QUANDO LA VERITA’ SOMMERSA VIENE A GALLA (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Febbraio 2022)

E mentre in Italia chi osa parlare dell’influenza ebraica in praticamente tutti i campi dello scibile umano viene attaccato a tacciato come “nazista, razzista e falsario”, negli USA lo stesso rincoglionito divenuto presidente grazie ai loro maneggi, ammette, giustifica e persino loda lo strapotere ebraico! Chissà se le due merde israelite della Zanzara telefoneranno anche a Biden per sfotterlo, insultarlo e magari proporgli il trattamento sanitario obbligatorio, dato che dice praticamente le stesse cose che, nel mio piccolo, denuncio da svariati anni!


Carlo Gariglio

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Joe Biden riconosce il ruolo ebraico “immenso” nei mass media e nella vita culturale americani

di  Mark Weber

In un discorso notevole ma sottostimato, una delle figure politiche più importanti e influenti d’America ha riconosciuto il ruolo “immenso” e “fuori misura” degli ebrei nei mass media e nella vita culturale statunitensi. Joe Biden – ora Presidente degli Stati Uniti – ha affermato che questo è stato il fattore più importante nel plasmare gli atteggiamenti americani nel secolo scorso e nel guidare i grandi cambiamenti politico-culturali.

“L’eredità ebraica ha plasmato chi siamo – tutti noi – tanto o più di qualsiasi altro fattore negli ultimi 223 anni. E questo è un dato di fatto”, ha detto Biden a un incontro con leader ebrei il 21 maggio 2013 a Washington, DC. “La verità è che l’eredità ebraica, la cultura ebraica, i valori ebraici sono una parte così essenziale di ciò che siamo che è giusto dire che l’eredità ebraica è un’eredità americana”, ha aggiunto (1).

“Pensa: dietro a tutto ciò, scommetto che l’85 percento di quei [grandi cambiamenti socio-politici], che si tratti di Hollywood o dei social media, sono una conseguenza dei leader ebrei del settore. L’influenza è immensa, l’influenza è immensa. E, potrei aggiungere, è tutto positivo”, ha aggiunto Biden. “Ne parliamo in termini di incredibili realizzazioni e contributi” dei singoli ebrei, ha proseguito Biden, ma è più profondo di così “perché i valori, i valori sono così profondi e così radicati nella cultura americana, nella nostra Costituzione“.

Biden ha parlato con la consapevolezza di un esperto insider di Washington. Pochi uomini sono stati coinvolti più profondamente nella politica nazionale, o hanno una familiarità più intima con le realtà del potere nella vita pubblica americana. Al momento in cui ha pronunciato questo discorso nel maggio 2013, era il vicepresidente degli Stati Uniti, posizione che ha ricoperto per otto anni nell’amministrazione del presidente Obama. In precedenza era stato senatore degli Stati Uniti per 26 anni e aveva ricoperto incarichi importanti al Congresso.

“Il popolo ebraico ha dato un grande contribuito all’America. Nessun gruppo ha avuto un’influenza pro capite così smisurata”, ha anche affermato Biden nel suo discorso del maggio 2013. Ha citato in particolare il ruolo degli ebrei nel plasmare gli atteggiamenti popolari e nella definizione delle politiche sulle relazioni razziali, il ruolo delle donne nella società e i “diritti dei gay”. Ha detto: “Non puoi parlare del movimento per i diritti civili in questo paese senza parlare dei precursori ebrei della libertà e di Jack Greenberg … Non puoi parlare del movimento delle donne senza parlare di Betty Friedan”. Biden ha anche elogiato “l’abbraccio dell’immigrazione” da parte della comunità ebraica.

“Credo che ciò che influenza i [principali movimenti socio-politici] in America, ciò che influenza i nostri atteggiamenti in America siano tanto la cultura e le arti più di qualsiasi altra cosa”, ha anche affermato Biden. “Non è stato nulla che noi [politici] abbiamo fatto legislativamente”, ha continuato. “Erano [tali programmi televisivi come] ‘Will and Grace’, erano i social media. Letteralmente. Questo è ciò che ha cambiato gli atteggiamenti delle persone. Ecco perché ero così certo che la stragrande maggioranza delle persone avrebbe abbracciato e abbracciato rapidamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso”.

Nel suo discorso del maggio 2013, Biden ha anche parlato del ruolo cruciale svolto dagli ebrei nell’evoluzione della giurisprudenza americana, e al riguardo ha menzionato sette giudici della Corte Suprema: Brandeis, Fortas, Frankfurter, Cardozo, Ginsberg, Breyer e Kagan. “Non si può parlare del riconoscimento dei… diritti nella Costituzione senza guardare questi incredibili giuristi che abbiamo avuto”.

Biden potrebbe anche aver menzionato che dei nove giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti dell’epoca, tre erano ebrei e che gli ebrei sono stati allo stesso modo ampiamente sovrarappresentati in altri incarichi di governo federale, statale e cittadino di alto livello. Avrebbe anche potuto menzionare che il presidente del Federal Reserve System e i sindaci delle tre città più popolose d’America – New York, Los Angeles e Chicago – erano ebrei.

Sebbene il potere ebraico sia stato un fatto importante della vita americana per decenni, questa realtà è raramente riconosciuta apertamente, specialmente da eminenti americani non ebrei. In una società che presumibilmente si batte per l’uguaglianza della “diversità” e dell’”azione affermativa”, il potere e l’influenza ampiamente sproporzionati di un gruppo etnico-religioso che non costituisce più del due per cento della popolazione complessiva potrebbero essere comprensibilmente considerati fonte di imbarazzo. Forse questo spiega perché le franche osservazioni di Biden hanno ricevuto solo una scarsa eco da parte della stampa e non hanno suscitato quasi nessun commento nei principali mezzi di comunicazione.

Per alcuni ebrei, le osservazioni di Biden sul potere ebraico erano preoccupanti, non perché fossero false, ma perché rese pubbliche. Un importante giornalista ebreo ha scritto che, per quanto gratificanti possano essere le osservazioni “molto filosemite” di Biden, un riconoscimento così aperto dell’influenza ebraica è “camminare su un terreno molto scomodo”. Si è spinto troppo oltre, ha ammonito Jonathan Chait, soprattutto perché “molte persone” non sono affatto contente di come “gli ebrei abbiano usato la loro influenza sulla cultura popolare per cambiare l’atteggiamento della società nei confronti dell’omosessualità” (2).

Come menzionato da Biden, il ruolo degli ebrei nel plasmare gli atteggiamenti non è affatto un fenomeno recente. Fu notato, ad esempio, nel 1968 da Walter Kerr, un famoso autore, regista e critico teatrale vincitore del Premio Pulitzer. Scrivendo sul New York Times, ha osservato: “Quello che è successo dalla seconda guerra mondiale è che la sensibilità americana è diventata in parte ebrea, forse tanto ebraica più di qualsiasi altra cosa … La mente alfabetizzata americana è arrivata in una certa misura a pensare in modo ebraico. Le è stato insegnato ed era pronta. Dopo gli intrattenitori e i romanzieri vennero i critici ebrei, i politici, i teologi. Critici, politici e teologi sono di professione modellatori; formano modi di vedere(3).

“Non ha alcun senso cercare di negare la realtà del potere ebraico e della preminenza nella cultura popolare”, scrisse Michael Medved, noto autore e critico cinematografico ebreo, nel 1996. “Qualsiasi elenco dei dirigenti di produzione più influenti di ciascuno dei principali studi cinematografici”, ha detto, “produrrà una larga maggioranza di nomi riconoscibili ebraici” (4).

Joel Stein, editorialista del Los Angeles Times , scrisse nel 2008: “Come ebreo orgoglioso, voglio che l’America sappia dei nostri successi. Sì, controlliamo Hollywood … Non mi interessa se gli americani pensano che gestiamo i media, Hollywood, Wall Street o il governo. Mi interessa solo che possiamo continuare a gestirli(5).

Mentre Biden ha elogiato il ruolo ebraico nei mass media e nella cultura popolare definendolo “tutto bene”, alcuni eminenti americani non sono stati così contenti. Il presidente Richard Nixon e il reverendo Billy Graham, il più noto evangelista cristiano della nazione, hanno parlato insieme francamente della presa degli ebrei sui media durante un incontro privato alla Casa Bianca nel 1972. La loro conversazione individuale registrata segretamente non è stata resa pubblica fino a 30 anni dopo. Durante il loro discorso, Graham ha detto: “Questa stretta mortale deve essere spezzata o il paese andrà in malora”. Il presidente ha risposto dicendo: “Ci credi?” Graham ha risposto: “Sì, signore”. E Nixon disse: “Oh, ragazzo. Anch’io. Non posso mai dirlo [pubblicamente], ma ci credo” (6).

Negli Stati Uniti, come in ogni società moderna, coloro che controllano i principali mezzi di comunicazione, e in particolare i film e la televisione, guidano e modellano il modo in cui le persone, e specialmente le persone socialmente più sintonizzate e culturalmente alla moda, pensano alle questioni principali. I mass media, compreso l’intrattenimento popolare, fissano i limiti alla discussione “ammissibile” di questioni importanti, e quindi guidano la direzione generale della politica pubblica. I punti di vista e le idee che non piacciono a coloro che controllano i media sono diffamati come “estremisti”, “odiosi” e “offensivi” e sono rimossi dalla considerazione pubblica “accettabile”, mentre coloro che osano esprimere tali opinioni sono diffamati come bigotti o “seminatori di odio”.

Un’importante conseguenza della presa degli ebrei sui mass media statunitensi è un’inclinazione ampiamente pro-Israele nella presentazione di notizie, attualità e storia, un pregiudizio evidente a chiunque valuti attentamente la diffusione delle notizie su Israele e il conflitto israelo-palestinese nei media statunitensi con copertura in Europa, Asia o America Latina.

Un’altra espressione degna di nota del ruolo ebraico nei media è stata una costante rappresentazione degli ebrei come vittime, in particolare attraverso l’instancabile campagna di “ricordo dell’Olocausto” che incoraggia, e intende incoraggiare, un sostegno forte ed emotivo a Israele (7).

Con particolare attenzione alle preoccupazioni e alle paure ebraiche, i media americani evidenziano i pericoli reali e presunti per Israele e gli ebrei di tutto il mondo. Inoltre, gli avversari di Israele sono regolarmente descritti come nemici dell’America, incoraggiando così le guerre degli Stati Uniti contro paesi che Israele considera pericolosi (8).

Un’altra importante conseguenza della presa degli ebrei sui mass media e sulla vita culturale è stata, come suggerito da Biden, un’ampia promozione decennale della “diversità” e del “pluralismo” culturale-razziale. I leader ebraico-sionisti considerano la massima “tolleranza” e “diversità” negli Stati Uniti e in altre società non ebraiche come vantaggiosa per gli interessi della comunità ebraica. (9).

“La società pluralistica americana è al centro della sicurezza ebraica”, ha affermato Abraham Foxman, direttore nazionale dell’Anti-Defamation League, un’importante organizzazione ebraico-sionista. “A lungo termine”, ha proseguito, “ciò che ha reso la vita ebrea americana un’esperienza straordinariamente positiva nella storia della diaspora e che ci ha permesso di essere alleati così importanti per lo Stato di Israele, è la salute di un popolo pluralista, tollerante e inclusivo società americana” (10).

I film e la televisione americani, in collaborazione con influenti organizzazioni ebraico-sioniste, hanno cercato per molti anni di persuadere gli americani, specialmente i giovani americani, ad accogliere e abbracciare una “diversità” sociale, culturale e razziale sempre maggiore e a considerarsi semplicemente come individui. Mentre si sforzano di sminuire e abbattere l’identità e la coesione razziale, religiosa, etnica e culturale tra gli americani non ebrei, i media statunitensi promuovono un nazionalismo tribale (sionismo) per gli ebrei e difendono Israele come uno stato etnico-religioso decisamente ebraico.

Senza una comprensione del ruolo degli ebrei nei mass media americani e nella vita culturale degli Stati Uniti, le principali tendenze socio-politiche del secolo scorso sono tutt’altro che incomprensibili. Il franco riconoscimento da parte di Joe Biden di questo “immenso” peso è un gradito contributo a una maggiore consapevolezza di questa importante realtà della vita americana.

Note

1. Jennifer Epstein, “Biden: ‘Jewish heritage is American heritage’,” Politico , 21 maggio 2013. (https://www.politico.com/blogs/politico44/2013/05/biden-jewish-heritage-is -patrimonio-americano-164525 ); Daniel Halper, “Biden parla di ‘grande influenza’ degli ebrei: ‘l’influenza è immensa’”, The Weekly Standard , 22 maggio 2013.

2. Jonathan Chait, “Biden Praises Jews, Goes Too Far, Accidentally Thrills Anti-Semites”, rivista di New York, 22 maggio 2013. (http://nymag.com/daily/intelligencer/2013/05/biden-praises -jews-goes-troppo-lontano.html )

3. Walter Kerr, “Skin Deep is Not Enough”, The New York Times , 14 aprile 1968, pp. D1, D3. Citato in: Kevin MacDonald, The Culture of Critique (Praeger, 1998), p. 243. Vedi anche: Mark Weber, “A Straight Look at the Jewish Lobby” (http://ihr.org/leaflets/jewishlobby.shtml)

4. M. Medved, “Hollywood è troppo ebrea?”, Moment, vol. 21, n. 4 (1996), p. 37.

5. J. Stein, “How Jewish Is Hollywood?”, Los Angeles Times, 19 dicembre 2008.
(http://www.latimes.com/news/opinion/commentary/la-oe-stein19-2008dec19,0 ,4676183.colonna)

6. “Nixon, Billy Graham fanno commenti sprezzanti sugli ebrei sui nastri”, Chicago Tribune , 1 marzo 2002 (o 28 febbraio 2002) (http://www.fpp.co.uk/online/02/02/ Graham_Nixon.html);
“Billy Graham si scusa per ’72 Remarks”, Associated Press, Los Angeles Times , 2 marzo 2002. “Graham Regrets Jewish Slur”, BBC News, 2 marzo 2002.

