IL CRIMINALE PIANO LINDEMANN (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Dicembre 2021)

Dato che la squallida e menzognera storiografia ufficiale ricorda spesso e volentieri crimini mai avvenuti, o avvenuti grazie ad assassini diversi da quelli indicati (l’eccidio di Katyn è forse uno dei casi più emblematici), ritengo utile rispolverare dalla rete un vecchio (ma sempre attuale) articolo che tratta dei vergognosi fatti di Dresda, spesso ignorati ed ancora più spesso minimizzati e giustificati in qualche modo.

In questa sede analizzeremo la genesi del bombardamento criminale, riservandoci di trattare il tutto in modo più ampio ed esauriente sui prossimi numeri del mensile.

Carlo Gariglio

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Il criminale Piano Lindemann e la distruzione di Dresda con le bombe al fosforo.

Di Paolo Germani

Il bombardamento di Dresda, città d’arte tedesca, a guerra praticamente finita, fu uno dei peggiori crimini di guerra commessi dagli alleati contro la popolazione civile. Oggi, come accade sempre più spesso, si cerca di riscrivere la storia e renderla ancora più favorevole ai vincitori, nascondendo i crimini commessi. Nel caso di Dresda ciò che si cerca di fare da decenni è minimizzare il numero dei morti, fino ad arrivare alla ridicola cifra di 25 mila. Ma riscrivere Wikipedia e costringere gli autori a modificare i libri scolastici non è sufficiente per modificare anche la storia.

Quella rimane.

A Dresda morirono centinaia di migliaia di persone, più di quante non morirono in Giappone a causa delle bombe atomiche.

Forse fu proprio questo il motivo scatenante dei bombardamenti di Dresda. La guerra in Europa era praticamente finita e le bombe atomiche destinate alla Germania non erano ancora pronte. Quindi, occorreva un bombardamento devastante per ripristinare il tributo di sangue richiesto ai tedeschi dai vincitori.

Il bombardamento di Dresda venne eseguito sulla base dello schema criminale elaborato da Friedrich Lindemann, consulente e amico personale di Winston Churchill, a cui abbiamo già dedicato un articolo.

Ricordiamo, per completezza, lo schema di attacco elaborato da Lindemann:

1. Quando necessario, a seconda dell’ora e delle difese della città da attaccare, i bombardamenti erano preceduti dal lancio di striscioline di carta stagnola della lunghezza di 25 centimetri, dette “windows” il cui scopo era quello di confondere i radar nemici (idea di Lindemann risalente addirittura al 1937);

2. una prima ondata di bombardamenti convenzionali per sventrare gli edifici, scoperchiare i tetti, creare varchi, rompere i vetri delle finestre, ed aprire quindi la strada al fosforo incendiario, per farlo entrare in ogni casa e in ogni edificio;

3. una seconda ondata con utilizzo di bombe al fosforo per provocare incendi in ogni edificio, produrre temperature di oltre 1000 gradi, causando venti di oltre 250 km orari al fine di causare il maggior numero possibile di vittime civili;

4. sospensione dei bombardamenti fino all’arrivo dei soccorsi dei pompieri e delle ambulanze, creando una parvenza di ritorno alla normalità;

5. una terza ondata di bombe al fosforo per uccidere tutte le forze di soccorso impegnate nello spegnimento degli incendi e quanto rimaneva della popolazione. Il tutto in cerchi concentrici estesi fino alla periferia della città;

6. ondate successive con mitragliamento dei superstiti a bassa quota.

Non è necessario commentare il criminale piano elaborato da Friedrich Lindemann, il cui obiettivo non era quello di distruggere le postazioni militari, ma uccidere il maggior numero possibile di tedeschi.

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B-17 Flying Fortresses of the U.S. Eighth Air Force’s Third Air Division bomb German Communications at Chemnitz Marshalling yard near Dresden, Germany, on Feb. 6, 1945 during World War II. Cutting off the rail lines here aided in shutting off the flow of supplies to the German Front. Thirteen hundred B-17 Flying Fortresses and B-24 Liberators bombed this and many other industrial and rail targets throughout central Germany. (AP Photo/U.S. Official Photo)

A seguire alcune considerazioni di Marco Pizzuti tratte da un articolo pubblicato sul sito L’Inchiesta.

I bombardamenti anglo-americani di Dresda fecero più vittime della bomba atomica.

Il rapporto ufficiale stilato il 22 marzo 1945 dal colonnello Grosse per conto dello Stato maggiore tedesco menzionava il recupero di 202.040 salme, principal-mente di donne e bambini (gli uomini erano quasi tutti occupati al fronte o nelle fabbriche sparse per la Germania), e prevedeva che il loro numero sarebbe salito ad almeno 250.000. Tale rapporto è stato bollato come mera propaganda nazista dai governi alleati, che avevano tutto l’interesse a minimizzare l’entità della strage, ma secondo le stime più imparziali e realistiche effettuate dagli storici che hanno riesaminato la dinamica dei raid aerei e il numero di residenti effettiva mente presenti in città durante i bombardamenti, a Dresda morirono almeno 135.000 persone.

Ciò significa che, se gli storici revisionisti (etichetta usata per screditare gli studiosi autori di rivelazioni scomode) hanno ragione, alcuni bombardamenti a tappeto degli angloamericani ebbero effetti addirittura più devastanti dell’ordigno atomico sganciato su Hiroshima (78.000 vittime, poi aumentate notevolmente per gli effetti delle radiazioni).

La controversia sul numero delle vittime di Dresda è ancora aperta, e molto probabilmente non si arriverà mai a una stima definitiva condivisa da tutti gli storici, e l’unico fatto certo è che si trattò di un’ingiustificabile strage di civili tedeschi perpetrata a guerra ormai conclusa (Alleati e sovietici si erano già accordati sulla spartizione del paese).

Nel frattempo, quindi, per poter comprendere come andarono veramente le cose al di là delle versioni ufficiali troppo accomodanti con i vincitori, non resta che riassume re quanto emerso dai documenti storici, dalle statistiche e dalla ricostruzio-ne degli eventi effettuata da Arthur Harris (ex comandante in capo della RAF), corroborata dalle centinaia di testimonianze degli stessi aviatori alleati che parteciparono ai bombarda-menti. I raid aerei alleati, invece di colpire solo il comando locale della Wehrmacht, si concentrarono contro le abitazioni civili del centro storico distruggendo 24.866 case su un totale di 28.410 e radendo al suolo un’area di 28 km2 in cui vi erano 72 scuole, 22 ospedali (il più grande complesso ospedaliero della Germania centrale), 19 chiese e 5 teatri.

Secondo la versione dei governi alleati, durante il bombardamento di Dresda vennero uccise al massimo 25.000 persone. Tale cifra, però, è altamente improba-bile, perché un centro storico cittadino di soli 15 kmq ospita mediamente 85.000 persone e, come detto, nei giorni dei tre raid aerei la città era stata presa d’assalto dai profughi della Slesia, della Prussia Orientale, di Berlino e della Pomerania. Circa un mese prima dell’attacco, il 16 gennaio 1945, la Wehrmacht richiese l’evacuazione entro 7 giorni di vaste aree troppo vicine alla linea del fronte. L’ordine di evacuazione costrinse 7 milioni di tedeschi ad abbandonare le proprie case e a fuggire verso ovest con tutto ciò che potevano trasportare a piedi o su carri di legno trainati da cavalli.

Si trattò di una marea umana composta prevalentemente da donne, bambini e anziani che si ritrovarono improvvisa-mente a dover dormire all’aria aperta ed esposti alle intemperie del rigido inverno con temperature sotto zero. Migliaia di essi perirono di stenti e malattie durante l’esodo, mentre la maggior parte si accampò nei centri urbani organizzati per il loro smistamento. Per tale motivo, la città di Dresda, che prima della guerra aveva una popolazione di 630.000 abitanti, nel febbraio 1945 ospitava diversi centri di accoglienza per bambini evacuati, un enorme numero di profughi e molti lavoratori forzati di diverse nazionalità, che si assommavano ad alcune decine di migliaia di prigionieri di guerra alleati e russi.

Nel complesso, quindi, i residenti effettivi di Dresda ammontavano a circa 1 milione 300.000. Il massiccio attacco aereo alleato che ridusse in cenere la città stracolma di profughi ebbe luogo nella notte tra il 13 e il 14 febbraio, con due diversi raid programmati per susseguirsi uno all’altro con un intervallo di 3 ore. Nell’incursione vennero impiegati ben 1400 velivoli e il passaggio del primo raid

doveva servire a confondere i pochi caccia intercettori notturni tedeschi rimasti per far credere che l’attacco principale era terminato. La pausa di 3 ore, invece, era stata appositamente studiata per far attecchire bene gli incendi e cogliere di sorpresa i soccorritori e le persone che uscivano dalle cantine credendosi in salvo.

Il Maresciallo dell’Aria Harris aveva calcolato che nel giro di 3 ore gli incendi sarebbero divenuti indoma-bili e le squadre antincendio del la Germania centrale avrebbero avuto il tempo per correre in aiuto della popolazione e penetrare nel cuore della città dove sarebbero stati massacrati dalle bombe del secondo raid alleato. Le fiamme degli incendi, inoltre, avrebbero reso la città ben visibile ai piloti dei bombardieri. I calcoli di Harris si rivelarono giusti, perché tutto andò come previsto. Per questo motivo, la seconda incursione fu particolarmente devastante e le bombe incendiarie ad alto potenziale incenerirono quasi all’istante i corpi dei residenti colpiti, rendendo impossibile qualsiasi conteggio esatto delle vittime.

In this British Official Photo, on the night of February 13/14, 1945, Lancasters of R.A.F. Bomber Command made two very heavy attacks on Dresden, an important center of communications and a base for the defense of Eastern Germany. Heavy bombers of the U.S. 8th Air Force attacked this target the following day. The smoke from fires still burning drifts across Dresden on Feb. 14, 1945. The fires involved an engine roundhouse, the central goods depot and any wagons in the heavily loaded yard. Several large industrial premises and an oil stores are also burning. (AP Photo/British Official Photo)

Al bombardiere guida alleato a cui era stato affidato il delicato compito di individuare con precisione gli obietti vi da colpire venne detto che lo scopo della missione era interrompere la ferrovia e altre importanti linee di comunicazione che passavano attraverso Dresda, ma nel settore indicato i piloti non trovarono nessuna delle 18 stazioni ferroviarie che avrebbero dovuto distruggere, perché il vero scopo era radere al suolo le abitazioni per abbattere il morale della popolazione tedesca e mostrare «i muscoli» ai sovietici con cui erano già in trattativa per la spartizione dell’Europa.

L’infernale pioggia di bombe incendiarie surriscaldò l’aria e creò fortissimi vortici in grado di risucchiare dentro il fuoco la folla di persone in fuga. Nonostante la città fosse stata trasformata in un immenso e spaventoso falò visibile da 320 km di distanza, non fu colpito nessuno dei pochi obiettivi militari esistenti, come il vicino aeroporto (con molti apparecchi della Luftwaffe a terra) o il ponte ferroviario di Marienbrücke sull’Elba.

Quando le prime squadriglie di bombardieri pesanti arrivarono su Dresda, trovarono il cielo illuminato dalle luci abbaglianti dei bengala di segnalazione lanciati dagli aerei più piccoli e veloci alla testa della formazione (gruppi di «localizzatori» equipaggiati con velivoli Mosquito) per indicare i bersagli con estrema precisione. I tedeschi  vennero completa-mente colti di sorpresa perché non potevano immaginare che lo scopo della missione alleata fosse quella di bombardare una città di smistamento profughi come Dresda.

Di conseguenza, fino agli ultimissimi minuti venne allertata solo la popolazione di Lipsia, cosicché i residenti della città non ebbero neppure il tempo di mettersi al riparo nelle cantine.

Tale circostanza, quindi, non può che aver fatto salire il numero delle vittime ben oltre quello indicato dai rapporti ufficiali alleati, mentre i Lancaster con il loro carico di bombe furono liberi di girare ben 130 metri di pellicola (attualmente conservati presso gli archivi cinematografici dell’Imperial War Museum di Londra) sulla città in fiamme senza venire sfiorati da un solo proiettile nemico.

Gli stessi equipaggi anglo-americani erano stati tratti in inganno dalle informazioni fuorvianti dei loro comandi e rimasero stupiti quando si accorsero che la città era priva di difese e non vi era alcuna traccia di obiettivi militari di qualche rilevanza. Ecco, ad esempio, come vennero informati i piloti del 3° Gruppo bombardieri: «Il vostro gruppo attaccherà il quartier generale dello  esercito tedesco a Dresda». Altri equipaggi, invece, testimoniarono di aver ricevuto l’ordine di bombardare la «città fortezza» di Dresda, mentre ad altri ancora venne riferito che avrebbero dovuto distruggere i grandi depositi tedeschi di armi e di provviste utilizzati dai tedeschi per lo approvvigionamento del fronte orientale.

Ad alcuni ufficiali fu addirittura raccontato che l’obiettivo era il comando della Gestapo, un grande stabilimento di gas venefici, uno snodo ferroviario nevralgico o un centro industriale dove venivano fabbricati motori elettrici e munizioni. Pertanto, quasi nessun pilota sapeva che, in realtà, avrebbe bombardato una città d’arte priva di difese e stracolma di profughi disperati.

Il colonnello H.J.F. Le Good documentò la totale assenza di difese a protezione della città nel suo rapporto di servizio:

«13-14 febbraio 1945, Dresda. Sereno sopra il bersaglio, praticamente l’intera città in fiamme. Niente contraerea».

Paradossalmente, inoltre, lo scalo ferroviario a sudovest della città, che poteva essere di qualche interesse militare, venne lasciato quasi indenne. I bombardieri alleati vennero caricati per il 75 per cento con bombe ad alto potenziale incendiario e per il resto con bombe dirompenti. Queste ultime furono impiegate per di struggere i tetti, le porte e le finestre, mentre le prime furono sganciate subito dopo per appiccare gli incendi attraverso ogni varco aperto.

Dresda era una magnifica città d’arte con secoli di storia e caratterizzata da costruzioni parzialmente in legno, che iniziarono ad ardere come tizzoni all’arrivo delle prime bombe incendiarie. Il «localizzatore» del Mosquito inviato in avanscoperta per ispezionare la città e sganciare le bombe di segnalazione manifestò subito tutto il suo imbarazzo nel constatare la totale assenza dei riflettori e dei cannoni leggeri della contraerea. L’olocausto di Dresda, però, non era terminato, e il 14 febbraio 1945 i resti della città ancora in fiamme e oscurati da un fungo di fumo alto 5 km vennero nuovamente bombardati da 450 fortezze volanti americane. La terza incursione avvenne di giorno su una città già ridotta in macerie e abitata solo dai morti. L’unico effetto che ottenne fu quello di «ripulire» la città fantasma dai cadaveri delle vittime non ancora completa mente inceneriti.

** ARCHIV ** August Schreitmuellers Sandsteinfigur “Guete” blickt vom Rathausturm auf das zerstoerte Dresden auf diesem Archivbild von 1945. Mit zahlreichen Veranstaltungen wird am Mittwoch, 13. Feb. 2008, der Opfer der alliierten Luftangriffe auf Dresden im Jahr 1945 gedacht. (AP Photo/ADN) ** NUR S/W ** August Schreitmueller’s sandstone sculpture “The Goodness” from the Rathausturm (Townhall Tower) overlooks the destroyed city Dresden in 1945. During World War II, allied bombings left the city in ruins. (AP Photo/ADN, Richard Peter)

Molti dei sopravvissuti che si erano rifugiati nelle cantine persero la vita come topi in trappola, mentre tanti anziani preferirono morire in casa piuttosto che cercare di salvarsi correndo tra le fiamme. Il giorno dopo le incursioni aeree, la temperatura all’interno di molti rifugi era ancora così elevata che nessuno dei soccorritori poté entrarvi.

