitzscherlich, datata 31.7.1992).

fonte: www.ereticamente.net

ALICE INTERVISTA CARLO GARIGLIO – 08/2006 (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Dicembre 2020)

Mentre scartabellavo fra vecchie copie cartacee del giornale, alla ricerca di una vera e propria “chicca” che vi presenterò sul prossimo numero, mi sono imbattuto in una mia vecchia intervista, introvabile in rete a causa della sparizione dell’allora ottimo e seguito settimanale online “Dillo ad Alice”.

Dato che questo settimanale non esiste più, grazie all’avvento di tutta quella merda che va sotto il nome di “social”, ho deciso di riproporla in versione integrale, ivi compresa l’appendice scritta pochi giorno dopo la pubblicazione.

Era il 2006; in quel periodo c’erano molti siti e forum che si occupavano di politica… Si poteva anche creare un proprio forum di partito, cosa che avevamo fatto come MFL… Poi i giudei inventarono Facebook per controllare e censire tutti, specialmente gli oppositori dal sistema, e tutti caddero nel tranello, divenendo schiavi di Facebook e di altri social similari appartenenti sempre agli stessi luridi soggetti.

In fondo, però, la colpa non è loro, ma nostra… Noi ci siamo legati da soli mani e piedi al potere giudaico che manipola fatti, dati ed avvenimenti, allo scopo di creare fedelissimi alle bufale olocausti che, alle bislacche teorie comuniste ed a tutto il peggio che la Storia ci propina.

Dissenti? Scompari dai social e non hai più diritto di parola!

E per creare questa merda, abbiamo lasciato morire un’informazione che, lungi dall’essere perfetta, ti permetteva quanto meno di dire la tua. Complimenti a tutti!

Carlo Gariglio

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“Siamo gli unici veri Fascisti rimasti in Italia”.

Alice intervista Carlo Gariglio, Segretario Nazionale del Partito “Fascismo e Libertà”.

“Il Fascismo fu la più grande rivoluzione sociale della Storia. Però sbagliò a fidarsi della Chiesa e della Monarchia. Alternativa Sociale? Dei saltimbanchi”.

(www.dilloadalice.it n° 117 del 23/08/2006).

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Segretario, parto forse con la domanda più scontata, ma che i lettori credo subito si facciano: ma è legale un partito che si rifà esplicitamente al Fascismo?

Se così non fosse saremmo in galera, e non presenti con esponenti in tutta Italia ed a varie tornate elettorali, non crede? In realtà sull’argomento vige molta ignoranza, alimentata dai soliti trinariciuti comunisti; anche quelli famosi come Diliberto, che di recente ha sentenziato che “ Il Fascismo in Italia è reato”, probabilmente credendo di trovarsi ancora ai bei tempi dell’Unione Sovietica di Stalin!

In realtà pensare non  reato; può essere reato ricostituire il disciolto PNF, ma la Legge Scelba elenca con precisione le caratteristiche che un Partito deve avere per essere considerato ricostituzione del PNF. In assenza di quelle, si ha non la ricostituzione, ma la creazione ex novo di un Movimento di ispirazione Fascista, cosa che l’articolo 21 (e non solo) della Costituzione garantisce tanto quanto la libera espressione di qualsiasi altra opinione politica.

Chi siete, cosa fate, come siete organizzati?

Siamo gli unici veri Fascisti rimasti, che non si nascondono dietro ridicole definizioni tipo “nazional-popolari”, che non negano di essere tali di fronte alle telecamere, che non si svendono a forze politiche estranee n cambio di un piatto di lenticchie.

E siamo organizzati come qualsiasi altro movimento, cioè con una Segreteria Nazionale, una dirigenza nazionale, dei referenti locali regionali e provinciali, dei militanti…

Partecipiamo alle elezioni dove e quando possiamo, spesso con risultati ottimi, a giudicare dagli 11 consiglieri comunali che abbiamo piazzato negli ultimi tre anni.