7. M. Weber, “Rimembranza dell’Olocausto: cosa c’è dietro la campagna?”
(http://www.ihr.org/leaflets/holocaust_remembrance.shtml)

8. M. Weber, “Iraq: una guerra per Israele”. (http://www.ihr.org/leaflets/iraqwar.shtml);
M. Weber, “Dietro la campagna di guerra contro l’Iran” (http://www.ihr.org/other/behindwarcampaign)

9. Kevin MacDonald, La cultura della critica . Praeger, 1998 (edizione con copertina morbida, 2002). Vedi anche: Recensione di Stanley Hornbeck di The Culture of Critique nel numero di giugno 1999 di American Renaissance . (https://www.amren.com/news/2020/06/culture-of-critique-jews-kevin-macdonald/)

10. Lettera Foxman dell’11 novembre 2005. Pubblicata su The Jerusalem Post , 18 novembre 2005.


Questo articolo è stato scritto e pubblicato per la prima volta a luglio 2013. È stato aggiornato e leggermente modificato a maggio 2019 e aggiornato e rivisto di nuovo a febbraio 2021.

fonte: INSTITUTE FOR HISTORICAL REVIEW

POST SCRIPTUM (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Luglio 2021

Abbiamo appena dedicato due numeri del mensile per descrivere cosa si nasconde dietro alla cosiddetta unica democrazia del medio oriente; gli articoli, pur ottimi e molto chiari, erano un po’ datati, ma è proprio dei nostri giorni una nuova e lodevole iniziativa di Amnesty International… Cosa è Amnesty International?

Scopriamolo dal loro sito ufficiale:

Amnesty International è un movimento internazionale di persone che si mobilitano in difesa dei diritti umani. Amnesty ha la visione di un mondo nel quale tutti gli essere umani siano universalmente rispettati.

Il lavoro di Amnesty si basa su ricerche dettagliate e precise, sulle convenzioni internazionali e le disposizioni relative ai diritti umani. Amnesty è una organizzazione indipendente dai governi, dai partiti politici, dagli interessi economici, dalle ideologie e dalle religioni. I soci e i simpatizzanti sono l’elemento centrale di Amnesty. Uomini e donne che dedicano il proprio tempo, le proprie energie e il proprio sostegno finanziario come gesto di solidarietà nei confronti delle persone vittime di violazioni dei diritti umani. Oltre 7 milioni di persone sostengono Amnesty partecipando a campagne e azioni, con il proprio contributo finanziario e/o in qualità di soci. L’organizzazione ha uffici in 80 paesi  nel mondo. Amnesty riceve fondi solo dai privati e non accetta finanziamenti dagli Stati per garantire così la sua totale indipendenza.

DIFENDERE I DIRITTI UMANI NELLA LORO GLOBALITÀ

I diritti umani sono universali e indivisibili. Nel 2001 questo principio è diventato la missione di Amnesty International. Con questa decisione è iniziata la mutazione da “organizzazione per la difesa dei detenuti” a quella dei diritti umani, con un mandato che si è ampliato di conseguenza. L’attività di Amnesty International ricopre oggi la totalità dei diritti umani. Ma Amnesty non può impegnarsi con tanta energia in favore di tutti i diritti contemporaneamente ed è per questo che l’organizzazione ridefinisce regolarmente le proprie priorità.

https://www.amnesty.ch/it/chi-siamo/movimento-mondiale/cos2019e-amnesty-international

Nulla di nuovo, anzi… Chiunque voglia sapere la verità, conosce benissimo queste infamie oggi evidenziate da Amnesty International, che ci ricorda come questa situazione criminale duri da ben 74 anni:

Quest’anno ricorrono i 74 anni dall’espulsione di massa e dallo spostamento di oltre 700.000 palestinesi dalle loro case, villaggi e città durante il conflitto che ha creato Israele nel 1948. Da allora, la Nakba (catastrofe) – come viene chiamata in arabo dai palestinesi – è stata incisa nella coscienza collettiva palestinese come una storia di spossessamento senza fine.

A 74 anni dalla loro espulsione, la sofferenza e lo sfollamento dei profughi palestinesi sono una realtà quotidiana. I palestinesi che sono fuggiti o sono stati espulsi dalle loro case in quello che oggi è Israele, insieme ai loro discendenti, hanno il diritto al ritorno così come stabilito dal diritto internazionale. Tuttavia, non hanno praticamente alcuna prospettiva di poter tornare alle loro case – molte delle quali distrutte da Israele – o ai villaggi e alle città da cui provengono. Israele non ha mai riconosciuto questo loro diritto.

Negare una casa ai palestinesi è al centro del regime di apartheid imposto da Israele ai palestinesi. L’espropriazione delle proprietà dei palestinesi non si è fermata e la nakba è diventata l’emblema dell’oppressione che i palestinesi devono affrontare ogni giorno, da decenni.

Oggi, oltre 5,6 milioni di palestinesi rimangono rifugiati e non hanno diritto al ritorno. Almeno altri 150.000 corrono il rischio reale di perdere la casa a causa della brutale pratica israeliana di demolizioni di case o sgomberi forzati (…).

Certamente queste letture non impediranno ai traditori venduti nostrani di continuare a parteggiare per lo Stato pirata d’Israele, così come non impediranno alle merde come Salvini, Meloni e destronzi assortiti di sventolare le squallide e vergognose bandiere biancoazzurre in ogni sede istituzionale, Parlamento compreso.

La lobby ebraica è troppo potente e munifica di onori e prebende per i vari servi del mondo, indipendentemente dal fatto che costoro siano ebrei, amici degli ebrei, o furboni che hanno capito da che parte soffia il vento.

Ma noi non ci stancheremo di denunciare i crimini di questi mascalzoni potenti e piagnucolosi…

Fra l’altro, il giudeame di solito affibbia l’etichetta di “nazista” o neonazista a chiunque osi evidenziare la loro bestialità nella Palestina occupata; vedremo se riusciranno a fare passare per “nazisti” anche quelli di Amnesty International!

Una cosa è però certa: la stragrande maggioranza della cosiddetta “informazione”, che è notoriamente nelle mani giudaiche, si è ben guardata dal parlare di questa denuncia della organizzazione umanitaria, tanto che io stesso ne sono venuto a conoscenza navigando casualmente su internet… I giudei non si smentiscono mai!

Carlo Gariglio

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L’Apartheid israeliano contro i palestinesi

Le autorità israeliane devono essere chiamate a rendere conto del crimine di apartheid contro i palestinesi. È quanto ha dichiarato oggi Amnesty International in un rapporto di 278 pagine nel quale descrive dettagliatamente il sistema di oppressione e dominazione di Israele nei confronti della popolazione palestinese, ovunque eserciti controllo sui loro diritti: i palestinesi residenti in Israele, quelli dei Territori palestinesi occupati e i rifugiati che vivono in altri stati.

Nel rapporto si legge che le massicce requisizioni di terre e proprietà, le uccisioni illegali, i trasferimenti forzati, le drastiche limitazioni al movimento e il diniego di nazionalità e cittadinanza ai danni dei palestinesi fanno parte di un sistema che, secondo il diritto internazionale, costituisce apartheid. Questo sistema si basa su violazioni dei diritti umani che, secondo Amnesty International, qualificano l’apartheid come crimine contro l’umanità così come definito dallo Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale e dalla Convenzione sull’apartheid.

Amnesty International chiede al Tribunale penale internazionale di includere il crimine di apartheid nella sua indagine riguardante i Territori palestinesi occupati e a tutti gli stati di esercitare la giurisdizione universale per portare di fronte alla giustizia i responsabili del crimine di apartheid.

“Il nostro rapporto rivela la reale dimensione del regime di apartheid di Israele. Che vivano a Gaza, a Gerusalemme Est, a Hebron o in Israele, i palestinesi sono trattati come un gruppo razziale inferiore e sono sistematicamente privati dei loro diritti. Abbiamo riscontrato che le crudeli politiche delle autorità israeliane di segregazione, spossessamento ed esclusione in tutti i territori sotto il loro controllo costituiscono chiaramente apartheid. La comunità internazionale ha l’obbligo di agire”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“Non è possibile giustificare in alcun modo un sistema edificato sull’oppressione razzista, istituzionalizzata e prolungata, di milioni di persone. L’apartheid non ha posto nel nostro mondo e gli stati che scelgono di essere indulgenti verso Israele si troveranno a loro volta dal lato sbagliato della storia. I governi che continuano a fornire armi a Israele e lo proteggono dai meccanismi di accertamento delle responsabilità delle Nazioni Unite stanno sostenendo un sistema di apartheid, compromettendo l’ordine giuridico internazionale ed esacerbando la sofferenza della popolazione palestinese. La comunità internazionale deve affrontare la realtà dell’apartheid israeliano e dare seguito alle molte opportunità di cercare giustizia che rimangono vergognosamente inesplo-rate”, ha aggiunto Callamard.

Le conclusioni di Amnesty International sono rafforzate da un crescente lavoro di organizzazioni non governati-ve palestinesi, israeliane e internazionali che sempre più spesso applicano la definizione di apartheid alla situazione in Israele e/o nei Territori palestinesi occupati.

L’IDENTIFICAZIONE DELL’APARTHEID

Un sistema di apartheid è un regime istituzionalizzato di oppressione e di dominazio-ne di un gruppo razziale su un altro. È una grave violazione dei diritti umani vietata dal diritto pubblico internazionale. Le ampie ricerche e l’analisi giuridica condotte da Amnesty International insieme a esperti esterni all’organizza-zione dimostrano che Israele attua un sistema di questo tipo nei confronti dei palestinesi attraverso leggi, politiche e prassi che assicurano trattamenti discriminatori crudeli e prolungati. Nel diritto penale internazionale, specifici atti illegali commessi nel contesto di un sistema di oppressione e di dominazione con lo scopo di mantenerlo costituiscono il crimine contro l’umanità di apartheid. Questi atti sono descritti nella Convenzione sull’apartheid e nello Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale e comprendono le uccisioni illegali, la tortura, i trasferimenti forzati e il diniego dei diritti e delle libertà basilari. Amnesty International ha documentato atti vietati dalla Convenzione sull’apartheid e dallo Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale in tutte le aree sotto il controllo israeliano, sebbene si verifichino con maggiore frequenza nei Territori palestinesi occupati piuttosto che in Israele. Le autorità israeliane hanno introdotto tutta una serie di misure per negare deliberatamente i diritti e le libertà basilari ai palestinesi, anche attraverso drastiche limitazioni al movimento nei Territori palestinesi occupati, i cronici e discriminatori minori investimenti a favore delle comunità palestinesi residenti in Israele e il diniego del diritto al ritorno dei rifugiati. Il rapporto diffuso oggi documenta inoltre i trasferimenti forzati, la detenzione amministrativa, la tortura e le uccisioni illegali sia in Israele che nei Territori palestinesi occupati. Amnesty International ha rilevato che questi atti formano parte di attacchi sistematici e diffusi contro la popolazione palestinese, commessi allo scopo di mantenere il sistema di oppressione e di dominazione. Pertanto, costituiscono il crimine contro l’umanità di apartheid. L’uccisione illegale di manifestanti palestinesi è forse il più chiaro esempio di come le autorità israeliane ricorrano ad atti vietati per mantenere il loro status quo. Nel 2018 i palestinesi di Gaza avviarono proteste settimanali lungo il confine con Israele per affermare il diritto al ritorno dei rifugiati e chiedere la fine del blocco. Ancora prima che le proteste avessero inizio, alti funzionari israeliani avvisarono che contro i palestinesi che si fossero avvicinati al confine sarebbe stato aperto il fuoco. Alla fine del 2019, le forze israeliane avevano ucciso 214 civili palestinesi, tra cui 46 minorenni. Alla luce delle sistematiche uccisioni illegali di palestinesi documentate nel suo rapporto, Amnesty International chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di imporre un embargo totale sulle armi verso Israele. Questo embargo, a causa delle migliaia di uccisioni illegali di palestinesi compiute dalle forze israeliane, dovrebbe comprendere tutte le armi e le munizioni, così come le forniture di sicurezza. Il Consiglio di sicurezza dovrebbe imporre anche sanzioni mirate, come il congelamento dei beni dei funzionari israeliani implicati nel crimine di apartheid.

PALESTINESI TRATTATI COME UNA MINACCIA DEMOGRAFICA

Dalla sua costituzione nel 1948, Israele ha portato avanti politiche per istituire e mantenere una maggioranza demografica ebrea e per massimizzare il controllo sulle terre e sulle risorse a vantaggio degli ebrei israeliani. Nel 1967 Israele ha esteso tali politiche alla Cisgiordania e alla Striscia di Gaza. Oggi tutti i territori controllati da Israele continuano a venire amministrati allo scopo di beneficiare gli ebrei israeliani a scapito dei palestinesi, mentre i rifugiati palestinesi continuano a essere esclusi. Amnesty International riconosce che gli ebrei, come i palestinesi, rivendicano il diritto alla autodeterminazione e non contesta il desiderio di Israele di essere una patria per gli ebrei. Analogamente, non considera che la definizione che Israele dà di sé stesso come di “uno stato ebreo” indichi di per sé l’intenzione di opprimere e dominare. Via via, però, i governi israeliani hanno considerato i palestinesi una minaccia demografica e hanno imposto misure per controllare e farne decrescere la presenza e l’accesso alle terre in Israele e nei Territori palestinesi occupati. Questi intenti demografici sono ben illustrati dai progetti ufficiali di “ebraizzare” aree di Israele e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, che continuano a esporre migliaia di palestinesi al rischio di un trasferimento forzato.