Anche ai piloti del terzo raid alleato venne detto che avrebbero dovuto bombardare importanti installazioni ferroviarie difese dalla contraerea e alcuni piloti dei caccia di scorta si gettarono in picchiata per mitragliare i mezzi di trasporto delle colonne dei civili tedeschi in fuga. Una volta terminato l’ultimo attacco, le linee ferroviarie (che avrebbero dovuto essere l’obiettivo militare più importante) avevano subìto lievi danni e furono riparate in soli due giorni, mentre l’affollato aeroporto di Dresden Klotzsche non era stato neppure sfiorato dalle bombe.

I residenti morirono nei modi più diversi: alcuni avevano il corpo ricoperto di ustioni, altri erano stati sepolti dalle macerie. Alcune vittime sembravano tranquillamente addormentate, altre avevano il volto straziato dal dolore ed erano state quasi denudate dagli uragani artificiali d’aria rovente scatenati dalle bombe incendiarie. I cadaveri dei profughi avevano indosso solo pochi stracci, che facevano da stridente contrasto con i vestiti eleganti dei cittadini sorpresi dalla morte mentre uscivano da teatro. L’immenso calore aveva fuso le grandi vetrate e l’asfalto che, sciogliendosi, avevano inglobato al proprio interno diverse persone, fino a formare un’unica massa informe. Di moltissime altre, invece, non era rimasta che la cenere.

Il 22 febbraio 1953 uno scottante editoriale dell’autorevole «Süddeutsche Zeitung» di Monaco criticò aspramente le ragioni ufficiali di quella strage di innocenti: la spiegazione [da parte del Dipartimento di Stato americano] secondo cui Dresda sarebbe stata bombardata in seguito alle istruzioni sovietiche, per ostacolare l’invio di truppe di rinforzo attraverso la città, è in lampante contraddizione con i fatti.

La ferrovia tra Dresda e la frontiera cecoslovacca (la sola in questione) passa fra una catena di montagne e il fiume Elba. Distruggere queste linee sarebbe stato facile per i bombardamenti mirati della RAF. Al contrario, si rimane stupiti per la straordinaria precisione con cui furono distrutte le zone residenziali della città, ma non le installazioni importanti. La stazione centrale di Dresda era piena di pile di cadaveri, ma le linee ferroviarie erano solo lievemente danneggiate e dopo una breve interruzione furono di nuovo in servizio.

Anche per storici americani e britannici di rilievo internazionale, come Gregory Stanton, Donald Bloxham e Antony Beevor, e per il tedesco Günter Grass, premio Nobel per la letteratura, il bombardamento di Dresda fu un vero e proprio crimine contro la popolazione inerme di una nazione già militarmente sconfitta. Peraltro, il giorno dopo l’ultimo bombardamento i comandi alleati smisero di inventare obiettivi militari per camuffare le loro vere intenzioni e ordinarono espressamente di colpire la popolazione:

«Il vostro bersaglio di questa notte sarà Chemnitz. Attaccheremo i profughi che si sono rifugiati là, specialmente dopo l’attacco di Dresda di ieri notte».

A un altro equipaggio venne detto:

«Chemnitz è una città a circa 50 km a ovest di Dresda, ed è un bersaglio molto più piccolo. La ragione per cui andate là stasera è di finire di far fuori quei profughi che possono essere scappati da Dresda. Porterete gli stessi carichi di bombe, e se l’attacco di stanotte avrà lo stesso successo del precedente, non dovrete più recarvi a visitare il fronte russo».

Sin dalla fine del 1943, i caccia angloamericani approfittarono dello scarso livello di protezione delle città e delle campagne italiane e tedesche per gettarsi a volo radente al suolo e mitragliare qualsiasi cosa si muovesse, senza fare alcuna distinzione fra soldati, civili, anziani, donne e bambini. Il governo del Regno Unito negò ufficialmente che i propri bombardieri provocassero la morte in massa di civili tedeschi e nel 1944 il 90 per cento dei cittadini britannici dichiarò di non essere a conoscenza dei bombardamenti a tappeto sui civili.

In realtà, la maggior parte della popolazione del Regno Unito era compiaciuta dei risultati raggiunti dai bombardamenti terroristici sulle città tedesche come Colonia e Amburgo, e la sua unica preoccupazione erano eventuali rappresaglie di Hitler. Il 28 marzo 1945 Churchill prese le distanze dalla conduzione della guerra aerea e cercò di far passare i crimini di guerra per un’idea di Harris, il quale si difese in seguito affermando che «Churchill si era sempre adoperato con vigore affinché tutte le città tedesche venissero distrutte una dopo l’altra».

Di Marco Pizzuti

Fonte: www.linkiesta.it

Premessa: Paolo Germani

STORICO DISCORSO DI HITLER DELL’11.12.1941 (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Ottobre, Novembre e Dicembre 2021)

SULLE CAUSE E I PROTAGONISTI DEL CONFLITTO IN ATTO E LA DICHIARAZIONE DI GUERRA DELLA GERMANIA AGLI STATI UNITI

DEPUTATI!   UOMINI DEL REICHSTAG!

Un anno di avvenimenti storici di portata mondiale sta per concludersi. Un anno di decisioni cruciali si sta avvicinando. In questo periodo difficile mi rivolgo a voi, deputati  del Reichstag, in qualità di rappresentanti della nazione tedesca. Inoltre, tutto il popolo tedesco dovrebbe passare in rassegna tutto ciò che è successo e prendere nota delle decisioni che il presente e il futuro ci imporranno.

Dopo il reiterato rifiuto della mia proposta di pace nel 1940 da parte del primo ministro britannico Winston Churchill e della cricca che lo sostiene e lo controlla, fu chiaro fin dall’autunno di quell’anno che questa guerra doveva essere combattuta fino alla fine, contrariamente ad ogni logica e necessità.

Voi, miei vecchi camerati di Partito, mi conoscete e sapete che ho sempre odiato le decisioni deboli o di mezza via. Se il destino ha ritenuto che al popolo tedesco non devesse essere risparmiata questa lotta, allora gli sono grato di avermi nominato ai vertici del comando in questo conflitto storico che sarà decisivo per plasmare nei prossimi cinquecento o mille anni non solo la nostra storia tedesca, ma anche quella dell’Europa e perfino di tutto il mondo.

Oggi il popolo tedesco ed i suoi soldati lavorano e combattono non solo per se stessi e per il loro tempo, ma anche per le generazioni future. Un compito storico di portata unica ci  è stato affidato dal Creatore e siamo obbligati ad eseguirlo.

La tregua in occidente subito dopo la conclusione del conflitto in Norvegia (giugno 1940), ha obbligato la dirigenza tedesca, prima di tutto, a rendere sicure militarmente le più importanti aree politiche, strategiche ed economiche che erano state conquistate. Di conseguenza, le capacità difensive dei territori conquistati mutarono per il caso di eventuali attacchi.

Da Kirkenes (nord della Norvegia) alla frontiera spagnola, si estende la più vasta cintura di immani fortificazioni ed installazioni difensive. Numerosi campi di volo sono stati allestiti, compresi alcuni fatti in granito nell’estremo nord ed ottenuti scavando nella roccia con la dinamite.

Il numero e la forza delle difese sottomarine che preservano le basi navali sono tali che risultano praticamente invulnerabili sia dal cielo che dal mare. Esse sono protette da più di mille postazioni di batterie di cannoni, che furono prima valutate, poi progettate ed infine realizzate.

Reti stradali e ferroviarie sono state allestite in modo che i collegamenti alle installazioni fra la frontiera spagnola e Petsamo (nel nord della Norvegia) possano essere difese a prescindere dai collegamenti marittimi. Le installazioni costruite dai battaglioni del genio navale, dell’esercito e dell’aviazione, in collaborazione con l’Organizzazione Todt, non sono affatto inferiori a quelle della Linea Sigfrido (lungo la frontiera franco-tedesca). Il lavoro per rafforzare tutto quanto continua incessantemente. Sono determinato a rendere questo fronte europeo inattaccabile contro qualsiasi aggressione nemica.

Questo lavoro difensivo, che è continuato durante l’ultimo inverno, fu integrato da offensive militari per quanto lo potevano permettere le condizioni stagionali. Le forze navali tedesche, di superficie e subacquee, hanno continuato la loro costante guerra di distruzione nei confronti del naviglio militare e mercantile degli inglesi e dei loro alleati-servitori. Con l’ausilio di voli di ricognizione e attacchi aerei, l’aviazione tedesca ha contribuito a distruggere le navi nemiche per dare agli Inglesi una idea assai più reale della cosiddetta “guerra eccitante“, termine creato dall’attuale primo ministro inglese Churchill.

Durante la scorsa estate la Germania è stata aiutata in questa lotta soprattutto dal suo alleato italiano. Per molti mesi, l’Italia nostra alleata si è accollata sulle proprie spalle il peso principale di una buona parte della potenza britannica.

Solo grazie all’enorme superiorità in carri armati pesanti gli Inglesi furono in grado di mettere temporaneamente in crisi il Nord Africa, ma già il 24 marzo di quest’anno, una piccola forza mista italo-tedesca, sotto il comando del generale Erwin Rommel, iniziò il contrattacco. Agedabia cadde il 2 aprile, Bengasi fu raggiunta il 4. Le nostre forze miste entrarono a Derna il giorno 8, Tobruk fu circondata l’11 e Bardia fu occupata il 12 aprile.

Il successo dell’Afrika Korps tedesco è sbalorditivo in quanto questo tipo di campo di battaglia è completamente estraneo e inusuale ai tedeschi, e da un punto di vista climatico e per quant’altro.

Come prima in Spagna (1936-1939), ora in Nord Africa tedeschi e italiani sono insieme contro lo stesso nemico.

Mentre queste azioni eroiche mettevano nuovamente in sicurezza il fronte nord-africano grazie al sangue dei soldati tedeschi e italiani, minacciose nubi di un terribile pericolo si andavano addensando sull’Europa. Costretto da amara necessità, decisi nell’autunno del 1939 di tentare di creare almeno le condizioni essenziali per una pace generale eliminando l’acuta tensione fra la Germania e la Russia sovietica (col patto di non aggressione germano-sovietico del 23 agosto 1939). Ciò fu psicologicamente difficile a causa dell’atteggiamento generale del popolo tedesco e soprattutto del Partito nei confronti del bolscevismo. Obiettivamente, tuttavia, fu una questione semplice, in quanto in tutti paesi che l’Inghilterra diceva che erano minacciati da noi ed ai quali venivano offerte alleanze militari, la Germania aveva solo interessi economici.

Voglio ricordarvi, deputati e uomini del Reichstag tedesco, che per tutta la primavera e l’estate del 1939 la Gran Bretagna offrì alleanze militari ad un certo numero di Paesi, sostenendo che la Germania voleva invaderli e togliere loro la libertà. Quindi  il Reich tedesco ed il suo governo poterono assicurare loro, in tutta buona fede, che queste insinuazioni non corrispondevano in alcun modo alla verità.

Inoltre c’era la seria consapevolezza militare che nel caso di una guerra che sarebbe stata provocata nei confronti della nazione tedesca dalla diplomazia inglese, la lotta avrebbe potuto essere combattuta su due fronti solo con enormi sacrifici. E dopo che gli Stati baltici, Romania ecc., si erano dimostrati disposti ad accettare le offerte britanniche di alleanza militare, facendo capire che anch’essi si sentivano minacciati dalla Germania, non fu più solo il diritto ma anche il dovere del governo del Reich tedesco delineare i limiti geografici degli interessi tedeschi fra Germania e URSS.

In breve, le nazioni coinvolte si accorsero velocemente – e ciò fu anche una sfortuna per il Reich tedesco – che la migliore e più forte garanzia contro la minaccia da Est era la Germania. Ma era troppo tardi.

Quando questi Paesi, su loro propria iniziativa, tagliarono le relazioni col Reich tedesco e riposero la loro fiducia nelle promesse di aiuto dell’Inghilterra, la quale, nel suo proverbiale egoismo, per secoli non ha mai aiutato ma ha sempre chiesto, si trovarono perduti.

Ciò nonostante, il destino di queste nazioni provocò le più forti simpatie nel popolo tedesco. La guerra invernale dei finlandesi contro l’Unione Sovietica (1939-1940) fece sorgere in noi un sentimento di ammirazione misto ad amarezza: ammirazione perché come nazione guerriera abbiamo una considerazione di tutto rispetto per l’eroismo ed il sacrificio; amarezza perché la nostra preoccupazione per una minaccia nemica da occidente ed il pericolo da oriente ci mette in una posizione di non poter aiutare militarmente. Quando ci fu chiaro che la Russia sovietica riteneva che gli accordi germano-sovietici dell’agosto 1939 circa le sfere di influenza politica le davano il diritto di sterminare, praticamente, intere nazioni straniere, il rapporto germano-sovietico fu mantenuto solo per ragioni pratiche, contrarie alla ragione ed al sentimento.

Già nel 1940 divenne sempre più chiaro, mese dopo mese, che i progetti degli uomini del Cremlino miravano al dominio e quindi alla distruzione di tutta l’Europa. Ho già informato la nazione del riarmo sovietico nell’Est nel periodo in cui la Germania aveva soltanto poche divisioni nelle province confinanti con la Russia sovietica. Solo una persona cieca poteva non accorgersi che si stava effettuando un riarmo massiccio di dimensioni uniche nella storia mondiale. E ciò non veniva fatto con lo scopo di proteggere qualcosa che stava per essere minacciato, ma piuttosto di attaccare ciò che non sembrava in grado di difendersi.

La rapida conclusione della campagna in Occidente (maggio-giugno 1940) significò che coloro che erano al potere a Mosca non erano più in grado di contare sull’immediato esaurimento militare del Reich tedesco. Comunque essi non cambiarono affatto i loro piani, ma rinviarono la data dell’attacco. L’estate del 1941 sembrava loro il momento ideale per colpire. Una nuova invasione mongola si stava apprestando a riversarsi sull’Europa.  Il sig. Churchill promise pure che allo stesso momento ci sarebbe stato un cambiamento nella guerra britannica contro la Germania.

Egli cerca ora vigliaccamente di negare che durante un incontro segreto alla Casa dei Comuni nel 1940 avrebbe detto che un importante fattore per la continuità e la conclusione di questa guerra sarebbe stata l’entrata dei sovietici nel conflitto che avrebbe avuto luogo al più tardi nel 1941 e che avrebbe potuto permettere all’Inghilterra di passare all’offensiva. Consci del nostro dovere, osservammo il riarmo, la primavera scorsa, di una potenza mondiale che sembrava avesse riserve inesauribili di risorse umane a materiali. Nubi oscure si addensavano sull’Europa.

Che cos’è l’Europa, miei deputati? Non c’è una definizione geografica del nostro continente ma solo una definizione etnico-nazionale e culturale. La frontiera di questo continente non sono le montagne degli Urali ma piuttosto la linea che divide la visione occidentale della vita da quella orientale.

Una volta l’Europa era confinata alle isole greche che furono raggiunte da tribù nordiche e dove la fiamma bruciò lentamente ma costantemente illuminò l’umanità. E quando questi greci combatterono contro l’invasione dei conquistatori persiani, essi non solo difesero la loro piccola patria, che era la Grecia, ma anche il concetto di ciò che oggi è l’Europa. Poi lo spirito dell’Europa passò dall’Ellesponto a Roma. Pensiero romano e arte di governare romana combinate con lo spirito greco e la cultura greca. Fu creato un impero, la cui importanza e potere creativo non fu mai pareggiato e ancor meno sorpassato, perfino ai giorni nostri. E quando le legioni romane difesero l’Italia in tre terribili battaglie contro gli attacchi dei Cartaginesi riportando la vittoria, anche in questo caso Roma non combatté solo per se stessa ma anche per il mondo greco-romano che allora circondava l’Europa.