Abbiamo anche fondato, di recente, un Sindacato denominato CULTA, che vuole rappresentare la trasposizione delle nostre scelte Fasciste nel campo sociale e lavorativo.

La destra italiana è piuttosto articolata e frammentata in tanti partiti: Forza Nuova, Lista Mussolini, Fronte Sociale Nazionale, Movimento Sociale Fiamma Tricolore; cerchiamo di fare un po’ di chiarezza: quali, a livello di contenuti, gli elementi distintivi e caratterizzanti “Fascismo e Libertà”?

E’ triste dovere ripetere sempre le stesse cose, ma il Fascismo non ha nulla a che fare con la Destra, tanto meno con quella che Lei elenca.

Nel 1919 Mussolini creò un movimento nuovo, che si poneva a metà fra il socialismo e la destra borghese, cioè una Terza Via che noi continuiamo a rappresentare con ostina-zione e tenacia. Ed una Terza Via cessa di esistere quando si svende ad una delle due “vie” esistenti, mi pare ovvio.

La favola del Fascismo di destra nacque grazie alle scellerate scelte di Giorgio Almirante e soci, che liquidarono il Fascismo sociale alienandosi le simpatie del popolo, per costruire un partitello atlantista, filo giudaico, borghese e vera e propria ruota di scorta della DC.

FNCRSI

E’ in programma un vostro avvicinamento, almeno a livello elettorale, con Alternativa Sociale?

Preferirei avvicinarmi a Rifondazione Comunista piuttosto che avere a che fare con certi saltimbanchi della politica! La signora Floriani e soci continuino a godersi la compagnia del “Cavaliere”, del rabbino capo Fini, del massone Gaetano Saya, del criminale di guerra George W. Bush e via discorrendo, senza dimenticare le mille formazioni di falsi Fascisti della cosiddetta estrema destra!

Cos’è stato per lei il Fascismo? Luci e ombre.

Il Fascismo rappresentò la più grande rivoluzione sociale che la Storia abbia mai visto: Leggi sociali, tutela dei diritti delle classi meno abbienti, limitazione della rapacità delle classi borghesi, opere pubbliche, primati nella  scienza e nella tecnica.

Durante il Fascismo ogni cittadino aveva diritto all’istruzione gratuita, al lavoro, alla pensione, alla casa di proprietà, alla sanità gratuita…

Oggi, in “democrazia” il cittadino si deve pagare gli studi, campa di precariato quando non di disoccupazione, teme di non vedere mai la pensione a cui avrebbe diritto, è costretto a contribuire alla sanità con i cosiddetti “ticket”, mentre l’assistenza gratuita viene erogata a clandestini ed immigrati vari. E dulcis in fundo, per sperare di avere una casa deve indebitarsi per 30 anni, sperando che nel frattempo tutto vada bene!

Ombre del Fascismo? L’essersi fidato delle due entità che per prime ne abusarono per poi tradirlo e scaricarlo: la Chiesa Cattolica e la Monarchia.

MSIDN

Quali le vostre proposte operative in tema di economia e di sociale?

Essenzialmente, tutto si riassume nel ritornare al vecchio Stato Sociale creato durante il Ventennio, cosa che non dovrebbe certo essere impossibile, dato che vi si riuscì in un periodo storico non certo favorevole: si usciva da una Guerra Mondiale, da un biennio di crimini rossi che la Storia “ufficiale” ha completamente rimosso, e si attraversavano ostracismi e sanzioni economiche.

Ciò nonostante, il Fascismo creò uno Stato Sociale che il mondo invidiò, e sviluppò la Nazione come mai era avvenuto prima.

Perché questo non dovrebbe essere possibile oggi, mentre ci vantiamo di fare parte del G8 e del “club” dei Paesi più industrializzati?

Forse percè ci tocca mantenere legioni di parassiti, tangentisti, lobbies, logge, clandestini, nomadi, falsi invalidi, baby pensionati…?