OPPRESSIONE SENZA FRONTIERE

Le guerre del 1947- 49 e del 1967, il controllo militare di Israele sui Territori palestinesi occupati e la creazione di regimi giudiziari e amministrativi distinti hanno separato le comunità palestinesi e le hanno segregate dagli ebrei israeliani. I palestinesi sono frammentati geograficamente e politicamente e subiscono vari livelli di discriminazione a seconda del loro status e di dove vivano. I palestinesi israeliani godono di maggiori diritti e libertà rispetto a quelli dei Territori palestinesi occupati, mentre l’esperienza dei palestinesi di Gaza è molto differente da quella di coloro che vivono in Cisgiordania. Nondimeno, le ricerche di Amnesty International hanno concluso che tutti i palestinesi sono sottoposti al medesimo sistema sovrastante. Il trattamento dei palestinesi da parte di Israele persegue lo stesso obiettivo: privilegiare gli ebrei israeliani nella distribuzione delle terre e delle risorse e ridurre al minimo la presenza dei palestinesi e il loro accesso alla terra. Amnesty International può dimostrare che le autorità israeliane trattano i palestinesi come un gruppo razziale inferiore, definito dal loro status non-ebreo e arabo. Questa discriminazione razziale affonda le radici in leggi che colpiscono i palestinesi sia in Israele che nei Territori palestinesi occupati. Ad esempio, ai palestinesi residenti in Israele viene negata la nazionalità e ciò costituisce una differenziazione giuridica rispetto agli ebrei israeliani. In Cisgiordania e a Gaza, dove Israele controlla il registro anagrafico sin dal 1967, i palestinesi non hanno alcuna cittadinanza, molti sono considerati apolidi e devono chiedere carte d’identità all’esercito israeliano per vivere e lavorare nei territori. I rifugiati palestinesi e i loro discendenti, sfollati nelle guerre del 1947-49 e del 1967, continuano a vedersi negato il diritto al ritorno nel loro precedente luogo di residenza. L’esclusione dei rifugiati da parte di Israele è una evidente violazione del diritto internazionale che lascia milioni di persone in un limbo perpetuo di sfollamento forzato. I palestinesi dell’annessa Gerusalemme Est hanno un permesso permanente di residenza anziché la cittadinanza e, peraltro, questo status è permanente solo sulla carta. Dal 1967, il ministero dell’Interno ha revocato a sua discrezione la residenza a oltre 14.000 palestinesi, che sono stati trasferiti a forza fuori dalla città.

CITTADINI DI LIVELLO INFERIORE

I cittadini palestinesi di Israele, che costituiscono circa il 21 per cento della popolazione, subiscono svariate forme di discriminazione istituzionale. Nel 2018 tale discriminazione è stata cristallizzata in una legge costituzionale che, per la prima volta, descrive Israele come “stato-nazione del popolo ebreo”, promuove la costruzione degli insediamenti ebraici e degrada l’arabo da lingua ufficiale a lingua con uno status speciale. Il rapporto di Amnesty International documenta come i palestinesi non possano effettivamente stipulare contratti di locazione sull’80 per cento dei terreni di stato israeliani a seguito di requisizioni razziste di terreni e di una serie di leggi discriminatorie sull’assegnazione delle terre, di piani edilizi e di regolamenti urbanistici locali. La situazione della regione del Negev/Naqab, nel sud di Israele, è un efficace esempio di come le politiche e i piani edilizi israeliani escludano intenzionalmente i palestinesi. Dal 1948 le autorità israeliane hanno adottato svariate politiche per “ebraizzare” la regione, ad esempio designando ampie zone come riserve naturali o poligoni di tiro e stabilendo obiettivi di crescita della popolazione ebraica. Ciò ha avuto conseguenze devastanti per le decine di migliaia di beduini palestinesi che vivono nella regione.

Attualmente 35 villaggi beduini in cui risiedono circa 68.000 persone, sono “non riconosciuti” da Israele: ciò significa che non hanno forniture di corrente elettrica e di acqua e sono soggetti a ripetute demolizioni. Poiché questi villaggi non hanno uno status ufficiale, i loro abitanti subiscono limitazioni nella partecipazione politica e sono esclusi dal sistema sanitario e da quello educativo. Di conseguenza, in molti sono stati costretti a lasciare le loro case: ciò costituisce trasferimento forzato. Decenni di deliberato trattamento iniquo dei palestinesi residenti in Israele ha determinato per loro un profondo svantaggio economico rispetto agli ebrei israeliani. Questa condizione è acuita dall’assegnazione evidentemente discriminatoria delle risorse di stato, un esempio della quale è il recente piano governativo di ripresa dalla pandemia da Covid-19: solo l’1,7 per cento delle risorse è stato assegnato alle autorità locali palestinesi.

LO SPOSSESSAMENTO

Lo spossessamento e lo sfollamento dei palestinesi dalle loro abitazioni è un pilastro determinante del sistema israeliano di apartheid. Dalla sua istituzione, lo stato israeliano ha eseguito massicce e crudeli requisizioni di terre palestinesi e continua ad applicare una miriade di leggi e politiche che forzano la popolazione palestinese a risiedere in piccole enclavi. Dal 1948 Israele ha demolito centinaia di migliaia di case e di altre strutture palestinesi in tutte le aree sotto la sua giurisdizione e sotto il suo effettivo controllo. Come nella regione del Negev/Naqab, i palestinesi di Gerusalemme Est e dell’area C dei Territori palestinesi occupati vivono sotto totale controllo israeliano. Le autorità negano ai palestinesi il permesso di costruire in queste zone, non lasciando loro altra alternativa che edificare strutture illegali che vengono via via demolite. Nei Territori palestinesi occupati, la continua espansione degli insediamenti israeliani – una politica attuata dal 1967 – rende ancora più grave la situazione. Oggi gli insediamenti coprono il 10 per cento delle terre della Cisgiordania. Tra il 1967 e il 2017 circa il 38 per cento delle terre palestinesi di Gerusalemme Est è stato espropriato. I quartieri palestinesi di Gerusalemme Est sono spesso presi di mira da organizzazioni di coloni che, col pieno appoggio del governo israeliano, agiscono per sfollare le famiglie palestinesi e annettere le loro case. Uno di questi quartieri, Sheikh Jarrah, è al centro di frequenti proteste dal maggio 2021: le famiglie che vi risiedono cercano di difendere le loro case dalle minacce degli esposti di sgombero presentati dai coloni.

DRASTICHE LIMITAZIONI DI MOVIMENTO

Dalla metà degli anni Novanta le autorità israeliane hanno imposto sempre più stringenti limitazioni al movimento dei palestinesi nei Territori palestinesi occupati. Un reticolato di checkpoint militari, posti di blocco, barriere e altre strutture controlla il loro movimento e limita i loro spostamenti in Israele o all’estero. Una barriera di 700 chilometri, che Israele sta ancora ampliando, ha isolato all’interno di “zone militari” le comunità palestinesi che, per entrare e uscire dalle loro abitazioni devono ottenere più permessi speciali. A Gaza oltre due milioni di palestinesi vivono in una crisi umanitaria creata dal blocco israeliano. È quasi impossibile per i gazani viaggiare all’estero o nel resto dei Territori palestinesi occupati: di fatto, sono segregati dal resto del mondo. “Per i palestinesi, la difficoltà di viaggiare all’interno e all’esterno dei Territori palestinesi occupati è un costante ricordo del fatto che sono privi di potere. Ogni loro singolo movimento è soggetto all’approvazione dell’esercito israeliano e la più semplice attività quotidiana è condizionata da una rete di controlli violenti”, ha commentato Callamard. “Il sistema dei permessi nei Territori occupati palestinesi è l’emblema della patente discriminazione di Israele contro i palestinesi. Mentre loro sono circondati da un blocco, fermi per ore ai checkpoint o in attesa che sia rilasciato l’ennesimo permesso per circolare, i cittadini e i coloni israeliani possono muoversi come desiderano”, ha sottolineato Callamard. Amnesty International ha esaminato ciascuna delle giustificazioni di sicurezza addotte da Israele come base per il trattamento dei palestinesi. Sebbene alcune delle politiche israeliane possano essere state elaborate per conseguire obiettivi di sicurezza legittimi, esse sono state attuate in un modo enormemente sproporzionato e discriminatorio e non in regola col diritto internazionale. Altre politiche non mostrano alcuna ragionevole base in termini di sicurezza e derivano chiaramente dall’intenzione di opprimere e dominare.

I PROSSIMI PASSI

Il rapporto di Amnesty International contiene numerose raccomandazioni specifiche affinché Israele possa smantellare il sistema di apartheid e la discriminazione, la segregazione e l’oppressione che lo sostengono.

L’organizzazione per i diritti umani chiede in primo luogo la fine delle pratiche brutali delle demolizioni delle abitazioni e degli sgombri forzati.

Inoltre, Israele deve riconoscere uguali diritti a tutti i palestinesi in Israele e nei Territori palestinesi occupati, come prevedono i principi del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario; deve riconoscere il diritto dei rifugiati e dei loro discendenti al ritorno nelle abitazioni dove loro o i loro familiari vivevano; deve fornire piena riparazione alle vittime delle violazioni dei diritti umani e dei crimini contro l’umanità. La dimensione e la gravità delle violazioni documentate nel rapporto di Amnesty International richiedono un drastico cambiamento dell’approccio della comunità internazionale alla crisi dei diritti umani in atto in Israele e nei Territori palestinesi occupati. Tutti gli stati possono esercitare la giurisdizione universale nei confronti di persone ragionevolmente sospettate di aver commesso il crimine di apartheid. Gli stati parte dello Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale hanno l’obbligo di farlo. “La risposta internazionale all’apartheid non deve più limitarsi a blande condanne e a formule ambigue. Se noi non ne affronteremo le cause di fondo, palestinesi e israeliani rimarranno intrappolati nel ciclo di violenza che ha distrutto così tante vite. Israele deve smantellare il sistema dell’apartheid e iniziare a trattare i palestinesi come esseri umani con uguali diritti e dignità. Se non lo farà, la pace e la sicurezza resteranno una prospettiva lontana per gli israeliani come per i palestinesi”, ha concluso Callamard.

http://www.vita.it/it/article/2022/02/01/lapartheid-israeliano-contro-i-palestinesi/161732/

LA GENERAZIONE CHE SI E’ ARRESA (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Maggio 2020)

Giusto per prendersi una pausa dall’argomento del fantavirus, voglio dedicare questo numero del mensile ad un argomento altrettanto squallido e che potrebbe benissimo essere collegato alla demenziale diffusione delle fantasie sul virus “mortale”, sulla pandemia (mai dichiarata ufficialmente dall’OMS) e sulle cifre ridicole dei presunti morti di Covid19: il ruolo deleterio dei cosiddetti “social” sulla vita degli esseri umani e sulla loro involuzione culturale e sociale.

Per fare ciò, prendo a pretesto un articolo del Camerata Andrea Chessa, che riporto interamente qui di seguito, riservandomi di commentarlo adeguatamente più avanti.

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La censura sovietica di Facebook

Che cosa sarebbe accaduto se nell’era dell’Unione Sovietica – con le purghe di Stalin, i piani quinquennali che sterminavano intere popolazioni, i gulag in cui venivano deportati gli avversari politici – fosse esistito internet? È presto detto: Facebook sarebbe nato almeno cinquant’anni prima.

Quello che il sottoscritto, e come me tanti altri camerati colpevoli solo di pensare fuori dal coro, abbiamo passato può essere paragonato solo con un “1984” in salsa moderna, in cui il Grande Fratello del capolavoro di George Orwell viene ben rappresentato da Facebook.

Ve lo racconto.

Partiamo da un presupposto: nonostante gli strali del Nostro Segretario Nazionale, Carlo Gariglio, uso abbastanza regolarmente Facebook (lo usa perfino lui, però, quindi può incazzarsi, ma fino ad un certo punto). Ultimamente lo utilizzavo per non più di 2/3 interventi al giorno, quelli che nel gergo comune anglofilo si chiamano “post”. Termine che potrebbe essere ben sostituito da parole italiane come “intervento”, “tema”, “pensiero”, ma noi siamo un popolo di coglioni e quindi diciamo che “ho postato una cosa su Facebook”. Utilizzare regolarmente Facebook significa, per me, avere una bacheca in cui compaiono tante notizie, tutte di diverso tenore, anche provenienti da diversi indirizzi politici, comunque  tutti interessanti, e poter cazzeggiare su qualche gruppo dedicato ai nostalgici della commedia all’italiana (chi lo sente adesso Gariglio?): non più di qualche frasetta al giorno, qualche gruppo musicale di mio gradimento, qualche messaggio privato scambiato con qualcuno. Né più né meno, insomma, di come viene utilizzato da miliardi di persone in tutto il mondo. Ho smesso di cercare di svegliare gli italiani per cambiare il mondo: ho scoperto che vedere quanto sono deficienti è forse anche più divertente, e più in là di Sanremo e del McDonald non vanno.

Ebbene: quando lo uso poco Facebook si incazza e mi censura. Non so perché, ma funziona così: meno scrivo e più ciò che scrivo è sotto la costante attenzione del genio dal naso adunco e dei suoi accoliti.

Bastava una frase di Benito Mussolini, un articolo del mio blog, un commento troppo sarcastico per un utente, che subito partiva la censura: “Il tuo post non rispetta gli standard della Community”, e blocco per 30 giorni. Mai uno, due, tre giorni: sempre e solo trenta. Pena massima, senza appello.

Prima, però, il social network del genio dal naso adunco aveva almeno la creanza di informarti su cosa veniva censurato: addirittura – troppa grazia! – potevi richiedere pure un secondo controllo, ché magari vi siete sbagliati! Addirittura, non è leggenda, una volta un mio commento sarcastico nei confronti di un elettore di sinistra è stato dapprima censurato, poi ri-approvato. Lo dico senza vergogna: mi sono quasi commosso da un simile trattamento.

Ultimamente, invece, nei miei confronti Facebook attuava una vera e propria campagna di pressione psicologica h24, un po’ come quelle del regime sovietico contro i borghesi: magari eri un pezzentone che non riusciva ad arrivare alla fine del mese (anche perché, grazie ai geniali piani quinquennali del regime, non era proprio semplicissimo) però bastava che chiunque, anche l’ultimo dei capibastone, ti appellasse “borghese” – appartenente, cioè, a quella classe padrona che aveva impoverito e sfruttato l’Unione Sovietica, secondo la loro propaganda, che la tua esistenza era segnata.

Allo stesso modo a me, di tanto in tanto, negli ultimi tempi arrivavano messaggi di censura ai miei interventi, ma senza dirmi di cosa si trattasse: non un collegamento da premere, non una spiegazione, non la citazione della frase incriminata. Nulla di nulla. Quindi utilizzavo il sito creato dal genio dal naso adunco con questi pensieri: gli darà fastidio questa riflessione che percula Di Maio? Gli piacerà questo video degli Slipknot? E questo video di cani che abbaiano adirati contro i gatti di casa che sonnacchiano sulle loro cucce come sarà interpretato? Penseranno ad una qualche velata allusione a Giuseppe Conte quando va in Europa?