La successiva invasione contro il suolo natìo di questa nuova cultura di umanità provenne dalle immense vastità dell’Est. Un orrendo sciame di orde senza cultura dal centro dell’Asia si riversò in profondità nel continente europeo, bruciando, devastando ed uccidendo come una vera maledizione divina. Sui campi Catalaunici (nel 451) uomini romani e germanici combatterono insieme per la prima volta in una decisiva battaglia d’immane importanza per una cultura che aveva iniziato con i Greci, passando per i Romani e che poi incluse i popoli germanici.

L’Europa era maturata. L’Occidente sorse dall’Ellesponto e da Roma e per molti secoli la sua difesa non fu solo un compito dei Romani, ma anche dei popoli germanici. Ciò che noi chiamiamo Europa è il territorio geografico dell’Occidente, illuminato da cultura greca, ispirato dalla possente eredità dell’Impero Romano ed il cui territorio fu ampliato dalla colonizzazione germanica.

Che siano stati gli imperatori germanici a respingere le invasioni dall’Est sul fiume Unstrut o nella pianura di Lechfeld (955), oppure altri a respingere l’Africa dalla  Spagna per un periodo di molti anni, si è sempre trattato di una lotta di un’Europa emergente contro un mondo esterno profondamente estraneo.

Come Roma diede una volta il suo immortale contributo alla costruzione e alla difesa del continente, così ora i popoli germanici si sono presi a carico la difesa e la protezione di una famiglia di nazioni le quali, sebbene possano differire nella loro struttura politica e nei loro obiettivi, costituiscono tuttavia un insieme complementare, nonché razzialmente e culturalmente unificato.

E da questa Europa non ci sono stati soltanto insediamenti in altre parti del mondo, ma anche una fertilizzazione culturale e intellettual-spirituale, un fatto che chiunque, disposto ad ammettere la verità piuttosto che negarla, può notare.

Non fu quindi l’Inghilterra che acculturò il continente, ma piuttosto rami anglo-sassoni e normanni della nazione germanica che si spostarono dal nostro continente sull’isola britannica e resero possibile il suo sviluppo, ciò che rimane sicuramente un fatto unico nella storia.

D’altra parte non fu l’America che scoprì l’Europa ma il contrario. E tutto ciò che l’America non ha preso dall’Europa può sembrare degno di ammirazione ad una razza  mista giudaizzata, ma l’Europa guarda a questo più come un sintomo di decadenza nella vita artistica e culturale, il prodotto di un incrocio sanguigno di razze di colore o apolidi.

MIEI DEPUTATI!  UOMINI DEL REICH TEDESCO!

Devo fare queste affermazioni perché questa lotta, che è diventata ovviamente inevitabile nei primi mesi di quest’anno e che il Reich tedesco è chiamato a guidare, oltrepassa gli interessi del nostro popolo e della nostra nazione. Quando i Greci fronteggiarono i Persiani, essi difesero di più della Grecia. Quando i Romani fronteggiarono i Cartaginesi, essi difesero di più di Roma. Quando i Romani ed i popoli germanici fronteggiarono insieme gli Unni, essi difesero ben di più dell’Occidente. Quando gli imperatori germanici fronteggiarono i Mongoli, essi difesero di più della Germania. E quando gli eroi spagnoli fronteggiarono l’Africa, essi non difesero solo la Spagna ma anche tutta l’Europa. Allo stesso modo, oggi, la Germania non combatte solo per se stessa ma per tutto il continente.

Ed è un segno di buon auspicio che questa consapevolezza sia oggi così profondamente radicata nel subconscio della maggior parte delle nazioni europee che partecipano a questa lotta, sia con aperte espressioni di appoggio, sia con l’invio di file di volontari.

Quando le forze armate tedesche e italiane iniziarono l’offensiva contro la Jugoslavia e la Grecia il 6 aprile di quest’anno, ciò era il preludio della grande battaglia nella quale ci troviamo ora. Questo è il motivo per cui la rivolta di Belgrado (26 marzo 1941), che portò al rovesciamento dell’ex principe reggente e del suo governo, determinò un ulteriore sviluppo degli eventi in quella parte di Europa. Sebbene l’Inghilterra giocò un rilevante ruolo in quel rovesciamento, la Russia giocò quello principale. Ciò che io rifiutai al sig. Molotov (Ministro degli Esteri sovietico) durante la sua visita a Berlino nel novembre del 1940, Stalin credette di ottenerlo indirettamente contro la nostra volontà tramite l’attività rivoluzionaria. Nel totale dispregio dei trattati da loro firmati, i governanti bolscevichi allargarono le loro ambizioni. Il trattato sovietico di amicizia col nuovo regime rivoluzionario di Belgrado mostrò rapidamente quanto il pericolo fosse diventato  incombente.

Gli obiettivi raggiunti dalle forze armate tedesche in questa campagna furono onorati al Reichstag tedesco il 4 maggio 1941. Allora, tuttavia,  non fui in grado di rivelare che ci saremmo presto avvicinati ad un confronto con uno Stato (la Russia sovietica) che non attaccò al tempo della campagna dei Balcani soltanto perché la sua corsa al riarmo non era ancora completata e perché non poté usare le piste dei campi d’aviazione a causa del fango provocato dallo scioglimento della neve in quel periodo dell’anno.

MIEI DEPUTATI!  UOMINI DEL REICH TEDESCO!

Quando divenni conscio della possibilità di una minaccia al confine orientale del Terzo Reich nel 1940, in base a rapporti segreti provenienti dalla Camera dei Comuni britannica e ad osservazioni di movimenti di truppe russo-sovietiche alle nostre frontiere, ordinai immediatamente l’allestimento di molte nuove divisioni motorizzate, corazzate e di fanteria.

Per loro le risorse materiali e umane erano disponibili in abbondanza.

Al riguardo posso solo fare una promessa a voi, miei deputati, ed alla nazione tedesca: mentre la gente nei paesi democratici parla molto di armamenti, nella Germania nazionalsocialista ne verrà effettuata la produzione. È stato così in passato e non è diverso ora. Ogni volta che dovrà essere intrapresa un’azione decisiva, noi avremo, col passare degli anni, sempre più armi e soprattutto di migliore qualità.

Ci siamo chiaramente resi conto che in nessun caso possiamo dare al nemico l’opportunità di attaccare per primo. Tuttavia, in questo caso, la decisione di attaccare la Russia sovietica fu molto difficile. Quando i giornalisti dei quotidiani democratici adesso affermano che ci avrei pensato due volte prima di attaccare, se fossi stato a conoscenza della forza degli avversari bolscevichi, essi dimostrano di non conoscere né la situazione né il sottoscritto.

Io non ho cercato la guerra. Al contrario, ho fatto di tutto per evitare il conflitto. Ma avrei dimenticato il mio dovere e la mia coscienza se non avessi fatto niente nonostante la consapevolezza che il conflitto era diventato inevitabile. Proprio perché consideravo la Russia sovietica come il più grande pericolo non solo per il Reich tedesco ma per tutta l’Europa, decisi di dare io stesso l’ordine di attaccare qualche giorno prima dello scoppio di questo conflitto.

Ora è disponibile una gran quantità di materiale autentico ed impressionante a conferma che l’attacco russo-sovietico era programmato. Siamo anche sicuri di quando questo attacco avrebbe dovuto essere sferrato. In vista di questo pericolo, della cui dimensione ci rendiamo conto forse soltanto oggi, posso solo ringraziare Dio nostro Signore per avermi illuminato in tempo e per avermi dato la forza di fare quello che andava fatto. Milioni di soldati tedeschi lo possono ringraziare per le loro vite e l’Europa intera per la sua esistenza.

Oggi posso dire: se a questa ondata fatta di oltre 20.000 carri armati, centinaia di divisioni, decine di migliaia di pezzi di artiglieria e con più di 10.000 aerei, non fosse stato impedito di muovere verso il Reich, l’Europa sarebbe stata perduta.

Molte nazioni sono state destinate a far fronte a questa situazione col sacrificio del loro sangue. Se la Finlandia non avesse deciso immediatamente, e per la seconda volta, di prendere le armi, la comoda vita borghese degli altri paesi nordici si sarebbe velocemente estinta.

Se il Reich tedesco, con i suoi soldati e le sue armi, non avesse fronteggiato questo avversario, una tempesta avrebbe imperversato per l’Europa ed avrebbe eliminato, una volta per sempre nella sua stupidità tradizionale e pochezza intellettuale, la ridicola idea britannica dell’equilibrio di forza europeo.

Se gli Slovacchi, gli Ungheresi e i Romeni non avessero intrapreso la difesa di questo mondo europeo, le orde bolsceviche sarebbero discese fino ai Paesi danubiani come fecero gli Unni di Attila, i Tartari e i Mongoli.

Se l’Italia, la Spagna e la Croazia non avessero inviato le loro divisioni, allora non sarebbe mai sorto un fronte di difesa europeo che proclami il concetto di una nuova Europa, e da lì possa anche dare l’ispirazione ad altre nazioni. A causa di questa consapevolezza di pericolo, volontari sono arrivati dal Nord e dall’Ovest europeo: norvegesi, danesi, olandesi, fiamminghi, belgi ed anche francesi. Essi hanno dato alla lotta delle forze alleate dell’Asse la caratteristica di una crociata europea, nel vero senso della parola.

Questo non è ancora il momento opportuno per parlare di programmi e progetti per questa campagna. Comunque, in poche parole, vorrei dire qualcosa circa quanto è stato raggiunto, in quello che è il più grande conflitto della storia. A causa dell’enorme area coinvolta, nonché del numero e della dimensione degli eventi, le impressioni individuali potrebbero andare perse e dimenticate.

L’attacco iniziò all’alba del 22 giugno 1941. Con intrepido coraggio, le fortificazioni di frontiera intese a protezione del riarmo russo-sovietico contro di noi furono spazzate via in seguito all’attacco a sorpresa. Grodno cadde il 23 giugno. Il 24 giugno, in seguito alla presa di Brest-Litovsk, ne fu conquistata la fortezza. Furono prese  anche Vilnius e Kaunas (Lituania). Daugavpils (Lettonia) cadde il 26 giugno.

Le due grandi battaglie di accerchiamento vicino a Bialystok e Minsk furono concluse il 10 luglio. Catturammo 324.000 prigionieri, 3.332 carri armati e 1.809 pezzi di artiglieria. Per la data del 13 luglio la Linea Stalin fu infranta in quasi tutti i suoi punti principali. Smolensk cadde il 16 luglio dopo pesanti combattimenti. Le unità tedesche e romene furono in grado di avanzare attraversando il fiume Dniester il 19 luglio. La battaglia di Smolensk terminò definitivamente il 6 agosto dopo molte operazioni di accerchiamento. Il risultato fu che altri 310.000 prigionieri russi, 3.205 carri armati e 3.210 pezzi di artiglieria furono presi o distrutti. Solo tre giorni dopo il destino di un altro corpo d’armata russo era segnato: il 9 agosto, nella battaglia di Uman, altri 103.000 prigionieri sovietici furono catturati, con 317 carri armati e 1.100 pezzi d’artiglieria presi o distrutti.

Nikolayev (in Ucraina) cadde il 13 agosto e Khreson fu presa il 21 agosto. Lo stesso giorno terminò la battaglia vicino a Gomel, con 84.000 prigionieri, 144 carri armati e 848 pezzi d’artiglieria presi o distrutti.

Le posizioni russo-sovietiche fra i laghi Ilmen e Peipus furono infrante il 21 agosto, mentre la testa di ponte attorno a Dnepropetrovsk cadde nelle nostre mani il 26 agosto.

Il 28 dello stesso mese le truppe tedesche entrarono a Tallinn e Paldiski (Estonia) dopo pesanti combattimenti, mentre i finlandesi presero Vyborg il giorno 20.

Con la presa di Petrokrepost l’8 settembre, Leningrado fu definitivamente isolata verso Sud.

Il 16 settembre furono formate teste di ponte sul Dnieper ed il 18 settembre Poltava cadde nelle mani dei nostri soldati. Le unità tedesche assaltarono il baluardo di Kiev il 19 settembre ed in data 22 settembre la conquista dell’isola baltica di Saaremaa fu coronata dalla cattura della sua capitale.

Ed ora i risultati delle maggiori imprese. La battaglia vicino Kiev fu completata il 27 settembre. Infinite colonne di 665.000 prigionieri di guerra marciavano verso Ovest. Nella zona circondata furono catturati 884 carri armati e 3.178 pezzi di artiglieria. La battaglia per irrompere nell’area centrale del fronte orientale iniziò il 2 ottobre, mentre la battaglia del mare di Azov fu completata con successo l’11 ottobre. Si contarono altri 107.000 prigionieri, 212 carri armati e 672 pezzi di artiglieria. Dopo pesanti combattimenti, le unità tedesche e romene riuscirono ad entrare a Odessa il 16 ottobre. La battaglia per irrompere nell’area centrale del fronte orientale era iniziata il 2 ottobre e terminò il 18 ottobre con un successo unico nella storia mondiale.

Il risultato fu 663.000 prigionieri, nonché 1.242 carri armati e 5.452 pezzi di artiglieria furono presi o distrutti.

La presa di Dagö (Isola di Hiiumaa) fu completata il 21 ottobre. Il centro industriale di Kharkov fu preso il 24 ottobre. Dopo pesantissimi combattimenti, la Crimea fu finalmente raggiunta e il 2 novembre la capitale Simferopol fu assaltata. Il 16 novembre la Crimea fu conquistata fino a Kerč.

Al 1° dicembre 1941 il totale dei prigionieri russo-sovietici catturati era di 3.806.865. Il numero di carri armati presi o distrutti fu di 21.391, di 32.541 quello dei pezzi d’artiglieria e di 17.322 quello degli aerei. Durante lo stesso periodo furono abbattuti 2.191 aerei britannici. La marina affondò 4.170.611 tonnellate lorde di naviglio e l’aviazione ne affondò altre 2.346.180 tonnellate. In totale ben 6.516.791 tonnellate lorde furono spedite in fondo al mare.

MIEI DEPUTATI! POPOLO TEDESCO!

Questi sono i fatti e forse i numeri sono freddi, ma essi non potranno mai essere dimenticati dalla storia o svanire dalla memoria della nostra nazione tedesca. Se non altro in quanto dietro a queste cifre ci sono i risultati, i sacrifici e le sofferenze, l’eroismo e la prontezza a morire di milioni dei migliori uomini del nostro popolo e delle nazioni nostre alleate. Si è combattuto per ogni cosa al costo della salute e della vita e comunque una battaglia tale che quelli rimasti in patria non possono nemmeno immaginare.

Gli uomini hanno marciato su infinite distanze, torturati dal caldo e dalla sete, spesso impantanati nel fango di infinite strade disastrate, esposti alla intemperie di un clima che varia fra il Mar Bianco ed il Mar Nero, dall’intensa calura di luglio e agosto alle tempeste invernali di novembre e dicembre, tormentati da insetti, sporcizia e parassiti, congelando nel ghiaccio e nella neve. Questi hanno combattuto: tedeschi, finlandesi, italiani, slovacchi, ungheresi, romeni e croati, i volontari dai paesi europei settentrionali e occidentali, insomma, i soldati del Fronte Orientale!

Oggi non loderò specifiche specialità delle forze armate o determinati comandanti. Tutti hanno fatto del loro meglio. E come nel passato, così anche oggi, di tutti gli uomini tedeschi combattenti in uniforme, il fardello più pesante della battaglia è stato portato dall’onnipresente fanteria.