In campo economico chiediamo, innanzi tutto, la socializzazione delle imprese, ovvero la partecipazione di tutte le categorie produttive alla gestione delle stesse ed alla ripartizione degli utili… Cosa che già la RSI realizzò e che quelli del CLN si affrettarono ad abrogare lo stesso giorno della loro presa di potere. E cosa che, fra l’altro, è prevista anche dall’art. 46 dell’attuale Costituzione. Articolo che è, guarda caso, del tutto ignorato.

Cosa ci racconta della sua storica presenza alle elezioni comunali di Torino come candidato Sindaco per il MFL?

E’ stata en’esperienza esaltante, sebbene il risultato non avrebbe potuto essere migliore di quanto ottenuto.

Ma la gioia di portare il piccolo MFL a livelli che neppure Giorgio Pisanò riuscì a toccare, unita alla soddisfazione di essermi recato presso tutte le TV piemontesi, compresa RAI 3 Piemonte per ben tre volte, sempre in rigorosa camicia nera e sempre fiero di dichiararmi Fascista pubblicamente, sono sensazioni impagabili. Specie se raffrontate alle meschine figure di certi “leader” di quell’estrema destra di cui abbiamo già parlato, tanto abili nel definirsi Fascisti in trattoria, ma altrettanto lesti nel negarlo di fronte alle telecamere!

Ovviamente la gioia sarebbe stata maggiore sei capi mafia aventi residenza nel Ministero dell’Interno non avessero tentato tutte le strade possibili per sabotare e censurare le liste del MFL, arrivando persino ad inventarsi un falso “Fascismo e Libertà”, che si è presentato a Corigliano Calabro (CS), guarda caso senza subire censure nel nome e nel simbolo… Mentre al vero “Fascismo e Libertà” è stato imposto di oscurare la parola Fascismo dal contrassegno elettorale… Strano caso, vero?

Cosa pensa dei recenti avvenimenti in Libano?

Vecchia storia. I criminali dello Stato – pirata denominato Israele si esercitano al tiro a segno macellando migliaia di arabi, mentre imbrattacarte e pennivendoli italiani, europei ed americani (buona parte dei quali ebrei, quando si dice il caso)  si stracciano le vesti per i due soldati israeliani rapiti da Hezbollah, o per i danni limitati provocati dai grossi petardi sparati a casaccio, pomposamente definiti “razzi  Qassam”.

Eppure Israele è uno Stato pirata fondato sul terrorismo, sulle deportazioni, sulle aggressioni “preventive”, sui rapimenti dei “nemici”, sulle uccisioni “mirate”, sugli espropri dei beni dei legittimi proprietari delle terre, sulle torture ai prigionieri, sulla criminale deviazione del corse dei fiumi, che consente ad Israele di avere un’agricoltura ricchissima, ma fa morire di sete gli arabi.

Ed è uno Stato razzista, che vieta i matrimoni misti, vieta agli arabi di possedere terreni e negozi, ed impone loro addirittura delle targhe automobilistiche di colore diverso, per renderli riconoscibili da lontano.

Il mondo si preoccupa della risoluzione ONU disattesa dagli Hezbollah che ne chiedeva il disarmo, ma tace sulle 72 risoluzioni ONU disattese da Israele.

Il terrorista Bush ha distrutto l’Iraq cercando armi chimiche ed atomiche inesistenti, ma consente ad Israele di non aderire al trattato di non proliferazione nucleare e di detenere un arsenale valutato in 250 testate atomiche… Mentre minaccia nuove guerre contro l’Iran per eventuali future ed incerte armi nucleari!

L’opinione pubblica drogata dalla lobby ebraica della informazione blatera circa il “diritto” di Israele alla difesa, ma non evidenzia il fatto che lorsignori si difendono avendo a disposizione il quarto esercito del mondo, più l’appoggio della massima potenza mondiale, mentre gli “aggressori”, che rivendicano solo e semplicemente il loro diritto a rientrare nella loro Patria, dispongono di poche migliaia di miliziani male armati e di nessun appoggio di artiglieria pesante, né tanto meno di aviazione.