Poi, di colpo, la censura colpisce più forte. Fin qui niente di male. Però ti prende pure per il culo. Questo, effettivamente, è un po’ fastidioso.

Cosa è accaduto? È presto detto. Qualche giorno fa, mentre mi reco a lavoro, entro sul sito del genio dal naso adunco e mi viene comunicato che qualcosa che ho fatto, scritto, detto, pensato, non è piaciuta al genio in questione o a qualcuno dei suoi solerti collaboratori. Non mi viene detto di cosa si tratti, calco su “Avanti” o qualcosa di simile, comunicando al sito che si, ho capito di aver fatto incazzare qualcuno degli sgherri di regime in questione, anche se non c’è modo di capire il perché. Arrivo ad una finestrella: “Confirm your account”. Facebook mi dice che vuole accertarsi che sia davvero io ad utilizzare Facebook e non Sergio Mattarella sotto mentite spoglie. Vabbè, facciamolo contento. Per fare questo vuole che carichi sul sito un mio documento di identità: la patente di guida, la carta di identità, qualcosa che Facebook conserverà sui suoi sistemi per non meno di 30 giorni e non più di 365. Mi chiedo con quale diritto un sito internet pensi di esibire un documento per sapere cosa faccio, dove vivo, dove abito: chi gli ha dato tanto potere? Nemmeno si trattasse di una piattaforma Rousseau gestita da Bonafede! Poi, però, fedele al motto del “Male non fare, paura non avere” dico a me stesso che se Facebook vuole avere queste informazioni va bene, gliele darò, fosse anche solo per vedere dove vuole andare a parare. Tanto, come dice il sito stesso, posso sempre eliminare i documenti se cambio idea. O no?

Clicco su “Scatta foto”, preparo la mia carta di identità sul tavolo, faccio la foto, la invio. Di nuovo la stessa identica schermata: “Confirm your account”. Non avrà funzionato qualcosa, penso. Eseguo nuovamente la procedura: scatto la foto, Facebook approva, di nuovo la stessa identica schermata di partenza. Appare sempre quel “Confirm your account”, come se non avessi compiuto nessuna azione. Va bene, penso, non vuole la carta di identità, forse vuole la patente. Preparo la patente sul tavolo, clicco su “Scatta la foto”, di nuovo la stessa identica schermata. Forse è una procedura che va a buon fine solo se eseguita da un pc e non da un telefono cellulare, penso. Entro su Facebook, carico il documento, invio. Niente. Stessa identica schermata delle venti volte precedenti. Sembra che la mia utenza si sia bloccata qui.

Facebook

Aspetto. La procedura è stata eseguita diverse volte, qualcuna di questa sarà sicuramente andata a buon fine. Gli amici del genio dal naso adunco capiranno che sono io e sbloccheranno la mia utenza quanto prima. Sono o non sono democratici, loro? Aspetto due giorni. Nulla. Stessa identica schermata. Ripeto le procedure. Nulla. Stessa identica schermata. Mi sento come l’insegnante delle elementari di Paola Taverna: sfiduciato. Poi, per curiosità, calco su quel collegamento in blu, quello che vedete in foto, precisamente “disattivi questa opzione”: lì scopro che Facebook ha immagazzinato nei suoi sistemi tutte le foto che gli ho inviato, all’incirca una quindicina. Quindi tutte le procedure che ho eseguito sono andate a buon fine, tecnicamente erano giuste, ma il sito internet del genio dai capelli crespi ha continuato imperterrito a presentarmi lo stesso identico messaggio, nell’intento chiarissimo di prendermi per il culo.

La conferma mi arriva da Carlo, che mi chiede se si mi sia eliminato da Facebook. Gli spiego la disavventura. Mi dice testualmente: è una presa per il culo, è un modo carino per bloccarti senza dirti che ti hanno bloccato, tanto che mia moglie ha sul suo profilo la tua stessa identica schermata – l’oramai famoso “Confirm your account” – da diverse settimane, senza che nulla sia successo. Non potevamo sentirci tre giorni prima, ché mi sarei evitato di provare la stessa procedura più e più volte, vincitore come la Fedeli davanti ai congiuntivi?

Qualcuno dirà che Facebook è un sito privato e come tale può applicare le regole che vuole. Vero, ma fino ad un certo punto, vista la rilevanza che il social network ha sia a livello mediatico che a livello politico (come la causa legale persa contro CasaPound – arbitrariamente censurata da Facebook – dimostra ampiamente). Ad ogni modo è significativo che a difendere a spada tratta le censure arbitrarie e politicamente corrette di Facebook siano coloro che – a parole – si battono per la democrazia, la libertà di parola ed altri ammennicoli simili, ma in questo caso chiudono volentieri un occhio solo ed esclusivamente perché la censura colpisce la parte politica avversa, quella che in settanta anni di leggi speciali e disposizioni transitorie della Costituzione (ma transitorie fino a quando? Sono passati – appunto – settant’anni!) non sono ancora riusciti a mettere a tacere.

Cosa farò? Probabilmente, non rinuncerò al sottile piacere di creare un po’ di lavoro per il genio dai capelli crespi: è una questione di principio. Creerò una nuova utenza di posta elettronica, registrerò un nuovo profilo, ed aggiungerò tutte le utenze perdute. Di nuovo.

Volete la censura da sgherri di regime quali siete? Guadagnatevela.

Andrea Chessa

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Che dire? Il buon Chessa non ci dice nulla di nuovo; la situazione che ha descritto nell’articolo è capitata a mia moglie, a me stesso ed a chissà quanti milioni di persone nel mondo che si sono visti scippati del loro account Facebook da un minuto all’altro.

La vera novità sta nell’agire in modo più subdolo del solito, probabilmente a causa delle tante battaglie legali perse da Facebook contro i molti che, dopo essersi visti cancellati senza un motivo valido, hanno adito vie legali,  vedendosi riconosciute le loro ragioni, unitamente a qualche robusto risarcimento; agendo così, infatti, il giudeame di FB si espone meno alle accuse di diffamazione ed ingiuria… Invece di spiegarti per filo e per segno che secondo le loro fantasie demenziali tu sei un pericoloso Fascista, Nazista, razzista, ti lasciano nel dubbio e nel silenzio, censurandoti senza spiegarti esattamente perché. Ma francamente l’argomento non mi stimola molto, né cattura il mio interesse.

Quello che più mi premeva sottolineare dell’articolo del Camerata Chessa è il suo riferimento, vagamente ironico, al fatto che anche il sottoscritto utilizzi Facebook, e soprattutto questo suo desiderio assurdo di volerci essere a tutti i costi!

Ora, riguardo al mio utilizzo di Facebook, ricordo al buon Chessa che il mio “sbarco” fu motivato proprio dalle gigantesche cazzate che i miei prodi dirigenti e tesserati facevano e scrivevano, e che mi erano spesso riferite da altri; litigate fra Camerati, creazione di pagine e gruppi a nome del MFL-PSN che spesso erano gestite da illustri sconosciuti, badogliani che avevano lasciato il movimento, elementi che non vi erano mai entrati e quant’altro.

Molti blateravano di propaganda pro MFL-PSN che cresceva, mentre in realtà si esibivano su questo inutile social con commenti demenziali che nulla avevano a che fare con la politica… Anzi, molto spesso (lo scoprii dopo, ovviamente), i miei illustri Camerati se ne guardavano bene dal qualificarsi come membri e/o dirigenti del movimento, onde non rischiare di vedersi limitare il loro “prezioso” profilo, o magari perdere qualche “amicizia” di infami e traditori vari.

Ebbene, dopo essere entrato su questa piattaforma di merda, mi sono ritrovato davanti diverse pagine e gruppi aperti a nome del nostro movimento, ma che in realtà erano territorio di caccia riservato ai vari infami della cosiddetta “area”, stile Casa Clown, Fogna Nuova e Fiammelle assortite.

Immagine1

Una volta recuperato il modo di entrare e gestire queste pagine e gruppi, ho provveduto a buttare fuori a calci gli esponenti di questi movimenti di traditori, nonché a pubblicare solo contenuti graditi al nostro movimento… E in men che non si dica, sono arrivati subito blocchi, sospensioni ed infine la cancellazione perenne delle pagine… A riprova del fatto che non sono solo le zecche rosse a segnalare e chiedere sanzioni contro i Fascisti.

Le zecche nere fedeli a Sion sono persino peggiori di quelle rosse!

Tornando al nostro movimento, la diffusione di questo rimbambimento collettivo ha portato alla cessazione pressoché totale di ogni attività; fino a qualche anno fa si notava in alcuni la voglia di lottare… Chi faceva affiggere nella sua zona di residenza qualche manifesto dal Comune, chi si passava qualche notte in giro ad affiggerli personalmente, chi approfittava di ogni portone aperto per inserire nelle buche delle lettere (o sotto i tergicristalli delle automobili parcheggiate) i nostri volantini, chi tentava di organizzare piccole riunioni per presentare il nostro movimento ai conoscenti…

Nulla di trascendentale, ma almeno ci si mostrava vivi, sia come individui, sia come movimento.

Oggi, invece, tutto è morto, ed i pochissimi che ancora credono che il movimento sia più importante del loro stupido profilo Facebook, sono comunque prigionieri di questa finta realtà e si limitano a scrivere qualche sproloquio sui social.

A che serve tesserarsi quando c’è Facebook? A che serve pagare la tessera quando si possono mettere gratis centinaia di stupidi like, o di faccine varie, diventate l’unico modo di comunicare di questa generazione di ritardati mentali?

Tanto il “vero” Fascista si riconosce dal numero di like, dal numero di slogan (dei quali manco conosce il significato) che inserisce a casaccio come commento di post e notizie, e soprattutto dai tatuaggi! Ho visto personalmente varie discussioni su Facebook fra “fascisti” (o presunti tali) che esibivano la loro pelle deturpata dai tatuaggi con orgoglio, scambiandosi consigli fra loro circa quelli che avrebbero dovuto fare in futuro… E fra questi, molti dei cialtroni che mi avevano quasi dato del ladro quando avevano scoperto che il tesseramento al MFL-PSN non era gratuito come un like, ma costava “ben” 50 € annui! Poco più di un pacchetto di sigarette al mese, ma per questa generazione di esseri inutili ed incapaci rappresenta quasi una rapina… Invece, stando ad una pagina specializzata:

“(…) Di norma, il costo di un tatuaggio piccolo parte dai 50 euro in su, mentre il costo di un tatuaggio medio-grande parte dai 150-200 euro a salire. Per quel che riguarda il tatuaggio grande, che copre grandi parti del nostro corpo (come il tatuaggio schiena o la cosiddetta ‘manica’, ovvero il tatuaggio braccio completo), il prezzo può anche arrivare a 1.500-2.000 euro, prezzo che varia anche in relazione al numero di sedute effettuate per poterlo fare (…)”.

https://uomo.fidelityhouse.eu/moda-uomo/quanto-costa-un-tatuaggio-piccolo-grande-199732.html

Taccio per carità di Patria su altri costi che il moderno Fascista (o presunto tale), sostiene per cazzeggiare a vuoto, tipo gli inutili smartphone, gli abbonamenti alla curva dello stadio e  chissà cos’altro!

E così i cosiddetti social hanno distrutto completamente la vera vita sociale degli individui, sostituendola con una vita finta, posticcia, inutile, che l’imbecille medio vive come se si trattasse di realtà.

CensuraSionista

Ho trovato un altro articolo interessante, dal quale traggo un breve passo:

“(…) Facebook e la nostra percezione della realtà.

La nostra percezione è falsata poiché, nel tempo, i nostri punti di riferimento della nostra vita sociale si sono spostati nel mondo virtuale. Ciò è il risultato anche di abili e costose operazioni di marketing che hanno visto la diffusione dei social in maniera sempre più capillare in tutti gli ambiti sociali, innescando un volano che oggi non si può fermare. Alcuni addirittura ipotizzano che se il network di Zuckerberg dovesse all’improvviso smettere di funzionare ci sarebbero episodi di panico sociale in tutto il mondo.

Ma rispetto a teorie più o meno realistiche, alcune valutazioni possono essere concretizzate con gli strumenti che abbiamo a disposizione.

È innegabile che per molti il primo pensiero del mattino è sfogliare le pagine di Facebook: molti ritengono che il social sia il riflesso di ciò che avviene nel mondo e di conseguenza prende per vero tutto ciò (o quasi) che viene propinato e definito, molte volte, come “informazione”. In più, a soddisfazione del proprio ego, il social ha fornito la possibilità a molti di esprimere sé stessi catalizzando nel “like” la considerazione di un livello sociale più o meno prestigioso. Perché più like significa “più” in molti sensi: più belli, più intelligenti, più considerati, più seguiti, più pagati, più autorevoli. Insomma, un sistema nel quale si è indotti ad auto referenziarsi in base a quanto seguito si ha, fino a ritenersi incontestabili ed autorevoli poiché “io ho più like di te”. In più, la possibilità di costruire un sistema remunerativo che si basa sul marketing che ognuno di noi può costruire in autonomia, fornisce uno stimolo in più per l’assidua frequentazione del social. E più lo si frequenta, più lo si usa, più si è assoggettati alle regole del sistema (le cosiddette “norme”). Più si è condizionati da meccanismi che vogliono il dilatarsi della nostra permanenza sulla piattaforma poiché tutti questi meccanismi mettono in atto delle risposte non solo cognitive, ma anche emotive e fisiche.

I social e i nostri rapporti sociali

Perché? Beh, è una questione di soldi. “Noi siamo i nostri Big Data” scrissi qualche tempo fa, siamo noi a fornire ai Data Broker la materia prima sulla quale fare business e i social non sono da meno. Quindi più tempo rimaniamo connessi, più dati forniamo, più precisa sarà la profilazione e meglio sapranno condizionare la nostra percezione sociale (fino ad ora per propositi commerciali) quindi le nostre preferenze, le nostre reazioni o, peggio, le nostre pulsioni. E se per un momento ci estraniamo da questo contesto non possiamo non notare che l’influenza del social ha di fatto modificato i nostri rapporti sociali. È impensabile ritenere che ci viene data la possibilità di frequentare un social a titolo gratuito per il buon cuore dei suoi creatori quindi, lo status attuale che la piattaforma di Zuckerberg riveste nella nostra società è voluto.

https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/facebook-e-censura-quale-lezione-dalla-sentenza-del-tribunale-di-roma-su-casapound/

Ora, per chi ancora non lo avesse capito, i social non sono certo nati per dare voce ai poveracci, né per alimentare la pluralità dell’informazione, e neppure per creare e cementare relazioni sociali… Sono nati al solo ed unico scopo di censire tutti gli imbecilli che li usano, rinchiudendoli nei loro orticelli virtuali dai quali si illudono di dialogare con l’intera popolazione mondiale, mentre in realtà si limitano a blaterare entro una ristretta cerchia di “amici” che condividono le loro opinioni… Non si incide in alcun modo sulla realtà politica e/o sociale, ma nel frattempo si dissemina la rete di dati sensibili che gli sbirri controllori archiviano per i loro fraudolenti utilizzi.