Dal 22 giugno al 1° dicembre 1941, l’esercito tedesco ha perso in questa eroica battaglia: 158.773 caduti, 563.082 feriti e 31.191 dispersi. L’aviazione ebbe 3.231 caduti, 8453 feriti e 2.208 dispersi. La marina: 310 caduti, 232 feriti e 115 scomparsi. Tutti insieme fanno: 162.314 caduti, 571.767 feriti e 33.334 dispersi.

Il numero di morti e feriti è qualcosa come più del doppio di coloro che persero la vita nella battaglia della Somme (durata quattro mesi) in Francia nel 1916 durante la Prima Guerra Mondiale, anche se meno della metà sono quelli dispersi rispetto a quella battaglia.

Ed ora permettetemi di parlare di un altro mondo, quello rappresentato da un uomo, il presidente Franklin D. Roosevelt, al quale piace discutere serenamente accanto al camino mentre le nazioni ed i loro soldati combattono nella neve e nel ghiaccio; soprattutto di quell’uomo che è il principale responsabile di questa guerra.

Quando il problema della nazionalità nel precedente Stato polacco cresceva fino a diventare intollerabile  nel 1939, cercai di eliminare queste insopportabili condizioni cercando un accordo. Per un certo tempo sembrava che il governo polacco stesse seriamente considerando di dare la sua approvazione ad una soluzione ragionevole. Posso anche aggiungere in questa sede che in tutte le proposte tedesche, niente fu chiesto che non fosse già appartenuto in precedenza alla Germania. Infatti eravamo disposti a rinunciare a molte cose che erano appartenute alla Germania anteriormente alla Prima Guerra Mondiale.

Ricorderete i drammatici eventi di quel periodo, il costante aumento del numero delle vittime fra le genti di origine tedesca residenti in Polonia. Voi, deputati miei, siete i più qualificati per paragonare quelle perdite con le perdite di questa guerra. La campagna militare nell’Est è costata alle intere forze armate tedesche circa 160.000 caduti, mentre durante i pochi mesi di pace (1939) furono uccisi più di 62.000 persone di etnia tedesca, fra i quali, alcuni orribilmente torturati.

Non c’è alcun dubbio che il Reich tedesco avesse tutti i diritti di protestare contro questa situazione alle sue frontiere e fare pressioni per eliminarla, non fosse altro per la sua propria sicurezza, in particolar modo perché viviamo in un’epoca nella quale alcuni paesi (notoriamente USA e Gran Bretagna) considerano la loro sicurezza a repentaglio perfino in altri continenti. In termini geografici, i problemi da risolvere non erano molto importanti. Essi coinvolgevano essenzialmente Danzica ed il corridoio di connessione fra la regione strappata alla Prussia Orientale e il resto del Reich. Molto più preoccupanti erano le brutali persecuzioni dei tedeschi in Polonia. Inoltre, anche altri gruppi etnici minoritari (notoriamente gli Ucraini) erano soggetti ad un destino non meno duro.

Durante quei giorni dell’agosto 1939, quando l’atteggiamento polacco si irrigidiva costantemente, grazie all’assegno firmato in bianco dall’Inghilterra di sostegno illimitato,  il Reich tedesco si mosse per fare una proposta finale. Eravamo disposti a negoziare con la Polonia sulla base della seguente proposta ed informammo verbalmente l’ambasciatore britannico del testo di tale proposta. Vorrei oggi riepilogarvi questa proposta ed esaminarla:

Proposta per la sistemazione del problema del Corridoio di Danzica e della questione della minoranza tedesco-polacca:

La situazione fra il Reich tedesco e la Polonia è ora tale che qualsiasi ulteriore incidente potrebbe portare ad un’ azione delle forze militari che hanno preso posizione su ambo i lati della frontiera.

Ogni soluzione pacifica deve essere tale che le  cause  alla  base  di  questa situazione siano eliminate in modo che non possano ripetersi, il che significa che non solo l’Est europeo ma anche altre aree potrebbero essere soggette a queste tensioni. Le cause di questa situazione sono radicate, innanzitutto, nell’intollerabile frontiera che fu definita dal Trattato di Pace di Versailles nel 1919 e, inoltre, dall’intollerabile trattamento che subiscono le minoranze etniche nei territori persi.

Facendo queste proposte, il governo del Reich tedesco è motivato dal desiderio di raggiungere una soluzione permanente che metta fine all’inaccettabile situazione derivante dall’attuale demarcazione confinaria, garantire ad entrambe le parti vie di collegamento di importanza vitale che risolverebbero il problema delle minoranze per quanto sia possibile, o comunque assicurare loro una vita dignitosa con i loro diritti garantiti.

Il governo del Reich tedesco è convinto che sia assolutamente necessario calcolare il danno fisico ed economico subìto dal 1918 con relative riparazioni. Ovviamente questi  obblighi si intendono vincolanti da ambo le parti.

Sulla base di queste considerazioni, avanziamo le seguenti concrete proposte:

  1. La città libera di Danzica ritorna immediatamente al Reich tedesco sulla base del suo carattere puramente tedesco e dell’unanime aspirazione della sua popolazione.
  2. Il territorio del così detto Corridoio Polacco deciderà da se stesso se desidera appartenere alla Germania o alla Polonia. Questo territorio consiste nell’area  fra il Mar Baltico(nel Nord) in una linea segnata a Sud dalle città         di Marienwerder, Graudenz, Kuhn e Bromberg, includendo queste città, e fin verso Ovest a Schoenlanke.
  3. A tale scopo verrà indetto un plebiscito su questo territorio. Tutti i tedeschi che vivevano su questo territorio fino al 1° gennaio 1918 o che sono nati in loco durante o prima di quella data, avranno il diritto di votare per il plebiscito. Così pure anche i polacchi e altre minoranze che hanno vissuto o sono nati in questo territorio durante o prima di quella data, avranno il diritto di votare. I tedeschi che furono espulsi da questo territorio ritorneranno per votare nel plebiscito. Per assicurare un plebiscito imparziale e per essere certi che tutto il lavoro preliminare di preparazione venga svolto correttamente, questo territorio sarà  supervisionato  da una commissione internazionale, simile a quella organizzata nel territorio della Saar    per il plebiscito del 1935. Questa commissione deve essere organizzata immediatamente dalle quattro grandi potenze Italia, Unione Sovietica, Francia  e   Gran Bretagna. Questa commissione avrà tutta l’autorità sovrana nel territorio. In conformità, le forze militari polacche, la polizia polacca e le autorità polacche dovranno sgomberare questo territorio appena possibile, in una data  da   determinare.
  4. Non è incluso in questo territorio il porto polacco di Gdynia, che viene considerato a tutti gli effetti sotto la sovranità polacca e riconosciuto come territorio polacco. Il confine specifico di questa città portuale polacca verrà negoziato dalla Germania e dalla Polonia e, se necessario, stabilito da un tribunale arbitrale internazionale.
  5. In modo da assicurare  il tempo necessario per i preparativi e garantire  un plebiscito imparziale, questo non avrà luogo prima del trascorrere di 12 mesi.
  6. In modo da non ostacolare il traffico fra la Germania e la Prussia Orientale e fra la Polonia ed ilMar Baltico, durante questo periodo (prima del plebiscito), verranno designate alcune strade e linee ferroviarie per garantire il libero transito. Al riguardo potranno essere imposti i pedaggi che sono necessari al mantenimento delle strade di transito e per il trasporto stesso.
  7. Una maggioranza semplice nello scrutinio dei voti deciderà se il territorio andrà alla Germania o alla Polonia.
  8. Dopo che il plebiscito avrà avuto luogo e indipendentemente dal risultato, verrà garantito il libero transito fra la Germania e la sua provincia Danzica- Prussia Orientale, nonché  fra la Polonia ed il Mar Baltico. Se il plebiscito determinerà che il territorio apparterrà alla Polonia, la Germania otterrà una zona di transito extra-territoriale, consistente in un’autostrada ed una linea ferroviaria a quattro binari, all’incirca lungo la linea Buetow-Danzica e Dirschau. L’autostrada e la         ferrovia verranno costruite in modo tale che le vie di transito polacche non vengano disturbate, il che significa che passeranno o sotto o sopra la terra. Questa zona sarà larga un chilometro e sarà territorio sovrano tedesco. Nel caso il plebiscito fosse a favore della Germania, la Polonia avrà libero transito senza restrizioni al suo porto di Gdynia con lo stesso diritto ad una strada e ad una ferrovia extra-territoriale, esattamente come la Germania.
  9. Se il corridoio ritorna alla Germania, il Reich tedesco dichiara di essere pronto a fare uno scambio di popolazione con la Polonia nella misura che ciò sia adeguato alla gente del Corridoio.
  10. Gli  speciali diritti che possono essere reclamati dalla Polonia nel porto di Danzica verranno negoziati sulla base di parità di diritti per la Germania nel porto di Gdynia.
  11. In modo da eliminare  ogni minaccia da ambo le parti, Danzica e Gdynia saranno essenzialmente centri commerciali, cioè senza installazioni o fortificazioni militari.
  12. La penisola di Hela, che andrà alla Germania o alla Polonia in base al plebiscito, verrà anch’essa demilitarizzata.
  13. Il governo del Reich tedesco ha protestato col massimo vigore contro il trattamento inflitto dai polacchi alle minoranze etniche. Da parte sua, il governo polacco ritiene anch’egli di protestare contro la Germania. In conformità a ciò, entrambe le parti concordano di sottoporre queste lagnanze ad una commissione inquirente internazionale, la quale sarà responsabile di indagare circa tutte le proteste riguardanti danni  fisici ed economici, nonché altri fattori di terrore. La Germania  e la Polonia si impegnano a effettuare compensazioni per tutti i danni economici e non, inflitti alla minoranze etniche da ambo le parti a partire dal 1918, e/o revocare tutti gli espropri e provvedere al totale indennizzo per le vittime di queste ed altre misure economiche.
  14. In modo da eliminare i sentimenti di privazione dei diritti internazionali da parte dei tedeschi che rimarranno in Polonia, nonché dei polacchi che rimarranno in Germania e soprattutto per assicurare che non siano obbligati ad agire in modo contrario ai loro sentimenti etnico-nazionali, la Germania e la Polonia concordano di garantire i diritti delle minoranze etniche da ambo le parti tramite accordi vincolanti ed esaurienti. Questo assicurerà il diritto a questi gruppi etnici di mantenere, sviluppare liberamente e portare avanti la loro vita nazional-culturale. In particolare verrà loro concesso di mantenere a tale scopo delle organizzazioni. Ambo le parti concordano che i membri delle loro minoranze etniche non verranno chiamati al servizio di leva.
  15. Se verrà raggiunto un accordo sulla base di queste proposte, la Germania e la Polonia dichiarano di dare disposizioni per effettuare la smobilitazione immediata delle loro forze armate.
  16. La Germania e la Polonia concorderanno qualsiasi ulteriore misura  possa essere necessaria ad implementare i suddetti punti il prima possibile.

Queste furono le proposte del trattato, ampie e generose come mai un governo presentò prima d’ora, fatte dalla dirigenza nazionalsocialista del Reich tedesco.

Il governo polacco di allora si rifiutò di rispondere a queste proposte. Al riguardo è d’obbligo una domanda: come può uno Stato così insignificante osare di ignorare semplicemente tali proposte e, in aggiunta, perpetrare ulteriori crudeltà contro i tedeschi, la gente che diede a questa terra la sua cultura, e perfino ordinare la generale mobilitazione delle sue forze armate?

Uno sguardo ai documenti del Ministro degli Esteri polacco a Varsavia diedero in seguito una spiegazione sorprendente. Essi parlavano del ruolo di un uomo (il presidente Roosevelt) il quale, con diabolica mancanza di principio, usò tutta la sua influenza per rafforzare la resistenza polacca ed evitare ogni possibilità di intesa. Questi rapporti furono inviati dall’ex ambasciatore polacco a Washington, Conte Jerzy Potocki, al suo governo di Varsavia. Questi documenti rivelano chiaramente e sorprendentemente quanto un uomo e le potenze che gli stavano dietro fossero responsabili della Seconda Guerra Mondiale. Sorge anche un’altra domanda: perché quest’uomo (Roosevelt) ha sviluppato una così fanatica ostilità verso un Paese che, in tutta la sua storia, non fece mai del male né all’America né a lui?

In merito ai rapporti della Germania con l’America, va detto quanto segue:

  1. La Germania è forse la sola grande potenza che non ha mai avuto una colonia né in Nord America né in Sud America e nemmeno è mai stata attiva politicamente in quei luoghi, a parte l’emigrazione di milioni di tedeschi, delle cui capacità e perizie il continente americano ed in particolare gli Stati Uniti hanno solamente beneficiato.
  2. In tutta la storia dello sviluppo e dell’esistenza degli Stati Uniti, il Reich tedesco non è mai stato nemico o politicamente ostile agli Stati Uniti. Anzi, molti tedeschi hanno dato le loro vite per difendere gli USA.
  3. Il Reich tedesco non ha mai partecipato a guerre contro gli Stati Uniti, tranne quando gli Stati Uniti gli dichiararono guerra nel 1917. Questo accadde per ragioni che furono ampiamente spiegate da una commissione (un comitato investigativo speciale del Senato americano, 1934-1935, presieduto dal Sen. Gerald Nye), che il presidente Roosevelt stesso stabilì (o che piuttosto appoggiò). Questa commissione, che investigava sulle ragioni che portarono l’America ad entrare nella Prima Guerra Mondiale, stabilì chiaramente che gli USA entrarono in guerra nel 1917 soltanto per gli interessi capitalistici di un piccolo gruppo e che la Germania stessa non aveva alcuna intenzione di entrare in conflitto con l’America.

Inoltre non ci sono conflitti territoriali o politici fra la nazione tedesca e quella americana che potrebbero coinvolgere l’esistenza o perfino gli interessi vitali degli Stati Uniti.

Le forme di governo sono sempre state diverse, ma questa non può essere una ragione di ostilità fra nazioni diverse, fintanto che una forma di governo non tenta di interferire con un’altra, al di fuori della sua naturale sfera di competenza.

L’America è una repubblica guidata da un Presidente con ampi poteri di autorità.

La Germania era una volta governata da una monarchia con autorità limitata e poi da una democrazia che mancava di autorità (Repubblica di Weimar). Oggi è una repubblica con ampia autorità. Fra questi due paesi c’è un oceano. Se non altro, le differenze fra l’America capitalista e la Russia bolscevica, ammesso che questi termini abbiano un significato, devono essere più importanti di quelle che ci sono tra un America guidata da un Presidente ed una Germania guidata da un Führer.

È un fatto che i due conflitti storici fra la Germania e gli Stati Uniti furono stimolati da due americani e cioè dai presidenti Woodrow Wilson e Franklin Roosevelt, sebbene ognuno di loro fu ispirato dalle stesse forze. La storia stessa ha già reso il suo verdetto su Wilson. Il suo nome verrà sempre associato al più vile tradimento nella storia di un impegno dato (i famosi 14 punti di Wilson). Il risultato fu la rovina della vita nazionale, non solo nei cosiddetti Paesi vinti, ma anche fra i vincitori stessi. A causa di quest’impegno calpestato, che da solo rese possibile l’imposizione  del Trattato di Versailles nel 1919, intere nazioni furono lacerate, furono distrutte culture e la vita economica di tutti fu rovinata. Oggi sappiamo che un gruppo di finanzieri egoisti stava dietro Wilson. Essi usarono questo professore paralitico per condurre l’America in una guerra dalla quale speravano di trarre profitto. La nazione tedesca una volta credeva in quest’uomo e per questa sua fiducia dovette pagare con la rovina politica ed economica.