E poi ci si chiede il perché del “terrorismo” islamico! Provino a riflettere sui fatti le anime belle dell’opinione pubblica mondiale, invece che sulle litanie dei media asserviti ad Israele: sapranno darsi delle risposte.

Finchè il mondo tollererà  e sosterrà tali abusi, non stupiamoci delle reazioni, almeno!

E finchè la cosiddetta destra di Fini e Berlusconi continuerà a lustrare gli stivali di israeliani e statunitensi, permetteteci di offenderci se qualcuno oserà definirci “di destra”!

 APPENDICE

Per chi non lo sapesse, Dillo ad Alice è uno dei più seguiti settimanali politici online, cioè visibile solo attraverso la rete internet. Conta varie migliaia di lettori ed ospita, in calce ad ogni articolo pubblicato, un forum pubblico in cui è possibile lasciare commenti su quanto vi si legge.

Naturalmente l’intervista del sottoscritto ha scatenato il solito vecchio e caro putiferio, non tanto causato dalle decine di parassiti telematici di sinistra, sempre pronti a gridare allo scandalo quando si concede uno spazio di discussione ad un Fascista, quanto dai parassiti ancora peggiori, cioè quelli di destra, sedicenti “Fascisti” quando gli fa comodo!

Si sono distinti i soliti miserabili a noi ben noti, ovvero il parassita perugino, noto infiltrato delle questure di tutta Italia, già ex RSI, ex Fascista, ex golpista, ex franchista, ex antifranchista, ex neofascista, oggi antifascista intento a guadagnarsi il piatto di minestrone che  gli riconosce la Procura di Perugia per ogni denuncia contro gli attuali Fascisti, alla cui destra non poteva mancare il fallito milanese, già segretario del MFL nel suo momento più triste e squallido, oggi riconvertitosi a spalla del perugino nel suo tentativo (vano) di  danneggiare il sottoscritto ed il MFL spargendo per ogni dove diffamazioni, insulti ed invenzioni legate al triste periodo in cui operò all’interno del MFL per disgregarlo.

Ovviamente, dato che al peggio non c’è mai fine, non poteva mancare l’esponente del movimento che oggi rappresenta l’apice dello schifo e del disgusto della cosiddetta “area”, cioè la Fiamma Tricolore.

Manifesto MFL sulla democrazia corporativa

Il mentecatto, depresso per la sua militanza in un partito filogiudaico, berlusconiano, finiano e lacchè degli USA, ha tentato di tuonare dal forum suddetto arzigogolate teorie secondo cui i veri Fascisti sarebbero quelli di Fiamma Tricolore, non noi del MFL. Peccato che siano i suoi stessi capobastone, Romagnoli in primis, ad avere smentito pubblicamente più volte qualsiasi contatto con le ideologie razziste, Fasciste e Naziste, arrivando a vantarsi della presenza nella Fiamma Tricolore di ebrei ed altri sinceri “democratici”!

Cari i miei “fiammiferi”, ma se vi  fa tanto male la militanza in un partito divenuto ruota di scorta del peggior giudaismo finiano, chi ve lo fa fare a rimanere lì dentro? Cosa, come dite? La speranza che qualche centesimo di euro proveniente dal finanzia-mento pubblico al partito e/o dalle prebende europee del buon Romagnoli finisca anche nelle vostre tasche?

E per qualche centesimo, virtuale, avete tradito e venduto l’anima Fascista e mussoliniana?

Vi siete ridotti ad appoggiare la “Casa delle Libertà” alle elezioni, arrivando anche a sostenere, alle ultime elezioni siciliane il noto “galantuomo” Totò Cuffaro?

Bé, che dirvi cari i miei fiammiferi? Continuate a rodervi il fegato ed a trangugiare la vostra bile in silenzio. Noi continueremo a preferire il Prefetto Mori a Totò Cuffaro, anche se resteremo poveri.

Lavorare per campare non è poi così brutto; provateci anche voi!

Carlo Gariglio