Fate caso a quanti coglioni credono di nascondersi dietro a nomi di fantasia, foto false e magari maschere in stile Anonymous… Ma fanno questo connettendosi ai social decine di volte al giorno dal proprio telefono, garantendo così ai controllori non solo di risalire alla loro precisa identità, ma anche e soprattutto alla loro posizione fisica!

Io, quanto meno, mi connetto sempre da un PC situato nello studio di casa mia, rivelando proprio nulla dei miei eventuali spostamenti.

E degli imbecilli che arrivano a finire in galera perché non resistono alla tentazione di mettere online le loro azioni delinquenziali, ne vogliamo parlare?

O di quelli che mandano al diavolo un rapporto vero con un partner per il vizio di pubblicare foto e/o filmati fatti con persone diverse?

Per non parlare di quelli morti per seguire assurde sfide, o giochi demenziali proposti proprio dai social…

CensuraDisney

E’ questa l’umanità con cui volete restare in contatto? E’ questo a cui aspirate, cioè un esercito di cerebrolesi senza arte, né parte, che passano la giornata ingobbiti sullo schermo di un telefono per scrivere e leggere cazzate?

Vi hanno convinti che i social vi avrebbero aiutati a diffondere le vostre idee, mentre vi tengono prigionieri in un recinto virtuale dove vi consentono di dire qualche cretinata, salvo poi, come ben descritto dal Camerata Chessa, togliervi l’accesso…

Una volta c’erano persone che studiavano, si informavano, dialogavano, si incontravano di persona per organizzare iniziative, liste elettorali, comitati, referendum… Oggi si sono tutti rincoglioniti e si illudono di fare la rivoluzione, prendere il potere, diventare leader di qualcosa, semplicemente pigiano i tasti virtuali del vostro ridicolo ed inutile smartphone.

Hanno trasformato l’umanità in un gregge di ritardati che non sanno neppure più esporre un’idea in lingua italiana corretta, tanto che ormai tutti si esprimono con ridicole faccine, pollici alti e cazzate similari; e per darvi l’illusione del pluralismo vi lasciano giocare anche con profili di complottisti, terrapiattisti, imbecilli che sproloquiano di Dio, Satana, extraterrestri rettiliani… Ma provate a contestare le mille favole olocaustiche, i mitici “6 milioni”, le farse partigiane, le menzogne storiche della sinistra: non durerete neppure pochi giorni!

Ma sapete qual è il risultato più grandioso (per loro) ottenuto dai creatori di questa merda virtuale? L’avere ipnotizzato le menti di quasi tutti, convincendoli che al di fuori dei social non possa esistere nulla! E da qui derivano certe prese di posizione, tipo quella espressa dal Camerata Chessa, di volere resistere sui social, e soprattutto su Facebook, a qualunque costo!

Vedo gente che usa nomi falsi, moltiplica i profili, pubblica elenchi di mitici social senza censura sui quali sbarcare (i quali sono, ovviamente, senza censura agli inizi, per attirare i gonzi), ma praticamente nessuno che comprenda quanto siano deleterie tutte queste piattaforme per la vita e la cultura degli esseri umani.

Nessuno che ricordi i tempi in cui non si viveva ingobbiti sul un telefono, non si faceva decidere ad una zecca giudea come Zuckerberg cosa si poteva dire e cosa no…

E badate che non sto parlando dei tempi preistorici e delle caverne… Prima di questa merda chiamata social esistevano le E-mail, i gruppi privati di Yahoo e di Google, i forum di discussione e persino Skype, che ci consentiva di parlare (volendo anche vedendosi) con persone residenti dall’altra parte del mondo. Ma hanno corrotto le menti di tutti, convincendoli che al di fuori dei social non possa più esistere una vita!

Anche al di fuori della politica intesa in senso più stretto, tutto il mondo congiura per obbligare gli schiavi (da qualche mese anche con la museruola) a vivere con un telefono in mano; non si può più aprire un conto corrente, una carta di credito a mille altre cose, senza scaricare la mitica “APP” sul cellulare… Persino per gli idioti che scommettono e giocano a poker online ci sono forti incentivi se abbandonano il PC e passano ad usare il telefono.

Il telefono sarà tutta la vostra vita, che vi verrà rubata in un solo colpo quando qualcuno deciderà di hackerarla, sottraendovi contatti, foto, password, accessi ai vostri conti correnti e quant’altro… E ve lo sarete meritato!

Tutta questa gente che vive su Facebook e similari tentando di restarci ad ogni costo, non ha neppure più quel briciolo di dignità che dovrebbe avere chi si accorge di non essere gradito in un certo luogo e da certa gente.

Provo a spiegarlo con un esempio, che dovrebbe essere comprensibile anche ai meno dotati; se nel vostro quartiere di residenza decidessero di aprire un locale, diciamo una pizzeria – ristorante, i cui titolari dovessero realizzare un’ampia campagna pubblicitaria con slogan del tipo: “Vietato l’ingresso ai Fascisti”, o “In questo locale sono benvenuti soltanto quelli di sinistra”, voi cosa fareste come prima cosa?

O meglio, come seconda cosa, perché la prima cosa da fare sarebbe riunire almeno una decina di galantuomini, alla testa dei quali recarsi a devastare il locale il giorno stesso dell’inaugurazione!

Ma volendo evitare denunce, querele, arresti e guai vari giudiziari, credo che la risposta di qualsiasi individuo sano di mente sarebbe questa: boicottare in ogni modo quel locale ed i sudici individui che lo hanno creato.

Invece, cosa accade su Facebook e su molti altri cosiddetti social?

Accade che i nostri prodi Fascisti e Nazionalsocialisti (che nella stragrande maggioranza dei casi non lo sono affatto, da buoni sostenitori del giudaismo guidato da Salvini e Meloni) si presentano a quel “locale” piagnucolando di volere entrare e consumare anche loro, come tutti gli altri!

Ho visto personalmente cose assurde, tipo gente che non ha più neppure il coraggio di usare la lingua italiana nei suoi post, eliminando parole di uso comune e non aventi alcuna connotazione negativa, tipo negro, o zingaro, onde evitare di incorrere nelle censure facebookiane…

FBNegro

Per non parlare di quelli che, terrorizzati dagli algoritmi con i quali sui social si individuano certi termini, cominciano a scrivere parole come Fascista, ebreo, giudeo, negro, razza e chissà cos’altro, inserendo nelle parole asterischi, chiocciole degli indirizzi E-mail ed altri tristi accorgimenti per mascherare le proprie idee e le relative discussioni!

E tutto questo per cosa? Per non farsi escludere da uno (o più) social che non gradisce la presenza dei Fascisti?

Ma se aveste anche solo il 10% dei coglioni che ebbero Fascisti e Nazionalsocialisti per partecipare alla più eroica delle battaglia del sangue contro l’oro, abbandonereste questa merda, creando dei veri rapporti sociali con i vostri Camerati, soprattutto militando tutti insieme nell’unico partito Fascista esistente in Italia. Ma che ve lo dico a fare? Statevene sui vostri social!

Carlo Gariglio

 

TRADIZIONI GIUDAICO – CRISTIANE (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Luglio 2018)

In questa triste epoca di falsi sovranisti, che in realtà sono dei veri lacchè dell’Europa dei banchieri e dello Stato pirata di Israele, sentiamo sempre più spesso la litania delle nostre presunte tradizioni giudaico – cristiane; ora, questo mantra è semplicemente ridicolo, sia per quanto riguarda il concetto di “tradizione”, sia per ciò che riguarda l’influenza del giudaismo nelle tradizioni europee.

Questa massa di ignoranti asserviti alla sinagoga in funzione anti islamica cerca di spacciarci come tradizione europea un qualcosa inventato di sana pianta circa duemila anni or sono, che in realtà rappresenta una goccia nel mare dei milioni di Storia scritta e in parte da riscrivere; si parla di fatti accaduti almeno 70 milioni di anni fa, qualcuno sostiene che esemplari umani esistessero già in quel periodo, mentre altri si limitano a collocare l’uomo sulla terra circa 500 mila anni fa, o 250 mila, secondo altri studiosi (http://www.storiafacile.net/preistoria/comparsa_uomo_sulla_terra.htm).

Ma siano 70 milioni di anni, o “soli” 250 mila, parlare di tradizioni riferendosi ai soli ultimi duemila anni fa semplicemente ridere!

Millenni di Storia europea vengono dimenticati; il mondo greco, l’Impero Romano, i popoli nordici, tutti gettati nella spazzatura per correre dietro alle stupide superstizioni inventate 2018 anni dai baldi cristiani, e dai loro compari e nemici…

Fra l’altro, la stessa massa di superstizioni ignoranti detta cristianesimo, non è null’altro che la riproposizione del Mitraismo, religione in auge ben 14 secoli prima, dalla quale il cristianesimo rubò praticamente tutti i miti oggi celebrati come verità assolute (http://cristianesimo.it/mithra.htm).

Cultura

Quindi, se è già ridicolo associare il cristianesimo alla tradizione europea, che se mai è quasi integralmente pagana, ancora più esilarante è associare queste tradizioni al giudaismo, che non mi risulta abbia lasciato grandi ricordi nella Storia europea, anche volendosi limitare alla più recente.

Certo, questi signori ci hanno regalato il sistema bancario, l’usura (Al tempo del Cholhamoed il disbrigo di ogni tipo di affare è proibito. Ma è permesso praticare l’usura sui Gentili, perché la pratica dell’usura su un Gentile in ogni momento piace al Signore – Talmud, Schuican Amch, Orach Chailìi, 539) e tante altre tradizioni “sane”, come la pedofilia (E’ giusto per una bambina di tre anni avere rapporti sessuali – Talmud, Abodah Zarah, 37a, Kethuboth, 11b, 39a, Sanhedrin, 55b, 69a,b, Yebamoth, 12a, 57b, 58a, 60b – I rapporti sessuali con un bambino al di sotto degli 8 anni d’età sono leciti – Talmud, Sanhedrin, 69b – Quando un uomo compie rapporti omosessuali con un bambino al di sotto dei 9 anni d’età,  non è da condannare – Talmud, Sanhedrin, 54b, 55a) – http://www.veja.it/2009/02/15/raccomandazioni-dal-talmud/

Ma si tratta di “tradizioni” delle quali avremmo volentieri fatto a meno, e che sono state avversate e criticate per secoli da quello stesso cristianesimo che oggi chiama i giudei “fratelli maggiori” e finge di avere nell’Islam un pericoloso avversario.

Ora, pur non avendo alcuna simpatia per il morbo cristiano, vorrei dedicare ai lettori un bell’articolo tratto da un sito di cristiani non ancora asserviti all’ebraismo internazionale, cioè il Centro San Giorgio, consigliatomi dal Camerata abruzzese Paolo Censi.

Dato che a molti piace celebrare con orgoglio certe tradizioni e certe vicinanze religiose, spero di fare loro cosa gradita!

Carlo Gariglio

La pornografia come arma segreta.

 Trasformare gli uomini in porci.

Com’è possibile prendere dei cittadini liberi e indipendenti e trasformarli in schiavi? Come farlo lentamente e in maniera impercettibile, senza violenza e con la partecipazione attiva dei candidati alla schiavitù? La risposta è semplice. Basta corromperli, indebolirli, depravarli e demoralizzarli finché hanno acquisito tutte le caratteristiche degli schiavi. Come la strega Circe con un colpo di bacchetta magica trasformò gli amici di Ulisse in un branco di porci, così chi controlla l’arma dell’ipnosi di massa – i media – di una nazione può trasformare i suoi cittadini in volonterosi schiavi.

É possibile insegnare ad essi a diventare robot e trasformarli in macchine viventi. Questo è il vero potere. Questo è ciò che ci può far sentire simili a Dio (o al diavolo). Esiste un’arma segreta o una «bacchetta magica» per trasformare gli uomini in porci? Sì, c’è. Il sesso è un’arma segreta, una bacchetta magica che può trasformare gli uomini in porci.

Gli ebrei usano la pornografia «per distruggere la morale dei gentili»

Qual è il volto dei ricchissimi imprenditori di successo (100 miliardi di dollari all’anno) che possiedono l’industria pornografica? (2). I venditori ambulanti di pornografia appartengono a tutti i popoli, ma ce n’é uno in particolare che la fa da padrone in questo campo. Il mercato del sesso – come il traffico di schiavi e l’usura – è da sempre una specialità ebraica. Lo storico ebreo Nathan Abrams, forse l’autorità più rinomata al mondo sul ruolo ebraico nella diffusione della pornografia, ha vuotato il sacco nella sua controverso articolo «Triple-Exthnics» (3). Nel 2004, il prestigioso trimestrale ebraico Jewish Quarterly ha pubblicato un articolo mostrando in maniera dettagliata come la multi-miliardaria industria mondiale del porno sia dominata da ebrei. Non solo il Dr. Abrams ammette che gli israeliti sono i pornografi più riuscito al mondo, ma celebra questo fatto. Gli ebrei, afferma Abrams, covano rancore contro il cristianesimo, «un odio atavico verso l’autorità cristiana» radicato dopo secoli di umiliazioni, e la pornografia è uno dei modi in cui essi si vendicano sui loro persecutori cristiani, gli odiosi oppressori che li espulsero da centonove Paesi fin dall’anno 250 d.C., sempre senza una giustificazione (4). Quindi, ora è tempo di rivalsa. Nota candidamente il Dr. Abrams:

«Il coinvolgimento ebraico nella pornografia negli Stati Uniti ha una lunga storia. Sebbene gli ebrei costituiscano solamente il 2% della popolazione americana, essi sono stati prominenti nella pornografia. Secondo un insider anonimo dell’industria a luci rosse, citato da E. Michael Jones nella rivista “Culture Wars” (maggio 2003), “i più importanti pornostar maschi degli anni Ottanta avevano ricevuto un’educazione israelita e laica, mentre e le donne provenivano da scuole cattoliche”. Di conseguenza, lo scenario standard della pornografia divenne una fantasia ebraica di fare “schtupping” con una “shiksa” cattolica (5). Il coinvolgimento ebraico nell’industria porno può essere considerato come un proverbiale gesto del dito medio a tutto l’establishment WASP americano […]. Esso è il risultato di un odio atavico verso l’autorità cristiana: gli ebrei stanno tentando di indebolire la cultura dominante in America mediante la sovversione morale» (6).