Dopo una tale amara esperienza, perché c’è un altro presidente americano che è determinato ad incitare guerre e, soprattutto, fomentare ostilità contro la Germania al punto di arrivare alla guerra?

Il   Nazionalsocialismo  arrivò al potere in Germania nello stesso anno (1933) in cui Roosevelt arrivò al potere negli Stati Uniti. A questo punto è importante esaminare i fattori dietro agli attuali sviluppi.

Capisco perfettamente che c’è un’abissale differenza fra il mio modo di vedere le cose e quello del presidente Roosevelt. Roosevelt proviene da una famiglia estremamente ricca. Di nascita e origine egli apparteneva a quella  classe di persone che in una  democrazia è privilegiata ed ha garanzie di avanzamento.

Io ero soltanto il figlio di una piccola e povera famiglia e dovetti lottare nella vita lavorando sodo nonostante le immense difficoltà.

In qualità di membro della classe privilegiata, Roosevelt ha vissuto la Prima Guerra Mondiale  all’ombra di Wilson (come segretario della Marina). Ne risultò che conobbe soltanto le piacevoli conseguenze di un conflitto fra nazioni del quale alcuni si approfittarono mentre altri vi persero la vita. Durante quel periodo io vissi in modo ben diverso. Non ero uno di quelli che faceva la storia o ne traeva profitto, ma piuttosto uno di quelli che eseguivano ordini. Come soldato semplice durante quei quattro anni, cercai di fare il mio dovere di fronte al nemico. Naturalmente ritornai dalla guerra povero come lo ero quando vi andai nell’autunno del 1914. Condivisi così il mio destino con milioni di altri, mentre il sig. Roosevelt condivise il suo con altri diecimila privilegiati.

Dopo la guerra, mentre il sig. Roosevelt metteva alla prova le sue capacità di speculazione finanziaria in modo da trarre personalmente profitto dall’inflazione, cioè dalle disgrazie degli altri, io mi trovavo ancora in un ospedale militare insieme ad altri centinaia di migliaia.

Navigato negli affari, finanziariamente solido e godendo dell’appoggio della sua classe, Roosevelt alla fine scelse una carriera politica. Durante quel periodo io lottavo da uomo sconosciuto e senza nome per la rinascita della mia nazione che fu la vittima della più grande ingiustizia di tutta la storia.

Due diverse strade di vita! Franklin Roosevelt andò al potere negli Stati Uniti come candidato di un partito interamente capitalista, che aiuta coloro che lo servono.

Quando io divenni il Cancelliere del Reich tedesco, ero il capo di un movimento nazional-popolare che io stesso creai. I poteri che appoggiavano il sig. Roosevelt erano gli stessi contro i quali lottai, cosciente del destino della mia gente e della mia più profonda convinzione.

La “squadra di cervelli” che serviva il nuovo presidente americano era composta da membri dello stesso gruppo etnico contro il quale lottammo qui in Germania, espressione parassitaria dell’umanità, e che iniziammo a rimuovere dalla vita pubblica.

Avevamo tuttavia una cosa in comune: Franklin Roosevelt prese il controllo di un Paese con un’economia che era stata rovinata dal risultato delle influenze democratiche, mentre io assunsi la dirigenza del Reich il quale era anch’esso sull’orlo della rovina grazie alla democrazia. Vi erano 13 milioni di disoccupati negli Stati Uniti, mentre la Germania ne aveva 7 milioni, con altri 7 milioni di lavoratori a mezza giornata. In entrambi i Paesi le finanze pubbliche erano nel caos e sembrava che la dilagante depressione economica non potesse essere fermata.

Da allora in poi, le cose si sono svolte, sia negli Stati Uniti che in Germania, in modo tale che le future generazioni non avranno difficoltà a dare una valutazione definitiva sulle due diverse teorie socio-politiche.

Mentre il Reich tedesco viveva un enorme miglioramento nella vita sociale, economica, culturale e artistica in soli pochi anni di dirigenza nazional-socialista,  il presidente Roosevelt non fu in grado di portare avanti nemmeno limitate migliorie nel suo paese. Questo compito sarebbe dovuto essere molto più facile negli Stati Uniti, avendo essi una densità di 15 persone per chilometro quadrato, in confronto ai 140 della Germania. Se la prosperità economica non è possibile in quel Paese, allora deve essere la conseguenza di una mancanza di volontà da parte della dirigenza di governo, oppure della completa incompetenza degli uomini in carica. In soli cinque anni i problemi economici furono risolti in Germania e la disoccupazione fu eliminata. Durante lo stesso periodo il presidente Roosevelt aumentò enormemente il debito nazionale del paese, svalutò il dollaro, devastò ulteriormente l’economia e mantenne lo stesso numero di disoccupati.

Ciò non lo si nota se non ci si accorge che gli intelletti nominati da quest’uomo o, meglio, quelli che hanno nominato lui, sono membri dello stesso gruppo, i quali, in quanto ebrei, sono interessati solo allo scompiglio e mai all’ordine. Mentre noi nella Germania nazionalsocialista adottammo misure contro la speculazione finanziaria, questa fiorì tremendamente sotto il governo Roosevelt.

La legislazione del New Deal di quest’uomo era falsa e fu di conseguenza il più grande errore mai vissuto prima. Se le sue politiche economiche fossero continuate incessantemente durante il tempo di pace, senza alcun dubbio, prima o poi, queste avrebbero portato alla destituzione del Presidente, nonostante la sua spigliata dialettica. In un paese europeo la sua carriera si sarebbe sicuramente infranta davanti ad un tribunale nazionale per aver dissipato senza scrupoli la ricchezza della nazione. E difficilmente avrebbe evitato una condanna al carcere da parte di un tribunale civile per amministrazione criminalmente incompetente.

Molti americani di rispetto condividono questa opinione. Una minacciosa opposizione stava crescendo attorno a quest’uomo, il che lo portò a pensare che avrebbe potuto salvarsi solo deviando l’attenzione pubblica dalle politiche interne a quelle estere.

Al riguardo, è interessante studiare i rapporti dell’ambasciatore polacco Potocki da Washington che dicevano in continuazione che Roosevelt era al corrente del pericolo che il suo castello di carte economico avrebbe potuto cadere e che quindi doveva assolutamente deviare l’attenzione sulla politica estera.

La cerchia di ebrei attorno a Roosevelt lo incoraggiò a fare in questo modo. Con lo spirito vendicativo da Vecchio Testamento, essi consideravano gli Stati Uniti come lo strumento che essi ed egli potevano usare per preparare un secondo Purim (massacro dei nemici) contro le nazioni europee, che diventavano sempre più anti-ebraiche. Fu così che gli Ebrei, nella loro più satanica viltà, si strinsero attorno a quest’uomo il quale aveva fiducia in loro.

Il Presidente americano ha usato la sua influenza sempre di più per creare nuovi conflitti, intensificare conflitti esistenti e, soprattutto, per evitare che i conflitti venissero risolti pacificamente. Per anni quest’uomo cercò una lite – ovunque nel mondo, ma di preferenza in Europa – che potesse usare per creare imbrogli politici, in relazione a obblighi economici americani, ad una delle parti contendenti, il tutto per coinvolgere costantemente l’America nel conflitto e deviare così l’attenzione dalle sue politiche economiche nazionali  fallimentari.

Le sue azioni contro il Reich tedesco sono state particolarmente violente. A partire dal 1937 egli iniziò una serie di discorsi, incluso uno particolarmente spregevole il 5 ottobre 1937 a Chicago, nel quale quest’uomo incitava sistematicamente il pubblico americano contro la Germania. Minacciò di stabilire una specie di quarantena contro i cosiddetti Paesi autoritari. Come parte della sua crescente campagna di odio ed incitamento, il presidente Roosevelt fece un’altra dichiarazione ingiuriosa in data 15 novembre 1938 e poi richiamò a Washington l’ambasciatore americano a Berlino per consultazioni. Da allora i due Paesi sono stati rappresentati soltanto da “incaricati di affari”.

A partire dal novembre 1938 egli iniziò sistematicamente e consapevolmente a sabotare ogni possibilità di una politica di pace europea. In pubblico egli dichiarava ipocritamente di essere interessato alla pace mentre, allo stesso tempo, egli minacciava ogni Paese disposto a perseguire una politica di accordo pacifico con blocco dei crediti, rappresaglie economiche, rientro dei prestiti ecc. A tale riguardo, i rapporti degli ambasciatori polacchi a Washington, Londra, Parigi e Bruxelles forniscono una panoramica scioccante.

Quest’uomo incrementò la sua campagna di incitamento nel gennaio 1939. In un messaggio del 4 gennaio 1939 al Congresso americano egli minacciò di adottare ogni misura contro gli Stati totalitari all’infuori della guerra.

Egli affermò ripetutamente che altri Paesi stavano tentando di interferire negli affari americani e parlò a lungo di sostenere la Dottrina Monroe. A partire dal marzo 1939 egli iniziò a parlare di affari interni europei che non davano alcuna preoccupazione al presidente degli Stati Uniti. In primo luogo egli non comprende questi problemi e, in secondo luogo, anche se li capisse e ne riconoscesse le circostanze storiche, non ha maggior diritto di preoccuparsi degli affari interni europei di quanto ne abbia il Capo di Stato tedesco nei confronti degli Stati Uniti.

Il sig. Roosevelt andò addirittura molto oltre. In disprezzo delle norme del diritto internazionale, egli rifiutò di riconoscere governi che non gli piacevano e non ne avrebbe accettati dei nuovi, si rifiutava di rimuovere ambasciatori di Paesi che non esistevano e li riconosceva addirittura come governi legali. Concluse addirittura dei trattati con questi ambasciatori che gli davano semplicemente il diritto di occupare territori stranieri (Groenlandia e Islanda).

Il 15 aprile 1939 Roosevelt fece il suo famoso appello a me e al Duce Mussolini, discorso che altro non era che un miscuglio di ignoranza geografica e politica combinata con l’arroganza tipica di un membro della classe milionaria. Fummo invitati a fare dichiarazioni e a concludere patti di non aggressione con un certo numero di Paesi, molti dei quali non erano nemmeno indipendenti perché o erano annessi o erano trasformati in protettorati subordinati da paesi alleati del sig. Roosevelt (Francia e Gran Bretagna). Ricorderete, deputati miei, che in data 28 aprile 1939 diedi una risposta gentile ma decisa a questo invadente gentiluomo, la quale riuscì a fermare, almeno per alcuni mesi, la tempesta di chiacchiere di questo brutale guerrafondaio.

Ma ora la sua stimata moglie (Eleanor Roosevelt) ha preso il suo posto.

Lei ed i suoi figli, disse, si rifiutavano di vivere in un mondo come il nostro. Ciò è comprensibile in quanto il nostro è un mondo di lavoro e non di disonestà e malavita. Dopo una  breve pausa, egli ritornò in scena. Il 4 novembre 1939 fu rivisto il Neutrality Act (Decreto di Neutralità) e l’embargo sulle armi fu abolito rendendolo possibile però nei confronti di una sola parte, cioè gli avversari della Germania. Nel contempo, spinse nell’Asia orientale per un coinvolgimento economico con la Cina che avrebbe portato a degli effettivi comuni interessi.

Lo stesso mese egli riconobbe un piccolo gruppo di emigranti polacchi come un cosiddetto governo in esilio, la cui sola base politica era rappresentata da alcuni milioni di pezzi di oro polacco che si erano portati da Varsavia.

Il 9 aprile 1940 egli congelò tutti i beni norvegesi e danesi negli Stati Uniti col menzognero pretesto di voler evitare che cadessero nelle mani dei tedeschi anche se sapeva molto bene, per esempio, che la Germania non ha interferito né tanto meno preso il controllo negli affari finanziari dell’amministrazione del governo danese. Assieme agli altri governi in  esilio, Roosevelt  ora ne riconosceva uno per la Norvegia. Il 15 maggio 1940 furono riconosciuti anche i governi in esilio di Olanda e Belgio e, allo stesso tempo, i beni olandesi e belgi negli USA furono congelati.

Quest’uomo rivelò il suo vero atteggiamento in un telegramma del 15 giugno 1940  al premier francese Paul Reynaud. Roosevelt gli disse che il governo americano avrebbe raddoppiato gli aiuti alla Francia a condizione che la Francia continuasse la guerra contro la Germania. In modo da dare una particolare enfasi al suo desiderio che la guerra continuasse, dichiarò che il governo americano non avrebbe riconosciuto le acquisizioni derivanti da conquista e questo includeva, ad esempio, la riconquista dei territori che erano stati rubati alla Germania. Non ho bisogno di sottolineare che, né ora né in futuro, il governo tedesco sarà preoccupato se il presidente degli Stati Uniti riconoscerà o meno una linea di confine in Europa. Menziono questo caso perché è caratteristico dell’incitamento  sistematico di quest’uomo, il quale parla ipocritamente di pace mentre nel contempo incita alla guerra.

La sua paura è tale che se la pace dovesse arrivare in Europa, i miliardi che ha dissipato nelle spese militari verrebbero subito interpretati come un caso di frode perché nessuno attaccherebbe l’America a meno che l’America non provochi lei stessa l’attacco. Il 17 giugno 1940, il Presidente degli Stati Uniti congelò beni francesi negli USA, in modo – così disse lui – da evitare che cadano in mani tedesche, ma in realtà per impossessarsi dell’oro che stava per essere trasportato da Casablanca su un incrociatore americano.

Nel luglio del 1940, Roosevelt iniziò a prendere nuove iniziative per la guerra, come permettere il servizio militare di cittadini americani nell’aviazione britannica e l’addestramento di personale dell’aviazione britannica negli Stati Uniti. Nell’agosto 1940 fu conclusa un’intesa militare comune tra Stati Uniti e Canada. Affinché la fondazione di un comitato comune di difesa americano-canadese fosse plausibile almeno per la gente più stupida, Roosevelt si inventava periodicamente delle crisi e agiva come se l’America fosse minacciata da un incombente attacco. Cancellava improvvisamente dei viaggi, ritornava velocemente a Washington e cose simili, in modo da enfatizzare la serietà della situazione ai suoi sostenitori, i quali non meritano altro che compassione.

Egli andò ancora più vicino alla guerra nel settembre 1940, quando trasferì cinquanta caccia-torpediniere americani alla flotta britannica e, di ritorno,  prese il controllo delle basi militari di proprietà britannica nel Nord e Centro America. Le future generazioni determineranno in quale misura, assieme all’odio verso la Germania socialista, il desiderio di impossessarsi facilmente e tranquillamente dell’impero britannico nel momento della sua disintegrazione, abbia giocato un ruolo determinante.

Dopo che l’Inghilterra non era più in grado di pagare in contanti le forniture americane, Roosevelt impose il Lend-Lease Act (Decreto di Prestito-Affitto) sul popolo americano (marzo 1941). Con ciò, in qualità di Presidente, riceveva l’autorità di fornire aiuto militare a Paesi che, secondo Roosevelt, era per l’America di interesse vitale difendere. Dopo che fu chiaro che la Germania non avrebbe risposto in nessuna circostanza al suo comportamento borioso, quest’uomo fece un altro passo avanti nel marzo 1941.

Il 19 dicembre 1939, un incrociatore americano, il Tuscaloosa, che era all’interno della zona di sicurezza, costrinse la nave passeggeri tedesca Columbus a finire nelle mani delle navi da guerra britanniche. In base a ciò dovette essere affondato. Lo stesso giorno, forze militari americane diedero aiuto per la cattura della nave mercantile tedesca Arauca. Il 27 gennaio 1940 e, ancora una volta in disprezzo del diritto internazionale, l’incrociatore  americano Trenton trasmise movimenti delle navi mercantili  tedesche Arauca, La Plata e Wangoni alle forze navali nemiche.

Il 27 giugno 1940 annunciò una limitazione al libero transito delle navi mercantili straniere nei porti americani, assolutamente contrario al diritto internazionale. Nel novembre 1940 permise a navi da guerra americane di inseguire le navi mercantili tedesche Phrygia, Idarwald e Rhein finché queste furono costrette ad auto-affondarsi per evitare di cadere in mani nemiche.

Il 13 aprile 1941 alle navi americane fu permesso di passare liberamente nel Mar Rosso in modo da poter rifornire gli eserciti britannici nel Medio Oriente.

Nel frattempo, nel marzo del 1941, tutte le navi tedesche furono sequestrate dalle autorità americane. Durante queste azioni, i cittadini del Reich tedesco furono trattati in modo degradante, relegati a certe località, in violazione del diritto internazionale, sottoposti a restrizioni di viaggio e così via. Due ufficiali tedeschi che fuggirono negli Stati Uniti da un campo di detenzione canadese furono presi, ammanettati e rispediti alle autorità canadesi, anche qui in violazione delle norme internazionali.

Il 27 marzo 1941 lo stesso Presidente, che si supponeva fosse contro ogni aggressione, annunciò il suo appoggio al Gen. Dusan Simovic e alla sua cricca di usurpatori   in Jugoslavia, il quale era andato al potere a Belgrado dopo il ribaltamento del governo legale. Diversi mesi prima, il presidente Roosevelt inviò il capo del servizio segreto OSS, il Colonnello Donovan, un personaggio meschino, nei Balcani con l’ordine di aiutare ad organizzare un’insurrezione contro la Germania e l’Italia a Sofia e a Belgrado. In aprile Roosevelt promise aiuti alla Jugoslavia e alla Grecia. Alla fine di aprile egli riconobbe i fuoriusciti jugoslavi e greci come governi in esilio. E ancora una volta, violando  le leggi internazionali, congelò i beni jugoslavi e greci.

Alla metà di aprile del 1941 unità di pattugliamento navale americane iniziarono estese operazioni nell’Atlantico occidentale, inviando i loro rapporti agli inglesi. Nel contempo, unità navali britanniche venivano riparate di continuo nei porti americani. Il 12 maggio navi norvegesi operanti per conto dell’Inghilterra furono riparate e armate negli USA contrariamente alla legislazione internazionale. Il 4 giugno trasporti di truppe americane arrivarono in Groenlandia e costruirono piste di volo. Il 9 giugno arrivò il primo rapporto britannico: una nave da guerra americana, su ordini del presidente Roosevelt, aveva attaccato un sottomarino tedesco vicino alla Groenlandia con bombe di profondità.

Il 14 giugno i beni tedeschi negli Stati Uniti furono congelati, ancora una volta fuori dalla regolamentazione internazionale. Il 17 giugno, sulla base di un pretesto menzognero, il presidente Roosevelt chiese il richiamo dei consoli tedeschi e la chiusura dei consolati tedeschi. Chiese anche la chiusura dell’agenzia di stampa tedesca Transocean, della Libreria tedesca di New York e dell’ufficio delle ferrovie nazionali tedesche.

Il 6 e 7 luglio 1941, le forze armate americane, su ordine del presidente Roosevelt, occuparono l’Islanda che si trovava nell’area delle operazioni militari tedesche. Egli sperava che quest’azione avrebbe per prima cosa obbligato la Germania a dichiarare guerra agli USA e, in secondo luogo, neutralizzato l’efficacia dei sottomarini tedeschi, come nel 1915- 1916. Allo stesso tempo egli promise aiuti militari all’Unione Sovietica. Il 10 luglio il Segretario della Marina Frank Knox annunciò all’improvviso che la Marina americana aveva ricevuto l’ordine di far fuoco sulle navi da guerra dell’Asse. Il 4 settembre il cacciatorpediniere americano Greer, operante agli ordini di Knox, collaborava con gli aerei inglesi contro i sottomarini tedeschi nell’Atlantico.

Cinque giorni dopo un sottomarino tedesco identificò dei cacciatorpediniere americani che facevano da scorta ad un convoglio inglese.

In un discorso rilasciato l’11 settembre 1941, Roosevelt alla fine confermò di aver dato personalmente l’ordine di sparare contro le navi dell’Asse, ordine che ripeté nuovamente.

Il 29 settembre navi americane attaccarono un sottomarino tedesco ad Est della Groenlandia con cariche di profondità. Il 17 ottobre il cacciatorpediniere americano Kearny, che operava come scorta agli inglesi, attaccò un sottomarino tedesco con cariche di profondità ed il 6 novembre forze armate americane sequestrarono la nave tedesca Odenwald e in violazione   alle norme internazionali, la portarono in un porto americano ed imprigionarono il suo equipaggio.

Considererò senza significato gli attacchi ingiuriosi e le grezze dichiarazioni di questo cosiddetto presidente nei miei confronti. Che mi chiami gangster non ha alcuna importanza poiché questo termine non è originario dell’Europa, dove questi figuri non sono di casa, bensì dell’America.

A parte questo non posso sentirmi insultato dal Sig. Roosevelt perché lo considero, come il suo predecessore Woodrow Wilson, mentalmente malato.

Sappiamo che quest’uomo, con i suoi sostenitori ebrei, ha agito contro il Giappone nello stesso modo. Non c’è bisogno di entrare in argomento ora, ma gli stessi metodi sono stati usati anche in quell’occasione. Quest’uomo prima incita alla guerra e poi mente circa le sue cause facendo affermazioni false. Egli si avvolge in modo ripugnante  in un mantello di ipocrisia cristiana, mentre invece porta lentamente ma inesorabilmente l’umanità verso la guerra.

E inoltre, in qualità di vecchio massone, si rivolge a Dio perché testimoni la giustezza delle sue azioni.

Il suo vergognoso travisamento della verità e le violazioni delle leggi non hanno precedenti nella storia.

Sono sicuro che tutti voi avete considerato l’attacco di Pearl Harbor del 7 dicembre 1941 come un atto di liberazione che un paese, il Giappone, ha eseguito per protestare contro tutto questo e che quest’uomo sperava che accadesse, il che non dovrebbe sorprenderlo. Dopo anni di trattative con questo imbroglione, il governo giapponese ne ebbe abbastanza di farsi trattare in questo modo umiliante. Tutti noi, il popolo tedesco, e credo anche tutti i popoli onesti nel mondo, giudichino l’accaduto con apprezzamento.

Conosciamo il potere che sta dietro Roosevelt. È sempre lo stesso eterno ebreo che crede sia venuta la sua ora di imporre su di noi lo stesso destino cui siamo stati tutti con orrore testimoni nella Russia sovietica. Abbiamo tastato di prima mano il paradiso ebraico sulla terra. Milioni di soldati tedeschi hanno personalmente visto la terra dove l’ebraismo internazionale ha distrutto e cancellato popoli e proprietà. Forse il presidente degli Stati Uniti non lo capisce. Se così fosse, questo sta a significare il suo ristretto intelletto mentale.

Noi sappiamo che tale enorme sforzo è mirato a questo obiettivo. Anche se non fossimo alleati del Giappone, ci accorgeremmo che gli Ebrei ed il loro Franklin Roosevelt intendono distruggere uno Stato dopo l’altro. Il Reich tedesco di oggi non ha niente in comune con la Germania del passato. Da parte nostra, faremo ora ciò che questo provocatore ha cercato di fare per anni. E non solo perché siamo alleati del Giappone, ma piuttosto perché Germania e Italia con la loro attuale dirigenza politica hanno la perspicacia e la forza di rendersi conto che in questo periodo storico si sta determinando l’esistenza o la non-esistenza delle nazioni, e forse per sempre.

Ciò che quest’altro mondo ha in serbo per noi è chiaro. Furono capaci di ridurre alla fame la Germania democratica del periodo 1918-1933 ed ora stanno cercando di distruggere l’attuale Germania nazionalsocialista.

Quando il sig. Churchill ed il sig. Roosevelt dichiarano di voler un giorno costruire un nuovo ordine sociale, è un po’ come se un barbiere calvo raccomandasse una pomata che garantisce la crescita dei capelli. Invece che incitare alla guerra, questi gentiluomini, che vivono nei Paesi socialmente più arretrati, avrebbero dovuto preoccuparsi dei loro disoccupati. Hanno abbastanza miseria e povertà nei loro Paesi che solo la distribuzione di cibo li terrebbe pienamente occupati. Per quanto riguarda la nazione tedesca, essa non ha bisogno di elemosina, né dal sig. Churchill, né dal sig. Roosevelt e nemmeno dal sig. Eden (Segretario agli Esteri britannico), ma essa chiede i suoi diritti e farà ciò che è necessario per  assicurarseli, anche se migliaia di Churchill e di Roosevelt cospirassero per evitarlo.

La nostra nazione ha una storia di circa duemila anni. Mai in questo lungo periodo è stata così unita e determinata come oggi, e grazie al movimento nazionalsocialista sarà sempre così. Intanto la Germania non è forse mai stata così lungimirante e consapevole di onore. Così oggi feci restituire i passaporti all’incaricato d’affari americano, il quale fu informato di quanto segue:

“La costante politica espansionista di Roosevelt è mirata ad una dittatura mondiale senza limite.

Nel perseguire questo obiettivo, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno usato ogni mezzo per negare alle nazioni tedesca, italiana e giapponese i prerequisiti necessari per la loro vitale e naturale esistenza. Per questa ragione i governi di Gran Bretagna e Stati Uniti d’America si sono opposti a qualsiasi sforzo indirizzato verso un nuovo e migliore ordine mondiale per il presente ed il futuro.

Fin dall’inizio della guerra, nel settembre 1939, il Presidente americano Roosevelt ha sempre commesso un crescendo di gravi crimini contro il diritto internazionale. Oltre ad attacchi illegali contro navi e altre proprietà di cittadini tedeschi e italiani, ci sono state minacce e addirittura privazioni arbitrarie della libertà personale tramite l’internamento.

Gli ostili e crescenti attacchi da parte del Presidente americano Roosevelt hanno raggiunto un livello tale da ordinare alla Marina americana, in completa violazione della normativa internazionale, di attaccare, colpire ed affondare immediatamente e ovunque navi tedesche e italiane.

Funzionari americani si sono addirittura vantati di aver distrutto sottomarini tedeschi in questo modo.

Incrociatori americani hanno attaccato e catturato navi mercantili tedesche e italiane ed i loro equipaggi sono stati imprigionati.

Fra l’altro, il piano del presidente Roosevelt di attaccare la Germania e l’Italia inviando forze militari in Europa per il 1943, alla fine è stato reso pubblico negli Stati Uniti dal Chicago Tribune e diversi altri quotidiani il 4 dicembre 1941 ed il governo americano non ha fatto alcuno sforzo per smentire.

Nonostante gli anni di intollerabili provocazioni da parte del presidente Roosevelt, la Germania e l’Italia tentarono onestamente e pazientemente di prevenire l’espandersi di questa guerra e di mantenere le relazioni con gli Stati Uniti. Ma purtroppo questi sforzi sono stati vani.

Fedeli alle disposizioni del Patto del Tripartito del 27 settembre 1940, la Germania e l’Italia si considerano ora obbligate ad unire le loro forze, al fianco del Giappone, nella lotta per la difesa e la conservazione della libertà e dell’indipendenza delle nostre nazioni contro gli Stati Uniti d’America e la Gran Bretagna.

Le tre potenze hanno pertanto concluso il seguente accordo che è stato firmato oggi a Berlino:

[TESTO DELL’ACCORDO]:

Con l’incrollabile determinazione di non deporre le armi finché la guerra comune contro gli Stati Uniti d’America e la Gran Bretagna non sarà arrivata ad una conclusione di successo, i governi tedesco, italiano e giapponese hanno stabilito quanto segue:

Articolo 1. Germania, Italia e Giappone condurranno insieme  la guerra che è stata loro imposta da Stati Uniti d’America e Gran Bretagna con tutti i mezzi a loro disposizione fino ad una conclusione vittoriosa.

Articolo 2. Germania Italia e Giappone si impegnano a non concludere alcun armistizio o a fare la pace, tanto con gli Stati Uniti quanto con l’Inghilterra, se non in comune e completo accordo.

Articolo 3. Germania, Italia e Giappone lavoreranno strettamente insieme dopo il conseguimento della vittoria allo scopo di portare un nuovo ordine in sintonia col Patto del Tripartito concluso tra di loro il 27 settembre 1940.

Articolo 4. Quest’accordo ha effetto immediato a partire dalla sua firma ed è valido per lo stesso periodo come il Patto del Tripartito del 27 settembre 1940. Le parti contraenti si informeranno a vicenda in tempo debito prima della scadenza del termine di validità dei loro piani di cooperazione, come esposto all’Art. 3 di questo accordo.

DEPUTATI! UOMINI DEL REICHSTAG TEDESCO!

Da quando la mia proposta di pace del luglio 1940 fu rifiutata, ci siamo resi conto che questa battaglia deve essere combattuta fino alla fine. Noi nazionalsocialisti non siamo affatto stupiti che il mondo anglo-americano, ebraico e capitalista si sia unito al bolscevismo. Nel nostro Paese li abbiamo sempre trovati dentro alla stessa comunità. Da soli li abbiamo combattuti con successo qui in Germania e dopo 14 anni di lotta per il potere siamo finalmente stati in grado di distruggere i nostri nemici.

Quando 23 anni fa decisi di entrare nella vita politica con lo scopo di far uscire la nazione dalle rovine, io non ero altro che un soldato sconosciuto e senza nome. Molti di voi sanno quanto i primi anni di quella battaglia furono duri. Da un piccolo gruppo di sette uomini si è arrivati alla presa del potere il 30 gennaio 1933 e tutto questo è così miracoloso che deve essere stato possibile solo grazie all’intervento della Provvidenza. Oggi sono a capo dell’esercito più potente del mondo, la più potente aviazione e la marina più fiera. Dietro e attorno a me c’è una comunità sacra, il Partito Nazionalsocialista – col quale sono cresciuto e che è cresciuto tramite me.

I nostri avversari oggi sono gli stessi nemici di oltre vent’anni fa. Ma la strada che ci sta davanti non è paragonabile a quella che abbiamo già intrapreso. Oggi il Popolo Tedesco si rende perfettamente conto che questa è un’ora decisiva per la nostra esistenza. Milioni di soldati sono fedeli al loro dovere nelle condizioni più difficili. Milioni di contadini e operai tedeschi, nonché donne e ragazze tedesche, sono nelle fabbriche e negli uffici, nei campi e nelle fattorie, lavorando duro per dare cibo alla nostra patria e rifornire di armi il fronte. Alleate con noi ci sono nazioni forti che hanno sofferto la stessa povertà e affrontato gli stessi nemici.

Il Presidente americano e la sua cricca plutocratica ci hanno definito nazioni “non abbienti“.

Ciò è corretto! Ma anche i “non abbienti” vogliono vivere e vorranno essere anche certi che quel poco che hanno non venga loro rubato dagli “abbienti”.

Voi, miei camerati di Partito, conoscete la mia inesorabile determinazione nel portare ad una conclusione di successo qualsiasi lotta già intrapresa. Voi conoscete la mia determinazione in tale battaglia a fare tutto il necessario per rompere tutte le resistenze che vanno spezzate. Nel mio primo discorso del 1° settembre 1939, mi impegnai affinché né la forza delle armi né il tempo potessero sconfiggere la Germania. Voglio assicurare ai miei oppositori che non solo la forza delle armi o il tempo non ci potrà sconfiggere, ma che nessuna incertezza interna potrà farci vacillare nell’adempimento del nostro dovere.