Al Goldstein (1936-2013), editore della rivista Screw (7), disse una volta (e il Dr. Abrams lo cita con gioia):

«L’unica ragione per cui gli ebrei sono nella pornografia è pèrché pensiamo che Cristo fa schifo. Il cattolicesimo fa schifo».

L’atteggiamento indulgente del Dr. Abrams verso la pornografia è alquanto sorprendente. Ecco un uomo che crede davvero che il dominio ebraico dell’industria del porno sia un risultato formidabile. Gli ebrei si sono realizzati promuovendo la masturbazione. Abraham H. Foxman, direttore nazionale dell’Anti – Defamation League (ADL) (8), è d’accordo con l’idea «liberale» secondo cui la pornografia è una buona cosa, se non per le innumerevoli vittime della porno-dipendenza, almeno per quegli ebrei che si arricchiscono sfruttando quei tossicodipendenti. Scrive Foxman con approvazione:

«Quegli ebrei che sono entrati a far parte dell’industria pornografica lo hanno fatto come individui che inseguono il sogno americano» (9).

Il Dr. Abrams, il sobrio accademico ebreo, alza la posta in gioco aggiungendo un tocco sinistro a questa controversia. Egli afferma con aria di sufficienza:

«Gli ebrei sono la forza motrice che sta dietro alla moderna industria pornografica, e la loro motivazione è, in parte, distruggere la morale dei gentili» (10).

«Distruggere la morale dei gentili» (ossia dei non-ebrei). Notate bene questa frase. Essa equivale ad un’aperta dichiarazione di guerra. Perché mai questi ebrei dovrebbero desiderare di «distruggere la morale dei gentili» – in questo caso, i cristiani – se non per il loro odio verso di essi? Per quale ragione essi vorrebbero distruggere quei valori che ci sono più cari? Non c’è alcuna legge che vieti all’attrice comica ebrea Sarah Silverman di proferire oscenità blasfeme contro Gesù Cristo e offendere oltre 2 miliardi di cristiani con questa frase infame:

«Spero che siano stati proprio gli ebrei ad uccidere Cristo! Lo rifarei, c…zo, lo rifarei in questo istante» (11).

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Provate solo ad immaginare per un momento cosa accadrebbe se un comico cristiano se ne uscisse con un insulto simile contro le vittime dell’Olocausto: «Spero che siano stati proprio i nazisti ad uccidere sei milioni di ebrei! Lo rifarei, c…zo, lo rifarei in questo istante». Un commento così offensivo sarebbe impensabile. Il comico che si macchiasse di una cosa del genere verrebbe ostracizzato e non gli sarebbe più permesso di lavorare nel campo dell’intrattenimento.

Ciononostante, l’ebrea Sarah Silverman è perfettamente libera di sputare in faccia ai cristiani e riceve pure degli applausi per questo odioso discorso. Il cristiano, al contrario, non può far nulla. Egli è divenuto un schiavo nel suo Paese, ed è oggetto di ridicolizzazione e di disprezzo. E dunque, non è affatto sorprendente imparare che gli ebrei dominano la produzione e la distribuzione della pornografia. In un articolo intitolato Jews in Porn («Gli ebrei nel porno»), scrive il blogger ebreo Luke Carey Ford:

«Quando si tratta di un’attività disprezzata dalla società, gli ebrei fanno il loro sporco lavoro – l’usura nel Medioevo e il porno ai nostri giorni – per cogliere l’opportunità di guadagnare denaro. Perseguitati per millenni nelle diverse società dove sono vissuti, molti ebrei hanno sviluppato una fedeltà alla loro sopravvivenza come al loro valore più elevato, e non si curano affatto della sopravvivenza della società che li perseguita. Anche quando gli ebrei vivono in una società che dà loro il benvenuto anziché molestarli, molti ebrei odiano la cultura dominante. Per nulla radicati sia nella loro tradizione che in quella della maggioranza cristiana, essi vivono in una comunità di ribelli. A causa dell’enfasi dell’ebraismo a riguardo dell’istruzione e della destrezza verbale, generalmente gli ebrei dominano nelle accademie, nel campo dello intrattenimento e dei media. La pornografia deriva da questa cultura. In questo settore gli ebrei esercitano un’influenza sproporzionata, essendo il 2% della popolazione americana» (12).

Come gli ebrei dominano l’industria pornografica.

Il Dr. Robert Jesse Stoller (1924-1991), nel suo libro Porn: Myths for the Twentieth Century («Pornografia: miti per il ventesimo secolo»), ha cercato di capire la mentalità delle persone coinvolte nel business della pornografia hard core. Mentre stava intervistando alcuni attori e attrici in California, gli fu detto:

«Se vieni accolto cordialmente nel mondo del porno, è incredibile. É una grande famiglia. Quindi, molti ebrei ne sono entrati a far parte» (13).

Oggi, la maggior parte di film o video porno di provenienza americana è prodotta da ebrei nella San Fernando Valley, nella California Meridionale. Essa è situata a Nord di Los Angeles in un malfamato sobborgo noto come «Porn Valley» o «l’altra Hollywood». Qui un pugno di israeliti sono i boss dell’industria del sesso e possiedono ogni studio di una certa importanza. Il più ragguardevole di essi è la Vivid Entertainment (14), che, da quel che si sa, è la più grande società di produzione pornografica al mondo. La Vivid è di proprietà del multi-miliardario ebreo Steve Hirsch, noto anche come «il re del porno». La sua società ha un reddito annuo di circa 100 milioni di dollari, producendo sessanta film all’anno che vengono distribuiti nelle videoteche, nelle catene di alberghi, sulla TV via cavo e su Internet (15). Nota con compiacenza Hirsch:

«Il sesso è una cosa potente. Questo è il nostro momento» (16).

Un altro magnate del porno è il miliardario ebreo Paul Fishbein, fondatore di Adult Video News (AVN), un’agenzia che ha il suo quartier generale nella Porn Valley. I tre soci d’affari di Fishbein, Irving Slifkin, Barry Rosenblatt ed Eli Cross, sono tre ebrei favolosamente ricchi 17. Quindi, non vi sbagliate se pensate che la Porn Valley è un’enclave ebraica, come Tel Aviv o Brooklyn.

Il ruolo ebraico nella pornografia infantile.

Secondo la British Charity, National Children’s Homes, il 55% della pornografia infantile mondiale viene prodotto negli Stati Uniti (18). Sarebbe stupefacente scoprire che gli ebrei non sono in prima linea anche in questa sordida impresa, visto che essi dominano l’intera industria pornografica (19). La pedofilia è un fenomeno mondiale, ma è un fatto innegabile che certi ebrei che la praticano lo facciano con una certa impunità. Nonostante sia stato riconosciuto colpevole per aver drogato e stuprato una ragazzina tredicenne, il regista Roman Polanski non ha avuto guai con la giustizia. Gli è bastato acquistare un biglietto di sola andata per Parigi. Le autorità statunitensi non hanno fatto nulla per ottenerne l’estradizione. Nel luglio del 2000, a Rio de Janeirio la polizia brasiliana ha tentato di arrestare il viceconsole israeliano Arie Scher. Questi era sospettato di essere a capo di una giro di pornografia infantile all’interno dell’ambasciata israeliana. Un’enorme quantità di materiale pornografico era stato rinvenuto nel suo computer. Cosa è accaduto a Scher? Nulla. Facendosi scudo dell’immunità diplomatica, egli è salito su un aereo per Tel Aviv, e quella è stata l’ultima cosa che si è saputo di lui (20).

polanski_geimerSopra: a sinistra il regista Roman Polanski. A destra la sua giovane vittima, la tredicenne Samantha Geimer che Polanski ha drogato e stuprato.

Un altro pedofilo ebreo troppo importante per essere seriamente punito per i suoi crimini è stato il figlio del famoso scrittore di fantascienza Isaac Asimov (1920-1992). Egli è stato trovato in possesso di una grande quantità di pornografia infantile nascosta nella sua abitazione in California. L’accusa formulata è stata di produzione e distribuzione di materiale pedo-pornografico, un crimine federale che normalmente viene punito con una condanna a vent’anni di reclusione.

David Asimov è stato trattato con i guanti: sei mesi agli arresti domiciliari. Com’è stato possibile che se la sia cavata con così poco? «Uno sguardo ai giocatori in campo fornirà la risposta», ha riportato un sensazionale rapporto. «La quantità di pedo-pornografia rinvenuta nella casa di Asimov era così grande che le numerose vittime minorili e gli esecutori avrebbero avuto grossi guai se avessero zelantemente perseguito Asimov portandolo a processo» (21). Sembra che per gli ebrei ci sia una legge speciale e un’altra per noi comuni mortali.

Una banda ebraica coinvolta nell’uccisione di bambini e negli snuff-movies.

Se il 55% della pornografia infantile in tutto il mondo – secondo la British Charity, National Children’s Homes – proviene dagli Stati Uniti, il 23% di questo materiale viene prodotto in Russia 22. Se la pedo-pornografia russa sia in mano ad ebrei russi resta un mistero. C’è un’alta probabilità che lo sia, dato che c’è un’evidenza abbastanza solida del coinvolgimento di ebrei russi nel traffico sessuale, nel rapimento di minori, nella pedofilia e nell’uccisione di bambini anche nella produzione di snuff-movie. Ecco un rapporto pubblicato per la prima volta nell’ottobre del 2000. Esso fornisce al lettore un’idea degli abissi di depravazione in cui questi pornografi sono disposti a sprofondare:

GANGSTER EBREI HANNO RIPRESO LO STUPRO E L’UCCISIONE DI BAMBINI DI DUE ANNI.

«Roma, Italia. La polizia russa e italiana stanno lavorando insieme per sgominare una banda di malviventi ebrei coinvolti nella produzione di snuff-movies che riprendono lo stupro di bambini. Tre ebrei russi e otto ebrei italiani sono stati arrestati dopo che la polizia ha scoperto che essi rapivano bambini non-ebrei, di età compresa tra i due e i cinque anni, da diversi orfanotrofi russi, li stupravano riprendendo la loro morte con una videocamera. Di questi clienti, quasi sempre non-ebrei, 1.700 erano in Russia, 600 in Italia, e un numero ignoto negli Stati Uniti. Essi pagavano fino a 20.000 dollari a film per poter vedere questi bambini mentre venivano stuprati e assassinati. Alcuni ebrei, a capo di una famosa agenzia-stampa italiana, hanno tentato di insabbiare questa storia, ma sono stati preceduti da reporter italiani che hanno trasmesso alcune scene estratte da questi film in prima serata sulla televisione italiana davanti ad oltre 11 milioni di telespettatori. In seguito a quanto accaduto, i dirigenti ebrei di questa agenzia-stampa hanno licenziato i responsabili, accusandoli di avere diffuso le solite dicerie sul “sacrificio rituale ebraico”. Sebbene le agenzie AP e Reuters abbiano riportato l’accaduto, i vari conglomerati mediatici statunitensi si sono rifiutati di mandare in onda questa storia nei notiziari televisivi affermando che una notizia del genere avrebbe alimentato i pregiudizi degli americani verso gli ebrei» (23).

Secondo il Talmud, una bambina di tre anni è già pronta per avere rapporti sessuali con adulti (Sanhedrin 54b). Anche ucciderli è lecito. «Il migliore dei gentili merita di essere ucciso»: così insegna autorevolmente nel Talmud il venerato rabbino Ben Yohai (24).

La schiavizzazione di massa mediante il sesso.

É un’immane tragedia il fatto che a questi ebrei sia stato permesso di mettere in campo la pornografia ottenendo effetti così devastanti che essi sono riusciti a schiavizzare intere nazioni, come Circe con un tocco della sua bacchetta magica ridusse in schiavitù i greci trasformandoli in porci: una metafora adatta per ciò che sta accadendo alle masse sotto i loro nuovi padroni. Scrive il cinico Aldous Huxley (1894-1963) nella sua opera Mondo Nuovo:

«Uno Stato totalitario davvero “efficiente” sarebbe quello in cui l’onnipotente comitato esecutivo dei capi politici e la loro armata di direttori esercitassero la longa manus su una popolazione di schiavi, tanto che sarebbe inutile controbattere, perché questi conserverebbero l’amore della loro servitù» (25).

Questi pervertiti organizzati sembrano non farsi alcun genere di scrupolo morale dal trarre profitto dalla vendita di pornografia. Essi non mostrano alcuna preoccupazione per il fatto scientificamente provato che le pericolose eroto-tossine rilasciate dal cervello dopo un contatto prolungato con la pornografia possono dare assuefazione e provocare un progressivo danno cerebrale (26).

Non credo nemmeno che questi porno-centrici abbiano qualche rimorso di coscienza a riguardo della corruzione su vasta scala delle famiglie, ebraiche e non-ebraiche, o mostrino la seppur minima inquietudine per la tragica discesa di così tanti ragazzini nell’inferno della masturbazione compulsiva e nella porno-dipendenza. Questi imprenditori del sesso, dediti ai facili profitti, hanno ardentemente cercato di fornire alle masse il più conveniente e il più mortale dei sedativi: l’opportunità di avere orgasmi senza fine mediante un flusso incessante di immagini pornografiche che sgorga dai mass media da essi controllati. Ecco un modo per realizzare la dominazione mondiale senza ricorrere alla violenza rivoluzionaria o alla conquista militare: prendere interi Paesi e trasformarli in falsi paradisi dell’auto-erotismo. Scrive Padre Nathanael Kapner:

«I cittadini-modello del futuro saranno felici masturbatori. Questa affascinante attività li terrà occupati tutto il giorno. Essa li renderà docili e compiacenti, sazi e semi-sonnolenti, come mosche da sterco drogate in una fogna o in una latrina. Questi cittadini saranno troppo occupati a corrompere sé stessi per scatenare rivoluzioni o per pianificare azioni vendicative contro l’oscura élite che è stata l’architetto della loro schiavitù. Essi non sono i trasformatori del mondo e i maghi del futuro di cui Nietzsche ha detto: “Guardate, io vi mostro il Superuomo”! A causa della loro perversione e della loro debolezza essi sono destinati alla pattumiera della Storia» (27).

Ecco ciò che Padre Nathanael Kapner ha da dire su questo soggetto. Un riassunto indovinato. Il fatto che Padre Kapner sia ebreo rende le sue parole ancora più irresistibili

«La decadenza della vita sociale cristiana dell’Occidente non è avvenuta a caso; essa è stata progettata, deliberatamente promossa e diffusa. Questo sistematico indebolimento della cultura occidentale continua anche oggi. Gli strumenti di questo assalto alla cultura e alla coscienza cristiana sono le armi della propaganda: la stampa, la televisione, il cinema e l’istruzione. La fonte principale della propaganda è il cinema. Dalla sua capitale, Hollywood, l’ebreo vomita una serie senza fine di film pervertiti per svilire e degenerare la gioventù d’America e del mondo occidentale. Il divorzio sostituisce il matrimonio, l’aborto subentra alla nascita, e la famiglia diventa il campo di battaglia del conflitto individuale. L’ebreo ha raggiunto la sua méta: distruggere la cultura occidentale» (28).

Temo di non trovarmi d’accordo con la conclusione di Padre Kapner secondo cui gli ebrei sarebbero gli unici responsabili del declino e della caduta della cultura occidentale. Se l’Occidente è andato in malora, anche i goyim (i «non ebrei») sono da biasimare. La loro entusiasta complicità con i proprî pervertirori è stata la loro rovina. La società che ci ritroviamo è la società che meritiamo.

Conclusione.

C’è da temere che l’epidemia di sesso virulento di cui siamo testimoni sia una forma di guerra psicologica deliberatamente pianificata. Questo è ciò che vogliono i nostri governi. I burattinai che tirano i fili ignoti dei nostri regimi occidentali – tutti mascherati da democrazie – hanno lavorato per fabbricare precisamente ciò che vediamo quando ci guardiamo attorno: una diffusa nevrosi, un’infelicità di massa, un crollo dei valori morali, il collasso del cristianesimo e la rozza brutalizzazione dell’uomo comune. Non c’è bisogno di alcun Gulag per coloro che acconsentono ad essere ridotti in catene.

Note

(1) Traduzione dell’originale inglese Pornography as a Secret Weapon, a cura di Paolo Baroni. Scritto reperibile alla pagina web http://www.veteranstoday.com/2014/05/06/pornography-as-a-secret-weapon/

(2) http://sexual-sanity.com/2007/05/worldwide-pornography-industry-approaches-100-billion/

(3) Cfr. N. Abrams, «Triple-exthnics: Nathan Abrams on Jews in the American porn industry», in Jewish Quarterly, nº 196, Inverno 2004. Vedi pagina web http://www.jewishquarterly.org/issuearchive/articled325.html?articleid=38

(4) http://www.biblebelievers.org.au/expelled.htm

(5) Nel dialetto ebraico yiddish, «schtupping a shiksa» significa «fare sesso con una donna non ebrea».

(6) Cfr. N. Abrams, art. cit.

(7) In inglese, screw significa «vite», ma nello slang americano sta per «coito».

(8) L’Anti-Defamation League («Lega Antidiffamazione») è un gruppo di pressione fondato nel 1913 dal massonicissimo B’nai B’rith negli Stati Uniti d’America. Lo scopo statutario è «fermare, per mezzo di appelli alla ragione ed alla coscienza e, se necessario, rivolgendosi alla legge, la diffamazione nei confronti degli ebrei».

(9) Cfr. N. Abrams, art. cit.

(10) Ibid.

(11) Così la comica americana durante lo spettacolo Jesus Is Magic (2005).

(12) http://www.whale.to/c/jewsporn.html Ford è cresciuto in una famiglia protestante e si è convertito all’ebraismo dopo essere giunto in età adulta.

(13) Cfr. R. J. Stoller, Porn: Myths for the Twentieth Century, Yale University Press, 1991.

(14) http://boingboing.net/2007/10/16/hard-times-in-porn-v.html

(15) http://it.wikipedia.org/wiki/Vivid_Entertainment

(16) Cfr. «The Porn King», in Forbes, luglio 2005. Vedi pagina web http://www.forbes.com/2005/03/07/cz_bp_0307vivid.html «Nella San Fernando Valley ogni anno vengono prodotti 20.000 video pornografici, al ritmo di uno ogni quaranta minuti»: vedi R. Alexander, Porn Addition at Crisis Levels; http://www.wnd.com/2012/10/porn-addiction-at-crisis-level/#3pBcQg1Byh1TP4RG.99

(17) http://it.wikipedia.org/wiki/Adult_Video_News

(18) http://nopornnorthampton.org/2007/03/07/penn-state-law-professors-trot-out-female-porn-leaders-to-whitewash-realities-of-adult-industry-explicit-language/

(19) Cfr. L. Darkmoon, Masters of Porn: The Systematic Promotion of Sexual Deviance. Vedi pagina web http://www.darkmoon.me/2012/masters-of-porn-the-systematic-promotion-of-sexual-deviance-by-dr-lasha-darkmoon/

(20) Ecco alcuni titoli di agenzia su questo caso: «La polizia brasiliano ha accusato un diplomatico di essere a capo di cerchia pedo-pornografica» (6 luglio 2000); «L’assistente del console israeliano coinvolto in un giro di prostituzione minorile in fuga dal Brasile» (5 luglio 2000). «Il console israeliano in Brasile è collegato alla prostituzione di minori» (5 luglio 2000).

(21) «Isaac Asimov’s Son, his Involvement in Child Porn» («Il figlio di Isaac Asimov, il suo coinvolgimento nella pornografia infantile»). L’articolo è scomparso dalla rete.

(22) http://nopornnorthampton.org/2007/03/07/penn-state-law-professors-trot-out-female-porn-leaders-to-whitewash-realities-of-adult-industry-explicit-language/ Gli ebrei rappresentano lo 0,2% della popolazione mondiale.

(23) http://www.jewwatch.com/jew-atrocities-blood-libel.html Gli snuff-movies sono film illegali in cui vengono ripresi veri e proprî omicidi. Da notare che il succitato articolo è stato pubblicato anche su un rispettabile sito web canadese, il Jewish Tribune, un’ulteriore conferma dell’autenticità del fatto.

(24) Cfr. M. A. Hoffman, «The Truth about the Talmud. A Documented Exposé of Supremacist Rabbinic Hate Literature» («La verità sul Talmud. Un’esposizione documentata della letteratura rabbinica sostenitrice della supremazia e dell’odio»). Estratto dal libro di Michael A. Hoffman intitolato Judaism’s Strange Gods («Gli strani dèi del giudaismo»), 2000.

(25) Cfr. A. Huxley, Un Mondo Nuovo, 1932.

(26) http://www.theoccidentalobserver.net/2012/09/pornographys-effect-on-the-brain-part-1/

http://www.theoccidentalobserver.net/2012/09/pornographys-effect-on-the-brain-part-2/

(27) Cfr. B. N. Kapner, «The Judaic Destruction of Western Culture» («La distruzione ebraica della cultura occidentale»). Vedi pagina web http://www.realjewnews.com/?p=561

(28) Ibid.

Articolo tratto dal sito: http://www.centrosangiorgio.com/piaghe_sociali/pornografia/pagine_articoli/la_pornografia_come_arma_segreta.htm

 

FIANO CI DARA’ UNA MANO? (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Settembre 2017)

Dello squallido individuo che risponde al nome di Fiano Emanuele se n’è già parlato molto… Troppo, direi… Un degno rappresentante dei giudaismo di sinistra, che considera lodevole il genocidio del popolo palestinese messo in atto dai suoi correligionari da ormai 70 anni, ma che al contempo reclama la galera per chi osa acquistare un portachiavi, o un busto con l’effige del Duce… Un individuo che per perseguire questo “nobile” intento ha anche tentato di creare una Legge ad hoc per punire questi “crimini” di propaganda Fascista, Legge che, pur essendo stata considerata fin dalla sua prima lettura come inapplicabile ed anticostituzionale, ha addirittura ottenuto l’approvazione a larga maggioranza di un ramo del Parlamento, giusto per comprovare oltre ogni dubbio, con quale razza di sudici delinquenti ed ignoranti esponenti di questa sinistra stomachevole, parassita e, naturalmente, antifascista, abbiamo a che fare.

FianoSuino

Ora, in questa sede non voglio parlare della Legge in sé, che per quanto mi riguarda non diventerà mai tale, non fosse altro che per non creare conflitti di giudicato con la Legge Scelba e le varie Sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale che garantiscono a chiunque, anche ai Fascisti, il diritto di esprimere la propria opinione… Allo stesso modo, giusto per tranquillizzare alcuni tesserati che temono gli effetti di questa ipotetica Legge sulle attività del MFL-PSN, mi sento di escludere del tutto la possibilità che essa possa rendere fuorilegge un movimento politico legalmente operante fin dal 1991, anche nell’improbabile caso di una sua effettiva approvazione definitiva.

Sì, è vero, la vigliaccheria regna sovrana anche fra quanti osano dirsi Fascisti, come dimostra il caso di un parassita simpatizzante del movimento, che subito dopo l’approvazione della suddetta Legge da Parte della Camera dei deputati, si è affrettato a dare le dimissioni, chiedendo di non avere più contatti con lui, neppure spedendogli il presente giornale, ma in ogni caso, sono certo che questa ennesima pagliacciata giudeo -comunista non avrà ripercussioni negative, ma solo effetti positivi, come quello di eliminare la zavorra rappresentata dai vigliacchi come l’elemento di cui sopra.

Già, infatti se proprio questa Legge dovesse divenire tale, colpirebbe certamente la cosiddetta propaganda Fascista, in special modo quella via web veicolata dai cosiddetti “social”; cosa che, devo dirlo, non potrebbe che fare piacere ai pochissimi Fascisti e Nazionalsocialisti veri e seri, i quali non hanno alcuna stima, né interesse, per la pletora di pagliacci che si fingono Camerati duri e puri su Facebook, salvo poi evitare accuratamente di svolgere alcun ruolo politico nella loro inutile vita… Ammesso che, ovviamente, non si voglia ritenere che le cene “fasciste” e le pagliacciate messe in opera periodicamente a Predappio e/o presso qualche cimitero, possano considerarsi iniziative politiche.

Quindi, se questo ennesimo attacco ai diritti politici di quanto amano dirsi Fascisti avrà mai un risultato, esso sarà o la sparizione di tanti vigliacchi dalla scena, o la molla che spingerà alcuni a mettersi a fare politica seriamente, evitando di farsi denunciare per il solo gusto di primeggiare su Facebook.

Io lo dico e lo scrivo da decenni, purtroppo inascoltato: se tutti quelli che fingono di essere dei Camerati postando sui social inutili ed insulse fotografie che li ritraggono mentre salutano romanamente davanti ad una lapide, o seduti a qualche allegra tavolata, o in piedi di fronte ai tanti negozi di gadget di Predappio, riuscissero a capire che il Fascismo non ha bisogno di pagliacciate, ma di una seria rappresentanza politica, molto probabilmente saremmo già in Parlamento, luogo dal quale potremmo difendere noi stessi e le nostre idee dai deliri psicopatici dei vari Fiano e degli altrettanto coglioni che si definiscono antifascisti.

Ma i nostri cosiddetti Camerati non vogliono sentire da quell’orecchio, e continuano imperterriti nelle loro inutili (quando non controproducenti) buffonate; sempre pronti a raccattare filmati d’epoca da Youtube, fotografie varie dai tanti siti storici e ridicoli e volgari motti che con il vero Fascismo non hanno nulla a che fare, ma ancora più pronti a rifiutarsi di dare una mano in qualsiasi modo a quello che era, è e rimane l’unico movimento politico chiaramente e dichiaratamente Fascista e Nazionalsocialista, ovvero, il nostro MFL-PSN. Accade ormai fin dalla nostra nascita (1991): i tanti sedicenti Fascisti esistenti in Italia, quando si sentono chiedere di dare un senso ai loro inutili deliri, si dileguano come un sol uomo, adducendo le più miserabili e patetiche scuse… Ci sono quelli che ritengono intollerabile pagare la tessera 40 € annui (più o meno il costo di una sola uscita del sabato sera), anche se non si fanno mancare inutili telefonini supercostosi e con questi sprecano cumuli di soldi per scrivere cretinate sui social, o per scaricare a pagamento musica che potrebbero ascoltare gratis da una comunissima radio… Per non parlare di quelli che si mostrano orgogliosamente imbrattati da tatuaggi vari che, a quanto ne so, per essere fatti richiedono centinaia di euro, quando non migliaia!

Tatuaggi

Quando qualcuno verrà a dirvi che la tessera annuale al MFL-PSN è troppo cara, provate ad osservarlo bene per scoprire quanti tatuaggi ha sul corpo… Poi fate i conti usando la tabella pubblicata in questa pagina… Ed infine mandate a quel paese il cialtrone in oggetto da parte mia!

Ma si sa, i nostri “camerati” non vogliono rinunciare a nulla… A parte la tessera, ovviamente.

Tolta questa categoria, che definirei “pidocchi”, ce ne sono però molte altre composte da personaggi non certo migliori; abbiamo, ad esempio, i tanti caproni ignoranti che ho sempre definito Fascisti alla amatriciana, i quali credono di essere Fascisti ma si comportano in modo opposto ai nostri valori ed a quanto la Storia ci ha insegnato… Ci sono gli ignoranti fanatici del cattolicesimo, che vorrebbero metterci in guerra con l’Islam (che fu nostro alleato) per difendere il cattolicesimo (che fu il primo a sfruttare Mussolini ed Hitler per poi tradirli), così come ci sono (il peggio fra tutti) i traditori che rinnegano l’alleanza con il Nazionalsocialismo e cercano in questo modo benemerenze nel campo dei nostri peggiori nemici, cioè quelli della lobby ebraica.