Quando pensiamo al sacrificio ed allo sforzo dei nostri soldati, il totale sacrificio di quelli che rimangono qui in Germania è del tutto insignificante e privo di importanza. E quando consideriamo il numero di quelli delle generazioni passate che diedero le loro vite per la sopravvivenza e la grandezza della Nazione Tedesca, allora ci rendiamo veramente consapevoli della grandezza di questo nostro dovere.

Ma chiunque cerchi di sottrarsi a questo dovere, non ha il diritto di essere considerato un tedesco.

Nello stesso modo in cui fummo spietatamente duri nella lotta per il potere, saremo altrettanto determinati nella lotta per la sopravvivenza della nostra nazione. In un’epoca nella quale migliaia dei nostri migliori uomini, i padri e i figli del nostro popolo, hanno dato le loro vite, chiunque in patria tradisca il sacrificio del fronte, potrà perdere la propria vita. Indipendentemente dal pretesto col quale si attenti per spezzare il fronte tedesco, minare la volontà di resistere del nostro popolo, indebolire l’autorità del regime oppure sabotare gli obiettivi della patria, il colpevole morirà.

Ma con una differenza: il soldato al fronte che si sacrificherà avrà tutti gli onori,  mentre colui che disprezza questo sacrificio morirà con disonore.

I nostri oppositori non devono illudersi. Nei duemila anni di storia tedesca, il nostro popolo non è mai stato più determinato e unito di oggi. Il Dio dell’universo è stato così generoso con noi in questi ultimi anni che ci inchiniamo in gratitudine davanti alla Provvidenza che ci ha permesso di essere membri di una così grande nazione. Noi Lo ringraziamo, insieme alle precedenti e future generazioni, perché le nostre azioni potranno essere iscritte nell’eterno libro della storia tedesca!

Fonte: Der Grossdeutsche Freiheitskampf: Reden Adolf Hitlers

APPENDICE

LA FORMALE DICHIARAZIONE DI GUERRA DELLA GERMANIA AGLI STATI UNITI D’AMERICA

Il governo degli Stati Uniti d’America, avendo violato nel modo più flagrante e in un sempre maggior crescendo tutte le leggi della neutralità a favore degli avversari della Germania, ed essendo di continuo stato responsabile delle più gravi provocazioni  verso la Germania fin dallo scoppio della guerra europea, provocata dalla dichiarazione di guerra britannica contro la Germania il 3 settembre 1939, è infine ricorso apertamente ad atti di aggressione militare.

L’11 settembre 1941, il Presidente degli Stati Uniti d’America dichiarò pubblicamente di aver ordinato alla marina ed all’aviazione americana di far fuoco a vista su qualsiasi nave da guerra tedesca. Nel suo discorso del 27 ottobre 1941 affermò espressamente di nuovo che quest’ordine era ancora in vigore.

Agendo in virtù di quest’ordine, navi americane hanno sistematicamente attaccato forze navali tedesche fin dagli inizi del settembre 1941. È così che, ad esempio, cacciatorpediniere americani, come il Greer, il Kearny e il Reuben James, hanno aperto il fuoco su sottomarini tedeschi. Il Segretario americano della Marina, Mr. Knox, confermò lui stesso che cacciatorpediniere americani attaccarono sottomarini tedeschi.

Inoltre, le forze navali degli Stati Uniti d’America, su ordine del loro governo e in violazione delle leggi internazionali, hanno sequestrato e trattato navi mercantili tedesche in acque internazionali come navi nemiche.

Il governo tedesco stabilisce quindi quanto segue:

Sebbene la Germania, da parte sua, abbia strettamente aderito alle norme della legge internazionale nelle sue relazioni con gli Stati Uniti d’America durante tutto il periodo dell’attuale guerra, il governo degli Stati Uniti d’America, dalle iniziali violazioni della neutralità, è passato ad aperte azioni di guerra contro la Germania. Con ciò ha creato, di fatto, uno stato di guerra.

Il governo del Reich di conseguenza rompe le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti d’America e dichiara che, in queste circostanze provocate dal presidente Roosevelt, anche la Germania, a partire da oggi, si considera in stato di guerra con gli Stati Uniti d’America.

IL GRUPPO TNT (Pubblicato sul mensile “Il Lavoro Fascista” – Settembre 2021)

Una doverosa premessa prima di addentrarmi nell’argomento: i fatti che sto per narrare non corrispondono per nulla alla data di pubblicazione del presente numero del giornale; ciò perché ho accumulato un grave ritardo nella stesura, causato più che altro dalla mancanza di voglia di continuare nei miei scritti.

Ormai scrivo da circa 40 anni, ma è come predicare nel deserto… Nessuno legge, tutti si sono trasformati in decerebrati che si esprimono a suon di faccine (le cosiddette “emoticon”) senza avere più la capacità di articolare un discorso; persino i miei tesserati, che dovrebbero essere i primi beneficiari dei miei articoli, dimostrano spesso e volentieri di non avere letto praticamente nulla, almeno stando a certe affermazioni ed a certe domande che mi vengono poste.

Che dire degli altri, cioè il popolo di cerebrolesi che credono solo alle baggianata sentite in TV? Ormai per chiunque sappia leggere è assolutamente dimostrato che il cosiddetto olocausto (giusto per restare in argomento) è un’invenzione ebraica di cui si trova traccia nella loro pubblicistica fin dalla fine del 1800; la demografia smentisce le loro balle sui “6 milioni”, ma anche la chimica, le loro stesse testimonianze (http://lavvocatodeldiavolo.biz/?p=460), se lette con un minimo di spirito critico, le testimonianze della Croce Rossa, che ispezionò tutti i campi di concentramento tedeschi senza trovare tracce di camere a gas, stermini e bufale simili. Non a caso il capostipite del revisionismo storico sul cosiddetto olocausto fu un certo Paul Rassinier, francese, comunista, membro della resistenza decorato, deportato a Buchenwald e Dora, che però ebbe l’onestà intellettuale di denunciare tutte le balle che andavano raccontano molti dei suoi compagni di prigionia.

Eppure l’italiano medio (e non solo, purtroppo), preferisce credere alle favole ed alle cifre sparate a caso dai giornali nelle mani delle lobbies giudaiche, come Il Giornale, che ebbe l’ardire di correggere la già ridicola cifra dei 6 milioni in addirittura 15 – 20 milioni!

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/olocausto-studio-choc-rivela-uccisi-15-20-milioni-ebrei-892608.html

Dall’articolo sopra citato, estraggo la parte più significativa per fare capire la strategia giudaica:

“Una scoperta che rischia anche di far riaprire migliaia di cause. Familiari e sopravvissuti, non risarciti perché detenuti in campi non riconosciuti, potranno infatti chiedere nuovamente i danni”.

Capito qual è la tattica? Piagnucolare per morti inesistenti per ottenere risarcimenti cospicui e nel contempo continuare a demonizzare chi si permette di ristabilire la verità storica!

E’ a malapena il caso di ricordare che dalle statistiche del 1938 risulta che in tutta Europa (compresa la parte che non venne mai invasa dalle Germania) erano presenti circa 6 milioni di ebrei, e che il loro numero a livello mondiale non ha quasi mai superato il numero di 15 milioni.

Diabolici questi “nazisti”, che sarebbero riusciti a sterminare 20 milioni di persone avendone a disposizione solo 6 milioni!

Ma certamente questa comunità di ratti sarà riuscita a monetizzare anche questo.

Immagino che il lettore avrà capito l’argomento di questo articolo, ovvero una setta rancorosa di criminali ed assassini (qualcuno la chiama razza, ma sono cretinate), odiata e cacciata da tutti i poli della Storia a causa del loro vizietto di praticare l’usura, di accoppiarsi con bambine di tre anni (lo permettono le loro “sacre” scritture, non è una invenzione), di praticare rituali sacrifici umani (informatevi, cari amici dei giudei: https://morasha.it/quelle-pasque-di-sangue/) e soprattutto di predicare precetti di una falsa religione che gli assegnerebbe il ruolo di popolo “eletto” da Dio che deve schiavizzare tutti gli altri popoli… Questa setta, non paga di detenere il monopolio dell’informazione praticamente a livello mondiale, si scaglia anche contro i poveracci come il sottoscritto, che a disposizione per fare sentire la sua voce ha un piccolo blog, un sito internet appartenente al movimento che mi onoro di rappresentare e pochi profili pubblici sui cosiddetti social.

La caratteristica di questa setta di ratti è quella di agire e tramare sempre nell’ombra; più o meno come i topi e gli scarafaggi che decidono di colonizzare le nostre case, sono quasi invisibili mentre costruiscono nidi bellissimi nei nostri materassi e nei vecchi divani in disuso, mentre si cibano, ovviamente, del nostro cibo. Ed è esattamente quello che hanno fatto nella Palestina occupata, dapprima con l’inganno, poi con il terrorismo, ed infine proclamando ai quattro venti la costituzione del loro Stato (pirata, ovviamente), dal quale hanno eliminato mediante deportazioni e genocidio la gran parte degli abitanti e legittimi proprietari del territorio.

Il sottoscritto da tempo dedica articoli a questi criminali, ricordando le loro “epiche” imprese nella Palestina occupata, nonché le favole olocausti che inventate per giustificare i loro attuali massacri.

Non solo hanno violentato la religione, inventandosene una per coprire i loro crimini… Non solo hanno violentato la Storia, inventando olocausti e camere a gas mai esistite… Ma oggi violentano anche la geografia, pretendendo di partecipare a tutte le competizioni sportive come “europei” (sarà per quello che questa Europa ci fa letteralmente vomitare?); proprio in questo periodo, abbiamo visto la loro bandiera criminale biancoazzurra sventolare in varie competizioni europee… Mentre alle stesse competizioni gli atleti russi e persino bielorussi è stato impedito di partecipare. Evidentemente una guerra di confine per alcuni territori contesi è più grave di un genocidio che i giudei mandano avanti imperterriti dal 1948!

Tornando all’argomento principale, questo vero e proprio pattume del genere umano ha iniziato una guerra senza quartiere contro il sottoscritto, umile appassionato di Storia e politica senza potere alcuno… Tranne quello della verità, che il giudeo odia a prescindere.

Ecco quindi una prima operazione di profilazione e controllo, culminata con la chiusura dei miei profili Facebook, dai quali ho sempre portato avanti la mia solitaria battaglia.

Con la loro tipica tattica da ratti, hanno chiamato a raccolta tutto il loro sudicio mondo, al fine di segnalarmi come “pericoloso” nazista a cui proibire la parola, come potete notare dalla copia di un messaggio diffuso da un circonciso…

Noterete che pochissimo tempo dopo la sua pubblicazione, il circonciso aveva già ben 164 “like”, 119 commenti (per lo più insulti al sottoscritto sulla fiducia, dato che lo aveva detto il grand’uomo che pubblicavo post antisemiti!), nonché 31 condivisioni: ovvero, già 31 cialtroni della comunità dei ratti aveva sentito il bisogno di ripubblicare il delirio di un correligionario, senza mai avere saputo, né letto, nulla del sottoscritto!

Purtroppo per loro sono ancora a piede libero, quindi i loro buoni uffici presso sinagoghe e commissariati non hanno ancora sortito effetto, ma la propaganda contro il sottoscritto ha sortito il primo effetto, in quanto sono stato cacciato da Facebook senza neppure una formale accusa circa un messaggio preciso. Bastano la parola e la richiesta del giudeo di turno per essere zittiti ed eliminati, alla faccia della tanto decantata libertà di espressione.

Persino un ulteriore profilo che tentai di aprire dopo alcuni giorni venne chiuso d’ufficio, pur non avendo mai pubblicato nulla di alcun genere… Ma si sa, quando parla il giudeo, l’altro giudeo obbedisce senza troppe domande, quindi niente profili per Carlo Gariglio, indipendentemente da quello che scrive!

Ma c’è di più… Come potete ammirare qui a fianco, una sottospecie di vescica di lardo senza una forma umana, decide di segnalare anche mia moglie, per il reato di essere… Mia moglie!

La vescica di lardo, che nel suo profilo si spaccia per scrittrice (sarà per quello che scrive “okkio” con la K al posto di “ch”… Licenza giudaica?), evidentemente è invidiosa del fatto che in altre comunità esistano rapporti umani che non si basano sulle favole olocaustiche e sulle cause comuni per derubare banche e assicurazioni, così come sarà certamente invidiosa del fatto che nel mondo civile ci si sposi per affinità di carattere, sentimenti, gradimento fisico… Lei, che a giudicare dall’aspetto, non può che essersi accontentata del classico matrimonio combinato fra correligionari, non può che reagire male davanti ad una moglie “normale”, indi segnala…

Vi risparmio altri pietosi e stomachevoli casi di ratti che hanno partecipato a questa campagna diffamatoria anti verità, anche se ce ne sarebbero molti altri…

Quello che è importante è il seguito, cioè l’apparire sulla scena del duo più stomachevole del giornalismo (?) italiano, ovvero la squallida coppia Cruciani – Parenzo!

Stimolati evidentemente da qualche altro ratto da sinagoga, il duo di cialtroni ha iniziato a cercarmi poco prima del dicembre 2021, naturalmente tramite un servo sciocco e quasi anonimo… Tale Elia… Coglioncello! Non merita neppure di essere citato con il suo vero cognome, dato il suo ruolo di squallido lacchè che si riduce persino a crearsi un profilo sul social VK (il Facebook russo), dal quale ha chiesto “l’amicizia” al sottoscritto ed ha persino sottoscritto l’iscrizione alla pagina dedicata al MFL-PSN… Ed il tutto per poi girare ai dementi sopra citati tutti i miei (e pure quelli di mia moglie) interventi e scritti vari.

Questo coglioncello, mandato avanti dal duo della sinagoga, ha poi cominciato a cercarmi telefonicamente… Cercare proprio me, non altri membri e dirigenti del movimento… Ma gli ordini della sinagoga erano precisi, ed il coglioncello sempre pronto e sempre agli ordini, come il personaggio Grunf del mitico fumetto “Alan Ford e il gruppo TNT” (capito ora il riferimento al titolo di questo articolo?), aveva evidentemente proprio l’ordine di colpire Gariglio e famiglia.

Aprendo una parentesi, tutta questa tragica farsa ricorda il fumetto “Alan Ford”, del quale ero appassionato lettore in gioventù. E così come abbiamo l’idiota Grunf, sempre agli ordini, abbiamo anche il Bob Rock – Parenzo, cioè una sorta di nanetto con il naso grosso reso sempre irascibile dalla sua deformità, nonché lo straccione con la barba incolta, il Conte Oliver, che pur credendo di essere un nobile erede di un antico casato inglese, si presenta sempre con abiti lisi e rattoppati, nonché da una barba da clochard ridicola… Anche se, a dire il vero, il Conte Oliver si risparmia le decine di anelli di ferraglia che la sua copia Cruciani esibisce con orgoglio!

Tornando all’argomento principale (lascio alle foto pubblicate la verifica delle similitudini fra i personaggi di Alan Ford ed i tre pagliacci al soldo della sinagoga, quando finalmente il coglioncello riuscì a parlarmi, da buon giudeo falso e viscido, si presentò molto rispettosamente e con ossequio, fingendo di essere un giornalista interessato ad intervistarmi per un suo podcast… Fateci caso: i giudei si presentano sempre come sinceri democratici che vogliono dare spazio ad esponenti di piccoli movimenti, quando in realtà organizzano solo trappole nelle quali fare cadere i loro “nemici”, per insultarli e diffamarli senza possibilità di replicare a dovere.

Nel 2006 capitò anche con il capo dei dementi da sinagoga, Parenzo, che mi invitò ad una trasmissione di Tele Lombardia (unico canale che lo faceva lavorare come giornalista, essendo di proprietà di Zio Parenzo); anche allora si attirarono vari esponenti di piccolissime realtà, relegati poi in uno studio televisivo con i microfoni spenti, a fronte di vari esponenti della solita politica, che viceversa avevano i microfoni sempre accesi e potevano intervenire ogni momento per deridere, sfottere, zittire…

Ovviamente il giudeo Parenzo, conscio del fatto che insultare qualcuno presente in studio e con le mani vicinissime al suo grugno potrebbe essere particolarmente rischioso, si mostrò cordiale, affabile e solo un po’ stupito dalla mia stima per Hitler…

Chi ha dei dubbi, si riguardi l’inizio della trasmissione a questo link:

Ovviamente, non è il caso di vedere più di due ore di una trasmissione di merda, ma per pesare il personaggio giudeo basteranno i primi 5 minuti…

Il nasone poco più alto di un nano, non essendo ancora diventato un “grande” giornalista giudeo impegnato nella difesa del popolo eletto, non si dimostrò la merda che tutti oggi conosciamo, né arrivò agli insulti che eroicamente mi lanciò via radio il 23 dicembre 2021, come chiunque può constatare ascoltando lo schifo chiamato trasmissione radio:

https://www.radio24.ilsole24ore.com/programmi/lazanzara/puntata/la-zanzara-23-dicembre-2021-175526-AEGwzU4

Come noterà chi avrà la bontà di ascoltare il raglio di questi somari, il lurido Bob Nasone è arrivato al punto di chiamarmi “figlio di puttana”, cosa che evidentemente gli avrà fatto pensare di essere mio fratello, anche se per fortuna non ho parenti fra i ratti di quella etnia.

E devo dire francamente che durante la trasmissione (che neppure conoscevo, non avendo i gusti barbari di milioni di italiani), non riconobbi la voce nasale del nostro Bob – Parenzo, credendo addirittura si trattasse di Elia – Grunf… Non potevo credere che esistesse un personaggio così vigliacco e servile che ti tratta con i guanti “de visu”, riempiendoti poi di insulti via radio e telefono, quando la distanza gli garantisce l’integrità del grugno! (In questa pagina potrete vedere l’eroica coppia Grunf – Bob lanciarsi senza paura nella caccia ai nazisti!).

C’è da dire che questi due escrementi piacciono ad un gran numero di ignoranti italiani, i quali fra Grande Fratello, Festival di Sanremo, ridicole piazzate televisive dei vari “nientologhi” (cioè i tanti buffoni senza arte, né parte, tipo Sgarbi, D’Agostino, Mughini, Parenzo, Cruciani, che pur non sapendo nulla degli argomenti che pretendono di trattare, compaiono in ogni trasmissione TV truccati da “esperti”, spesso impegnati in risse, vere o presunte, proprio fra loro stessi!), riescono a divertirsi ascoltando via radio gli insulti e le provocazioni dei due leoni radiofonici, raffigurati degnamente in questa immagine!

Per comprendere appieno il livello delle loro trasmissioni, basta fare una breve ricerca tramite Google e leggere alcuni articoli:

https://www.antimafiaduemila.com/home/terzo-millennio/231-guerre/81691-la-zanzara-di-radio24-tra-insulti-bugie-e-involontarie-verita.html

Utile anche verificare le condanne penali subite dai due cialtroni, anche se per arrivare a condannarli non basta certo la denuncia di un povero nazista come il sottoscritto… In Italia si viene condannati solo se si diffamano magistrati (sempre), o politici (spesso).

https://www.iltirreno.it/grosseto/cronaca/2018/12/22/news/condannati-i-conduttori-e-un-radioascoltatore-diffamato-chicco-testa-1.17588873

https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/25119603/david-parenzo-giampiero-mughini-giuseppe-cruciani-rinvio-giudizio-sono-feccia-convegno-var-calcio.html

Ci sarebbe proprio poco da dire su una coppia di incapaci così disgustosa, maleducata, prevenuta e stipendiata solo per distribuire insulti gratuiti, ma dato che hanno pensato bene di rompere le cosiddette al sottoscritto, pendiamoci la briga di analizzare un po’ il passato di questi due mancati personaggi dei fumetti; del Conte Oliver – Cruciani, oltre alle volgarità e alle condanne penali, troviamo riferimenti alla chincaglieria che indossa (tipo il famoso piazzista della TV detto “Il Baffo”):

https://www.facebook.com/MaestroPietroFerrante/posts/giuseppe-cruciani-indossa-i-gioielli-pietro-ferranteshop-onlinelazanzarawwwpietr/1975556972575367/

Inoltre, giusto per confermare l’impressione di serietà e moralità che mostra al mondo, si trovano anche tracce delle corna che fece a Jovanotti:

https://www.lettoquotidiano.it/2021/10/20/jovanotti-e-il-tradimento-della-moglie-dopo-anni-spunta-il-nome-dellamante/embed/#?secret=UJoV9JRN3s

Per non farsi mancare nulla, dalla sua biografia pare che il Cruciani abbia lavorato agli esordi per Radio Radicale, ove avrà certamente imparato la professionalità dei responsabili, nonché i gusti raccapriccianti degli ascoltatori italiani, che per ben 35 giorni seguirono felici e contenti gli insulti e le scurrilità varie che costoro trasmettevano per fare sì che si parlasse di loro e del loro bisogno atavico di denaro!

https://www.vice.com/it/article/8xkbxk/storia-di-radio-parolaccia-radio-radicale

Ma forse la cosa più esilarante a proposito di Cruciani e della sua spalla da sinagoga la troviamo sul sito di Wikipedia! In una sorta di biografia, Cruciani viene pure definito attore, per avere partecipato per una trentina di secondi alla “sitcom” Camera Cafè… E indovinate insieme a chi? Ma certo, il nostro Bob Nasone… Ormai sono una coppia di fatto!

Pensate il calibro di questi “giornalisti”: vestiti da Carabinieri con un cucchiaio in mano per “imboccare” l’autostrada!

Mi stupisco, data la caratura, che non si siano esibiti nella scenetta del Carabiniere che ficca un dito nel deretano di un collega… Per arrestare uno stronzo! Ma certamente avranno litigato per decidere chi dei due avrebbe dovuto avere l’onore di ricevere il dito nel deretano, ripiegando sull’altra scenetta!

Di Bob – Parenzo abbiamo parlato… Uno squallido figuro che imperversa su tutte le TV grazie alle varie sinagoghe italiane, e che è diventato “giornalista” solo grazie ad uno zio bonario che decise di dargli un lavoro, onde evitare di fare la fine del suo alter ego Bob Rock, come da foto pubblicata sul fumetto in questione diversi anni fa!

L’unica fortuna che abbiamo avuto, come telespettatori italiani, è stata quella di vedere fallire miseramente il tentativo dei due escrementi di portare la loro “Zanzara” in TV; infatti, la loro degna trasmissione è durata ben una puntata su Rete4, prima di essere cancellata a causa dei troppi inulti che tanto amano i radioascoltatori!

https://www.today.it/media/radio-belva-chiude-prima-puntata.html

Qualcuno penserà che si potrebbe terminare qua l’articolo, ma quando si ha a che fare con la feccia, non si arriva mai alla fine!

Già, perché i due escrementi (con la preziosa collaborazione del terzo, il Grunf sempre agli ordini che continua a copiare quanto mia moglie ed io scriviamo su VK per poi mandare il tutto a escremento 1 e escremento 2), forse innervositi dal fatto che nella trasmissione del dicembre 2021 avevo fatto miglior figura di loro, hanno reiterato le provocazioni, rivolgendosi questa volta direttamente al Sindaco di Cellarengo, ove mia moglie ed io siamo ancora oggi Consiglieri Comunali. Ed ecco quindi la squallida trasmissione del 6 maggio 2022, dove potete ascoltare i due escrementi e la signorta Bucco infamare mia moglie e me:

https://www.radio24.ilsole24ore.com/programmi/lazanzara/puntata/trasmissione-06-maggio-2022-185344-AELt4yWB

Qualcuno mi ha anche riferito che escremento 1 e escremento 2 abbiano mandato in onda il giorno precedente (5 maggio) parte della prima “intervista” del dicembre 2021, ma non ho avuto conferme dirette.

Come dicevo prima, il reato di diffamazione non esiste quando ad insultare è un giudeo, mentre l’insultato è un bieco nazista, ma il tono della trasmissione è un reato in sé, con tanto di diffamazione a pubblici ufficiali, dato che anche i consiglieri comunali lo sono; dispiace, dal punto di vista umano, che a dare corda ai due escrementi si sia messa anche la signora sindaca, per dirla alla Boldrini… Certo, ad un ascoltatore distratto parrebbe che la sig.ra Bucco ci abbia difesi, ma dai toni si intuisce la totale mancanza di rispetto nei confronti di persone che conosce ormai da circa 8 anni, con le quali ha sempre finto di avere un rapporto cordiale basato sul rispetto.

Certe frasi tipo “Ho segnalato alla prefettura la loro presenza” sono, in primis demenziali, dato che è proprio alla cosiddetta prefettura che si presentano le liste elettorali, e secondariamente offensivo, dato che si considerano delle persone che agiscono secondo le regole democratiche (quelle che proprio loro non amano seguire), come se fossero dei criminali capitati in Comune per sbaglio e che sarebbe meglio evitare.

Una persona seria avrebbe dovuto semplicemente mettere giù il telefono non appena compreso il tono e lo scopo della telefonata, ma probabilmente il fatto di guadagnare un po’ di fama salendo sulla schiena dei nazisti è stato una tentazione troppo grande.

E le mie sensazioni hanno trovato conferma nei giorni seguenti, quando ho scoperto che i ratti della sinagoga avevano diffuso l’ordine a molti loro correligionari di diffamare il sottoscritto e famiglia, pubblicando qualche delirante articolo che pretendeva di descriverci come macchiette e/o degli squilibrati, senza neppure chiamarci in causa.

Ma se, come dicevo prima, non ho avuto conferme dirette del fatto che i due escrementi abbiano provato a tornare sull’argomento il giorno 5, qualcosa mi dice, indirettamente, che questo sia avvenuto, e che altri escrementi da sinagoga siano stati chiamati a raccolta.

Ecco, infatti, cosa ha pubblicato sul suo sito uno dei pagliacci che ho nominato all’inizio (i nientologhi, ricordate?)

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/italia-denazificare-altro-che-ucraina-battaglione-azov-ad-asti-fan-309128.htm

Come noterete, quel cumulo di letame definito articolo si concludeva con l’appuntamento per la sera stessa su “La zanzara”.

Chissà se D’Agostino condivide la stessa sinagoga di Parenzo… O magari di Elia Conglioncello “Grunf”, che gli ha fornito tutti i post pubblicati da noi su VK…

Sempre pronto e sempre agli ordini (della sinagoga), vero Grunf?

Ma quando si parla di sinagoghe, potrà mai succedere che non entri nel discorso anche “La Stampa” di Torino, da sempre voce proprio della sinagoga torinese, da di proprietà giudaica?

Eccoli qua, il 9 maggio, pubblicare una delle loro perle, dove mezzo mondo (tranne noi interessati) viene interpellato per parlare e giudicare le nostre persone e le nostre vite.

Per intenderci: quella merda di quotidiano, in più di 30 anni di attività politica, non ha mai pubblicato un mio intervento, presa di posizione e/o lettera, limitandosi a riportare qualche mia parola sui vari articoli pubblicati in occasione di elezioni a cui ho partecipato.

Al contrario, decine di volte sono stati pubblicati insulti e diffamazioni ai miei danni, cui non mi è mai stato concesso di replicare, in barba alla Legge sulla stampa in vigore dal 1948:

“L’articolo   8   della  legge  8  febbraio  1948,  n.  47,  recante disposizioni sulla stampa, è sostituito dal seguente:

 “Art.  8. – (Risposte e rettifiche). – Il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a fare inserire gratuitamente nel quotidiano o nel  periodico  o  nell’agenzia  di  stampa  le  dichiarazioni  o  le rettifiche  dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini od ai quali  siano  stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti  lesivi della loro dignità o contrari a verità, purché le dichiarazioni  o  le rettifiche non abbiano contenuto suscettibile di incriminazione penale. Per i quotidiani, le dichiarazioni o le rettifiche di cui al comma precedente  sono pubblicate, non oltre due giorni da quello in cui è avvenuta  la  richiesta,  in testa di pagina e collocate nella stessa pagina del giornale che ha riportato la notizia cui si riferiscono”.

Ed ecco la loro “perla”:

https://www.lastampa.it/asti/2022/05/09/news/la_zanzara_di_radio_24_pizzica_i_nazisti_di_cellarengo_-3423147/

E se la cara (ex) amica Sindaca si era in parte contenuta alla radio, dall’articolo precedente si evince qual è il suo reale pensiero e quanto è enorme la sua ipocrisia. Si parte dalle solite autorità invocate, passando poi alla vanteria che conferma quanto già sapevo: la prefettura andrebbe chiamata ‘ndrina, o mandamento, dato che mafiosamente ed in spregio a quelle stesse Leggi a cui hanno anche loro obbedito fino a qualche anno fa, permettendo ad un partito legale di partecipare alle elezioni, oggi si vantano di avere fatto cambiare nome ad una lista, che pure aveva usato un simbolo alternativo privo di Fasci e/o parole collegate. Si vede che i pizzini mafiosi inviati dai vari Fiano e Boldrini ai mandamenti locali hanno sortito il loro effetto!

Viene poi la parte auto celebrativa… La signora Bucco si vanta di avere ottenuto quasi il 90% dei voti, contro poche decine… Vorrei ricordarle che i voti in politica si considerano come percentuali, e che per lei sarebbe il caso di preoccuparsi del fatto che una nota imprenditrice locale, dopo 5 anni del primo mandato da Sindaco, non viene votata dal 12,63% dei votanti, i quali hanno evidentemente preferito un nazista brutto, sporco a cattivo alla Santa donna locale!

Da notare, anche, che se è vero che con due sole liste la seconda classificata elegge 3 consiglieri, è altrettanto vero che se la seconda lista non ottiene neppure un voto, i consiglieri non gli vengono assegnati.

Patetico poi il definire le altrui idee “anacronistiche, deliranti e prive di senso”, specialmente se detto da una persona che fin dal primo giorno della finta pandemia si è coperta il muso con uno straccio, si è prestata a vaccinarsi ed a fare vaccinare, ha privato gli altri dei loro diritti imponendo il green pass, e nonostante tutto ad ogni riunione ci racconta di quale altro credulone come lei ha preso il covid… Nonostante tutte le pagliacciate di cui sopra!

E notiamo anche l’onestà intellettuale della signora Bucco a proposito dei toni duri di una mia missiva a proposito del green pass… Toni da segnalare alle autorità, che diamine!

Ecco il testo incriminato:

A fronte della ricezione della Vs. vergognosa, illegittima edanticostituzionale circolare a proposito del green pass, nessuno di noi parteciperà più alle riunioni.

Terribile, vero? Mi stupisco di essere ancora a piede libero… Ma la ‘ndrina di Asti tranquillizza: siamo innocui, senza seguito e tenuti sotto controllo! Però non siamo mafiosi, a differenza loro!

L’ultimo schifo inventato da “La Stampa” è stato il fare commentare un partigiano che scende dai monti! Un po’ come chiedere a Jack lo squartatore un commento alla vita di Madre Teresa!

Consiglierei a quelli della voce della sinagoga di interpellare il partigiano disceso dai monti su altri argomenti, tipo le 2365 donne torturate e stuprate dai suoi colleghi dopo il 25 aprile (chissà quante prima dell’infausta data!)

O magari un commento ad una Sentenza del 1954, che conferma come lorsignori siano solo dei banditi:

http://www.laltraverita.it/documenti/sentenza_tribunale_militare.htm

Stia attenta la signora Bucco, che ama frequentare certa gente… Anche se ormai non dovrebbero più avere certe voglie!

Carlo Gariglio