Quello dei falsi Fascisti difensori della lobby giudaica è uno dei peggiori frutti avvelenati lasciatici in eredità dalla svolta a destra del MSI, che fin dalla sua nascita si schierò non solo a destra, ma addirittura dalla parte degli USA e dello Stato (pirata) di Israele… Stato che, fin dalla sua costituzione, si distinse per il genocidio del popolo arabo-palestinese, orchestrato in proprio e tramite il prezioso aiuto delle milizie cristiane (guarda caso) maronite, cui furono affidati i massacri più ignobili, tipo quello di Sabra e Chatila.

http://www.raistoria.rai.it/articoli/il-massacro-di-sabra-e-chatila/10852/default.aspx

“16 settembre 1982, periferia di Beirut. Uomini delle le milizie cristiano-falangiste entrano nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila per vendicare l’assassinio del loro neoeletto presidente Bashir Gemayel. E inizia un massacro della popolazione palestinese che durerà due giorni. Con gli israeliani, installati a 200 metri da Shatila, a creare una cinta intorno ai campi e a fornire i mezzi necessari alla operazione. Il bilancio, secondo stime difficilmente verificabili, sarà di circa 3.000 vittime. Una grande manifestazione di protesta in Israele porta alla creazione di una commissione d’inchiesta che attribuisce ad Ariel Sharon la responsabilità del massacro, costringendolo a dimettersi da ministro della Difesa. Il 16 dicembre dello stesso anno, l’Assemblea generale delle Nazioni Uniti, nel condannare nel modo più assoluto il massacro, conclude “che il massacro è stato un atto di genocidio’’.

Da ricordare con massimo schifo è l’appoggio parlamentare che il MSIDN diede alla prima aggressione all’Iraq, ovvero ad uno Stato nazionalsocialista il cui leader, cioè il compianto Saddam Hussein, spesso si paragonò a Mussolini.

Anzi, a dirla tutta, persino il nostro fondatore, Giorgio Pisanò, all’epoca ancora nel MSIDN a capo della corrente “Fascismo e Libertà”, sostenne a gran voce la necessità di aiutare i criminali USA nel loro attacco, adducendo come scusa il fatto che l’Italia non poteva nuovamente tradire i suoi alleati! Come a dire che gli invasori USA, che per anni hanno trucidato italiani con i loro bombardamenti terroristici, che ci hanno invaso riportando al potere la mafia debellata dal Fascismo, e che a tutt’oggi ci controllano tramite ben 113 basi di occupazione militare, sono alleati e non occupanti stranieri!

Ma torniamo al discorso principale, ovvero il disgusto che mi arrecano i traditori della Storia che avrebbero voluto un Fascismo alleato del male assoluto, ovvero della lobby ebraica rappresentata militarmente dagli USA e dai loro tristi alleati; ora, buona parte di questi idioti dicono di odiare il Nazionalsocialismo perché credono bovinamente alle favole olocaustiche ed alle balle circa il “pazzo” Hitler… Ovviamente non possiamo pretendere dai loro cervelletti che comprendano un minimo di tematiche revisioniste, neppure oggi, che non serve leggere e studiare, ma basterebbe dilettarsi con i filmati di Youtube… E neppure possiamo pretendere che comprendano come non possa esistere una “terza via” se si aderisce alle idee di una delle due vie che si vorrebbero combattere.

Potremmo però pretendere un minimo di rispetto per i fatti storici, che essi distorcono a loro piacimento senza mostrare alcuna vergogna; ad esempio, molti di questi mascalzoni sostengono che il Duce non aveva nulla contro i “miti” e “poveri” ebrei, ma che fu costretto a schierarsi contro di loro dalle pretese del “pazzo razzista” Hitler… E spesso, per cercare di nobilitare le loro cretinate, citano un breve passo di un discorso del Duce, dove lo stesso si scagliava contro il razzismo germanico.

Ora, a parte il fatto che in politica è del tutto lecito cambiare idea su cose e persone, specie quando cambiano le informazioni che abbiamo su di loro, sarebbe a malapena il caso di mostrare a questi finti fascisti cosa sosteneva Benito Mussolini nel lontano 1919, ovvero quando nessuno, neppure in Germania, aveva sentito parlare di Hitler e del Nazionalsocialismo:

http://www.adamoli.org/benito-mussolini/pag0804-.htm

Fin dal 1919 il Duce denunziò il Giudaismo
(7 novembre 1938)

In una conferenza all’Istituto di Cultura Fascista di Milano, il 7 novembre, S. E. Roberto Farinacci ricorda il brano di un articolo del Duce pubblicato sul Popolo d’Italia del 4 giugno 1919: le affermazioni contenute in questo brano dimostrano come il Duce abbia sentito sin d’allora il pericolo ebraico e l’abbia prospettato con l’antiveggenza sua propria quando né in Germania né altrove l’antisemitismo era dottrina di moda.

“Se Pietrogrado non cade, se Denikin segna il passo, gli è che così vogliono i grandi banchieri ebraici di Londra e Nuova York, legati da vincoli di razza con gli ebrei che a Mosca come a Budapest si prendono una rivincita contro la razza ariana che li ha condannati alla dispersione per tanti secoli. In Russia vi è l’ottanta per cento dei dirigenti dei soviet che sono ebrei. Il bolscevismo non sarebbe per avventura la vendetta dell’Ebraismo contro il Cristianesimo? L’argomento si presta alla meditazione. È possibile che il bolscevismo affoghi nel sangue di un pogroom di proporzioni catastrofiche. La finanza mondiale è in mano agli ebrei. Chi possiede le casseforti dei popoli, dirige la loro politica. Dietro i fantocci di Parigi, sono i Rothschild, i Warburg, gli Schifi, i Guggeihm, i quali hanno lo stesso sangue dei dominatori di Pietrogrado e di Budapest. La razza non tradisce la razza.

Il bolscevismo è difeso dalla plutocrazia internazionale. Questa è la verità sostanziale. La plutocrazia internazionale dominata e controllata dagli ebrei, ha un interesse supremo a che tutta la vita russa acceleri sino al parossismo il suo processo di disintegrazione molecolare”.

Ecco serviti i coglioni che ancora raccontano la favola di un Mussolini tremebondo costretto a schierarsi contro gli ebrei… In realtà il nostro Duce aveva ben chiara la pericolosa portata della lobby ebraica, ma tutto questo, né in Italia, né in Germania, c’entrava nulla con il tanto decantato e deprecato razzismo, in quanto nessuno odiava gli ebrei per la loro religione, né per la loro inesistente appartenenza razziale (esistono ebrei in tutte le razze umane)… L’odio, se così possiamo chiamarlo, derivava esclusivamente dal ruolo nefasto di una lobby che controllava (e purtroppo controlla) la finanza mondiale e tutto il sistema bancario!

Nessuno se la prendeva con il singolo ebreo che viveva la sua vita senza arrecare danno agli altri, e lo dimostrano vari fatti; leggete, ad esempio, quanto riferì il regista Fritz Lang a proposito di un suo colloquio con Goebbels:

Il 30 marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio […] e mi propose di diventare una sorta di “Fuhrer” del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!»

Questo fatto dimostra, insieme all’enorme numero di ebrei che nella Germania Nazionalsocialista e nello stesso esercito tedesco, servirono la Patria senza subire alcuna persecuzione, che il problema non era affatto razziale, come la propaganda ci racconta da più di 70 anni; lo stesso potremo dire per le tanto vituperate Leggi razziali italiane, le quali contenevano tali e tante esenzioni da risultre inapplicabili a tutti gli ebrei d’Italia! Leggi, quindi, che mirarono a proteggere il Paese dai molti ebrei stranieri che affluirono in Italia, ma che non toccavano i cittadini italiani di origine ebraica.

Il fatto poi che la Germania si vide costretta ad edificare campi di concentramento ove convogliare molti cittadini ebrei, dipese molto più dalla dichiarazione di guerra del Congresso Mondiale Ebraico alla Germania Nazionalsocialista del 1933, piuttosto che dal “razzismo” germanico.

Judea-Declares-War

La prima pagina del quotidiano londinese Daily Expressi del 24 Marzo 1933: “L’Ebraismo dichiara guerra alla Germania, Ebrei di tutto il mondo unitevi”. “Il popolo israelita del mondo intero dichiara guerra economica e finanziaria alla Germania. La comparsa della svastica come il simbolo della nuova Germania fa rivivere il vecchio simbolo di guerra degli Ebrei. Quattordici milioni di ebrei sono uniti come un solo corpo per dichiarare guerra alla Germania. Il commerciante ebreo lasci il suo commercio, il banchiere la sua banca, il negoziante il suo negozio, il mendicante il suo miserabile cappello allo scopo di unire le forze nella guerra santa contro il popolo di Hitler”.

Già, perché si dà il caso che il diritto internazionale preveda  la possibilità di internare i cittadini di origine straniera per evitare possibili azioni di spionaggio a favore dei paesi di origine (art. 5 della convenzione di Ginevra), cosa che fecero  gli USA con i cittadini di origine giapponese, italiana e tedesca: dopo averli spogliati di tutti i beni confiscandogli casa, attività e conti bancari, furono rinchiusi in campi di concentramento in condizioni disumane. Verso la fine della guerra nel campo di prigionia di Hereford, nella ricca America, i soldati italiani che rifiutarono di collaborare con gli alleati venivano volutamente sottoalimentati e lasciati morire di tubercolosi, senza cure, sotto l’acqua o il sole cocente, in mezzo agli abusi dei carcerieri che non esitavano ad uccidere al primo cenno di insofferenza. Prima di loro gli inglesi avevano internato, durante la guerra contro i Boeri,  oltre 100 mila donne e bambini nei campi di concentramento in sud Africa,  di questi  27 mila morirono di stenti, malattie e malnutrizione (crimini passati sotto silenzio).

Non andò meglio ai nostri alleati in Gran Bretagna, ove si internarono persino tutti i cittadini britannici militanti del movimento Fascista condotto da Sir Oswald Mosley!

Quindi, miei cari “fascisti” all’amatriciana, invece di rompere le cosiddette con il vostro falso Fascismo e con la vostra avversione ad Hitler, imparate a frequentare di meno Facebook, e provate a leggere qualcosa di serio; magari come il documento che segue:

http://likarcontrostorie.myblog.it/2011/02/21/mauro-likar-l-occidente-contro-l-europa/

“(…) La Guerra, scatenata contro la Germania Nazionalsocialista, ha avuto come causa reale, oltre alla “ Nazionalizzazione della Banca Centrale Tedesca”, il fatto che il Reich hitleriano si è liberato dal ricatto petrolifero ed energetico delle multinazionali internazionali, per lo più ebraiche, fabbricando, nei propri impianti chimici statalizzati, i più grandi allora esistenti, delle “benzine sintetiche”, ricavate dal carbone; con il metodo brevettato da Bergius.

In questo modo i Tedeschi, pur non avendo risorse petrolifere, potevano produrre anche la “Buna”, o gomma sintetica, molte altre materie plastiche, e i sottoprodotti usualmente ottenuti dal petrolio. Ciò metteva in grado la Germania, altamente industrializzata, e decisamente all’avanguardia nella ricerca scientifica, di fornire merci a basso costo, e di determinare, quindi, un calo del volume degli affari e degli introiti degli altri produttori mondiali, intralciando, per prima cosa, l’espansione industriale e commerciale americana.

Nazionalizzando, nel giugno del 1939, la Banca Centrale Tedesca, e neutralizzando, così, l’azione destabilizzante delle Banche Mondiali, nel loro controllo dal Mercato del danaro in Germania, Adolf Hitler, risollevava il suo paese, dalla miseria provocata dalle condizioni capestro del diktat di Versailles, e osteggiava la politica egemonica di Roosevelt, e dei suoi elettori e correligionari ebrei: della Finanza internazionale.

Una guerra si rendeva dunque più che mai necessaria, perché l’esempio autarchico hitleriano costituiva, per i monopoli del petrolio, e per la finanza ebraica, la possibilità di una completa rovina; qualora gli altri Stati l’avessero seguito.

Furono queste misure di autonomia industriale, ed economico finanziaria, e non la pretesa invasione della Polonia, la vera causa che indusse Inghilterra ed America, feudi dei Cartelli industriali, delle Banche, e della Finanza Ebraica, ad aggredire la Germania; per distruggerne, in Europa, l’esempio pernicioso e catartico, e per ridurla, con la sconfitta, a Stato preindustriale: destinato a svolgere soltanto delle attività agricole (…)”

Per concludere il tutto, cari lettori, ribadisco il concetto iniziale dell’articolo: ben venga una Legge Fiano, se dovesse contribuire a fare un po’ di pulizia dai cosiddetti “social”, facendo nascondere come ratti i molti finti fascisti che imperversano soltanto per ridicolizzare le nostre idee e la Storia intera!

Che siano pidocchi non intenzionati a spendere, estremisti di destra con le idee poco chiare sul vero Fascismo, integralisti cattolici vogliosi di partire per nuove crociate (magari partissero sul serio! Respireremmo certamente meglio!), fascisti alla amatriciana in odore di giudaismo, infiltrati del Ministero dell’Interno al fine di frammentare ulteriormente la nostra disastrata area di pensiero, o semplici vigliacchi che si sentono realizzati abusando di foto e filmati storici, una cosa è certa: non abbiamo bisogno di loro. Quello di cui avremmo bisogno sono gli stessi uomini che contribuirono a creare e rafforzare il Fascismo ed il Nazional-socialismo, ovvero uomini che venivano dalle trincee del Prima Guerra Mondiale, e che si opposero, armati di un solo manganello di legno, allo strapotere criminale dei rossi dell’epoca, muniti di ben altre e più pericolose armi.

Fascismo e Nazional-socialismo arrivarono al potere perché sostenuti da veri uomini, con gli attributi al posto giusto, e non, come accade oggi, da tremebondi vigliacchi che campano fino a 40 anni con la paghetta di papà, e che si sentono dei superuomini perché postano slogan e foto su Facebook.

Fiano, aiutaci a fare selezione!

Carlo Gariglio